"Ho venduto l'ovile e ho messo su l'impresa,, Intanto a Stefano è stata amputata una gamba

"Ho venduto l'ovile e ho messo su l'impresa,, Intanto a Stefano è stata amputata una gamba È stato interrogato il padrone del "misterioso» capannone di Grugliasco "Ho venduto l'ovile e ho messo su l'impresa,, Intanto a Stefano è stata amputata una gamba Il giovane ferito continua a tacere, ammette solo il nome di battesimo - Ieri due persone hanno chiesto di lui in ospedale - "Siete parenti?" - Nessuna risposta e fuga veloce - Il capannone industriale è una base di Tir rubati o il luogo di convegno di boss mafiosi? Il ragazzo che ha avuto il piede maciullato dallo scoppio in un capannone di Grugliasco continua a non voler far nomi. Non dice nulla; non ammette, non nega, non conferma nulla. Neppure ieri sera, quando lo hanno avvisato che la ferita al piede era grave e avrebbero dovuto amputargli la gamba sotto il ginocchio, non ha battuto ciglio. Hanno detto i medici: «E' una storia che sembra uscita pari pari da un film sulla mafia. Non si capisce come nemmeno in un momento come quello di ieri, poco prima dell'operazione, Stefano abbia continuato a non voler avvisare i suoi genitori. Ci ha soltanto guardato e ha chiuso gli occhi senza aprire bocca». Nel capannone industriale di Grugliasco, dove è scoppiato il compressore accanto a Stefano, scagliandolo a parecchi metri di distanza, ufficialmente si rifinivano manufatti metallici, ma i carabinieri non sono ancora riusciti a sapere per quali ditte gli operai addetti del capannone lavorassero effettivamente. Spiegano gli inquirenti: «E' davvero una storia misteriosa. La faccia ufficiale della ditta Falmec, titolare dei ca- pannonì, sembra ormai evidente che serviva da copertura a traffici dei quali esattamente non siamo riusciti a saperne molto». Gli inquirenti pensano che alla Falmec si dessero convegno alcuni capi del traffico dei Tir rubati. E' stato detto: «E' possibile che sia un braccio della mafia calabrese che aveva una base nei capannoni. I locali servivano per appuntamento ma soprattutto per deposito di merce rubata nei grossi autotreni». Sabato è ricomparso il titolare della ditta, Giuseppe Andreacchio, 22 anni, abitante in via Kennedy a Caprie. I carabinieri lo hanno interrogato per ore, ma l'uomo non ha chiarito molto della sua posizione: «Mi sono fatto dal nulla... Me ne vengo da un paese della Calabria dove facevo il pastore — ha detto — ho venduto l'ovile e mi sono trasferito in Piemonte e tutto solo ho messo su questa impresa per togliere la "sbavatura". Ho saputo che mi cercavano e mi sono presentato». Le dichiarazioni di Giuseppe Andreacchio hanno lasciato alquanto perplessi gli inquirenti. « Quell'uomo paga per l'affitto dei capannoni più di un milione al mese. Dentro vi sono soltanto tre compressori. E' difficile pagare una cifra del genere e tenervi dentro soltanto due o tre macchinari. Tutta la vicenda è misteriosa ». «Quando nel capannone è avvenuto lo scoppio — ha precisato il proprietario — mi sono spaventato e sono scappato perché qualcuno mi ha detto che se fossero arrivati ì carabinieri mi avrebbero arrestato. No, non conosco quel ragazzo se non come nome, Stefano. Veniva da me a far certi lavori. Non conosco neppure i suoi genitori ». I genitori di Stefano però, secondo alcune precise testimonianze, alloggiavano proprio nella casa dei custodi vicino ai capannoni. Adesso sono scomparsi. « E' improbabile che il titolare delle costruzioni non li conoscesse. Tutti cercano dì nascondere qualche cosa di molto grosso — dicono gli inquirenti —. Si arriverà a saperne qualcosa di più se qualcuno si decide a parlare». Al Martini Nuovo dove Stefano è ricoverato, si sono presentate ieri due persone. Hanno chiesto di « quel ragazzo del piede rotto ». « Vogliamo vederlo», hanno detto ad un infermiere. Quando è stato loro chiesto se fossero parenti, hanno preferito andarsene senza salire in reparto. « Stefano sa tutto — hanno detto alcuni ragazzi in un bar di Grugliasco — ma non parla perché sa bene a chi poi dovrà rispondere. In paese siamo in diversi a conoscere quei capannoni. E' in quel posto che si scaricava merce per milioni. Si dice che alcuni nostri amici abbiano proprio dovuto andare Zi a ricevere il compenso per certi lavori ». Nevio Boni

Persone citate: Giuseppe Andreacchio, Nevio Boni

Luoghi citati: Calabria, Caprie, Grugliasco, Piemonte