CETO MEDIO ADDIO di Ugo Salvatore

CETO MEDIO ADDIO CETO MEDIO ADDIO E' un paradosso? Siamo destinati a scomparire dalla faccia di questa amena penisola. Non come umanità, ma come ceto medio, reo di reddito fìsso. Tempo due anni o poco più, la nostra struttura sociale, già malpropria, tornerà a ridimensionarsi in due branche con tanto di invalicabile Rubicone fra le parti: chi dispone e chi non potrà più dfsporre. Da oggi i datori di lavoro cominciano a versare allo Stato le somme non corrisposte ai lavoratori dipendenti in seguito al congelamento della contingenza. A chi fosse distratto dalle altre calamità congiunturali ricorderemo che si tratta delle somme che verranno poi attribuite ai singoli lavoratori sotto forma di Buoni poliennali del Tesoro al portatore « non negoziabili ». E' la prima erosione ufficiale del « gap » monetario che consentiva ancora — malgrado le altre incidenze negative serpeggianti — ad una vasta categoria di cittadini di attestarsi agevolmente tra la fascia alta e quella bassa. Ora, nuove restrizioni sembrano inevitabili dopo l'accordo tra i sei partiti e la sorte del cosiddetto ceto medio è pertanto segnata. Il declino è cominciato quando molti fra coloro che guidano il branco con 100 o 200 mila lire mensili di vantaggio sono retrocessi dalla cilindrata superiore all'utilitaria sia pure « elegant » superaccessoriata (leggi optional:), ultime vestigia di un passato prossimo ricco di prospettive velleitarie. Il costo della benzina dapprima, poi il galoppante aumento delle auto, dei bolli, delle tasse di circolazione, delle una tantum reiterate al punto da compromettere perfino il significato del termine latino, ritocco dei pedaggi autostradali e così avanti, hanno reso struggente e inevitabile il distacco dall'amata 2000, rombante blasone della strada. La classe media sarà ora costretta a riscoprire ecologicamente e a riattivare le proprie estremità? Ma le scarpe, sino a qualche tempo fa acquistate a ventimila lire per distinguersi dal ceto premente dal basso, oggi costano 50-60 mila lire al paio. La stessa pazzesca lievitazione dilata la spesa per l'abbigliamento: magliette e camiciotti da 24 mila in su, pantaloni dalle 20 mila, abiti sino a 200 mila lire. Neppure le diavolerie della moda cosiddetta casual o dell'usato costituiscono un'alternativa sufficientemente economica. Perciò anche in questo campo le rinunce diventano fatalmente cruente. Sono tornati alla luce i mestieri fino a ieri riposti nel limbo dell'obsolescenza: il ciabattino ha ripreso a battere su suole e tacchi, il sarto anonimo e rionale riassetta gli abiti dimessi anzitempo nel parcheggio dell'opulenza. Anche a tavola c'è un posto in meno. Il quotidiano appuntamento della frutta e della carne a mezzogiorno e a sera comincia a diradarsi. E l'una e l'altra rispettano la puntualità solo alternativamente. Ma quanto tempo ancora dovrà trascorrere prima che il ceto medio segga al fianco di coloro più sfortunati, cui è già preclusa ogni alternativa? I negozi, registrano una costante recessione. La gente affolla i mercati di quartiere dove i prezzi sono lievemente contenuti. Ma è segno dei tempi che per la prima volta quest'anno frutta e verdura denuncino sul banco prezzi all'etto e non al chilo per non « scioccare » i probabili acquirenti. Altro segno dei tempi: il pullulare di mercatini spontanei dove ognuno può offrire in vendita merce casalinga: dall'abito al candeliere che rischiarava le cenctte chic tra amici, al domino in metallo cromato alla litografia mediocre acquistata come ingenuo investimento, ai pezzi di argenteria che distinguevano l'ambiente signorile. II ceto medio non ha rinunciato alle vacanze. Anzi, pare esservi disposto con la sfrenata incoscienza degli ultimi giorni di Pompei. L'Italia è satura di prenotazioni, molti si proiettano all'estero. I monti di pietà stanno collezionando piccoli e grandi tesori per consentire l'estrema follia. Ma quanti in autunno saranno in grado di riscattare i pegni? E l'inverno è una stagione brutta anche al di fuori del contesto meteorologico. I problemi ci raggelano: c'è il riscaldamento e ci sono gli imprevisti, minacce di ritocchi di aliquota nell'impf sta sul reddito, la svalutazione con gravi incidenze sostanziali, poiché un milione di oggi vale il 18-20% in meno del milione dell'anno scorso. Sono tutte spinte verso il fondo dove ci ritroveremo a scorno dell'osannata capacità di recupero degli italiani. Sopravviveranno ancora per poco al di là del Rubicone socio-economico i commercianti, i liberi professionisti e i liberi imprenditori. Poi il solco invalicabile fra le due classi si aprirà. Da una parte loro: i ricchi sempiterni, gli epuloni, gli evasori, sfruttatori di uomini e di eventi. Dall'altra: noi più o meno indigenti, privati delle liquidazioni, sempre più coinvolti nella « strategia della pensione », con le scarpe risuolate, i vestiti rivoltati, i figli bocciati e i tre soli sollazzi irrinunciabili: un caffè, la sigaretta e il mugugno. Ugo Salvatore

Persone citate: Rubicone

Luoghi citati: Ceto, Italia, Pompei