Centrali nucleari: si chiede di sospendere il programma

Centrali nucleari: si chiede di sospendere il programma DUE GIORNI DI DIBATTITO AL CONVEGNO DI ROMA Centrali nucleari: si chiede di sospendere il programma Protesta contro raccordo tra il governo e i partiti - Possibilità di sfruttare fonti di energia alternative all'atomo (Dal nostro inviato speciale) Roma, 3 luglio. Sospensione del programma nucleare concordato dai partiti, legge di iniziativa popolare per l'abrogazione delle norme che consentono di costruire centrali nucleari scavalcando le amministrazioni locali e contro la volontà degli abitanti, azioni non violente per impedire l'apertura dei cantieri nelle località scelte dall'Enel. Questi t punti fondamentali che hanno avuto il consenso dei partecipanti al convegno organizzato a Roma dalla «Lega antinucleare», sorta come organismo di lotta e anche come agenzia di raccordo fra i dh^ersi comitati di opposizione operanti nelle zone minacciate, da Trino Vercellese a Montalto di Castro. Dopo due giorni di lavori la conclusione del convegno è stata piuttosto contrastata. Erano prevedibili le perplessità e le riserve di partecipanti schierati contro la scelta nucleare ma non disposti a identificarsi col partito radicale, o più esattamente col gruppo parlamentare radicale (guidato da Emma Bonino) che ha assunto l'iniziativa e ha insediato una presidenza provvisoria, in cui figurano personalità come Aurelio Peccei (presidente del Club di Roma), Adriano Bussati Traverso, Giorgio Nebbia, Virginio Bettini. Ma, al di là di possibili strumentalizzazioni, prevale l'urgenza di creare un vasto movimento di opinione pubblica e di smuovere ì grandi partiti, prima dell'imposizione di fatti compiuti. Le esperienze di altri paesi, illustrate da ottimi relatori con solida preparazione tecnico-scientifica come l'americano Pollard, hanno dimostrato che la resistenza popolare può indurre i governi al ripensamento critico. Nella disciplinata Germania la lotta contro la progettata centrale nucleare di Breisach (valle del Reno) ebbe inizio nel 1971, con una petizione firmata da 65 mila cittadini. Iniziati i lavori, nel 1975 e nel 1976 ci furono occupazioni dell'area e conflitti con la polizia, guitl da azioni penali. Il governo del Baden Wuerttemberg fu costretto a trattative seguite dall'interruzione dei lavori. Infine, il 14 marzo scorso, il tribunale ha inti- se- mato la chiusura del cantiere. Anche gli svizzeri, solitamente tranquilli, sono passati alle azioni di massa. Undicimia persone hanno occupato l'area della costruenda centrale di Kaisergaugst e hanno ottenuto l'approvazione di una legge che obbliga il cantone di Basilea a fare tutto il possibile per evitare la costruzione di centrali elettronucleari. La Svezia, che ha cinque centrali atomiche in funzione, ha bloccato nel 1973 il programma di altri sette impianti in attesa di maggiori garanzie per la loro sicurezza. Oggi l'opinione pubblica è per il 46 per cento contraria alla scelta nucleare, per il 27 per cento favorevole. In Olanda c'è stata la sospensione del programma nucleare, in parte sostituito dal programma di costruzione di mulini a vento per generare elettricità. In Francia la battaglia è aspra, particolarmente nella zona di Grenoble già contaminata da perdite radioattive, nella regione scelta per il nuovo reattore «Superphenix» (nei pressi di Ginevra), sulla Mosella a Catterom, e vicino a Nantes, dove sono previste centrali di tipo Pwr, simili a quella progettata a Trino Vercellese. Le azioni di resistenza sono molto decise. In Olanda è stata organizzata una catena di allarme per invadere immediatamente con trattori agricoli i terreni su cui vengono iniziati ì lavori delle centrali atomiche. La prima dimostrazione non violenta di massa dovrebbe aversi in Italia fra pochi giorni. In Maremma, a Montalto di Castro e Capaibio, verrà montata una tendopoli in cui abiteranno gli oppositori delle progettate centrali, pronti a occupare i terreni in cui l'Enel tentasse di aprire i cantieri. Nella tendopoli saranno anche proiettati documentari e saranno tenute lezioni teorico-pratiche per insegnare ai coltivatori l'uso di energia alternativa, prima quella solare. Nello stesso tempo verrà chiesta al governo e ai partiti una verifica in Parlamento del piano per l'energia, per accertare quali risparmi sono possibili e quali sono i fabbisogni effettivi per il futuro, secondo un modello di sviluppo non più imposta¬ to sulla crescita esponenziale di ogni consumo. In proposito è stato molto chiaro Aurelio Peccei: «Non crescita zero ma nuova società a basso consumo di energia. Nell'industria si possono ottenere riduzioni del 25 per cento, nel riscaldamento del SO per cento. Con una seria politica di austerità e col controllo severo dell'uso di fonti energetiche non rinnovabili come il petrolio, possiamo limitare all'uno per cento la crescita annua del fabbisogno di energia. Una moratoria nucleare è dunque possibile senza compromettere il nostro tenore di vita». / partiti e i sindacati raccoglieranno queste raccomandazioni? Terranno conto del fatto che da domani è possibile avviare la produzione di energia da fonti finora trascurate, come il biogas (nei Paesi del Terzo Mondo si ricava su larga scala metano dai rifiuti organici), il sole, il vento? Sanno che in altri Paesi queste fonti vengono già sfruttate su scala industriale, producendo un'occupazione ben più. sostanziosa di quella offerta dalle centrali nucleari? Riflet¬ tono sulle denunce di insicurezza delle centrali progettate in Italia, fatte da chi era addetto al loro controllo negli Stati Uniti, come Pollard? Sanno che l'approvvigionamento dell'uranio ci renderebbe schiavi di un altro monopolio, dopo quello delle società petrolifere, e che la costruzione di 16 centrali ci costringerebbe a indebitarci per somme astronomiche, circa 20 mila miliardi? Parlo di 16 centrali perché il documento programmatico sottoscritto dai sei partiti contiene una vera e propria mistificazione: parla di 4 centrali subito e di altre 4 al più presto, indicando fra parentesì 2000 megaWatt. Non si progettano centrali da 2000 mW ma da 1000. Per non dire 8 subito e 8 al più presto, i sei partiti sono ricorsi a un vero e proprio trucco, oltre tutto ingenuo. Non è certamente con questi sistemi che si favorisce la partecipazione democratica e si rispetta il diritto degli italiani a essere informati su scelte che riguardano il futuro di generazioni. Mario Fazio