Rinviati a giudizio 4 giovani per il racket di bar o dancing

Rinviati a giudizio 4 giovani per il racket di bar o dancing j L'accusa: estorsione e detenzione di armi Rinviati a giudizio 4 giovani per il racket di bar o dancing Gli imputati sono di Bruino, Collegno, Volvera e Chieri - La tecnica: «Quindici milioni, altrimenti il locale va in pezzi» • Due «colpi» o a . a e n a o e o n Sarà processata al completo una banda di tagliegglatori di locali notturni e bar di piccoli paesi intomo a Torino, smascherata dai carabinieri nello scorso novembre. Il giudice Istruttore Palaja ha rinviato a giudizio per estorsione, ricettazione, detenzione di armi, lesioni e danneggiamento Saverio Fortugno, 27 anni, Bruino, via Piossasco 111; Francesco Mollese, 24 anni, Collegno, via Montello 25; Francesco Ippolito, 41 anni, Volvera, via Garibaldi 5/c; Antonio Mangione, 24 anni, Chieri, via Canonico 7. Gli episodi per i quali i quattro compariranno in tribunale, risalgono alla fine di ottobre - Inizio novembre dello scorso anno, ma la banda era In attività da parecchio. E' stata arrestata a Manta il 2 novembre del 1976 sulla soglia di un locale notturno che aveva preso di mira. Come il magistrato ha potuto ricostruire nell'ordinanza di rinvio a giudizio, la gang cominciò a «lavorare» a Volvera, minacciando il titolare del «Corner», bar di via Airasca 25. La tecnica adottata dai banditi era semplice ma convincente: «Devi tirare fuori quindici milioni se vuoi che lasciamo in pace te e il tuo locale». Il titolare del «Corner», Bruno Catanzaro, cercò di tergiversare e di prendere tempo. Il 27 ottobre però ricevette un avvertimento preciso. Durante la notte ignoti lanciarono pietre contro la vetrina del bar, mandandola in frantumi. Il giorno dopo, un'altra telefonata. Terrorizzato dai ricattato ri, Catanzaro promise di dare un milione, come acconto sulla cifra | richiesta. L'assegno della Cassa di Risparmio di Volvera era postda tato perché la vittima disse di non disporre del soldi in quel momento. E la circostanza servì sue- cesslvamente come prova a carico del banditi. ! IIIlllllIllllllllllllllllllllllllltItlllillMIIIIMIIMIinilll La notte tra l'I e il 2 novembre, altra impresa della gang, questa volta in scena alla sala da ballo «Top Sound» e nel locale «Popsi» di Manta. La serata inizia con minacce sempre più pesanti e precise al titolare, Bruno Paschetta. Dalle parole i banditi passano al fatti. Decidono di provocare un tafferuglio che mette a soqquadro il locale. Ci va di mezzo anche un cliente, Guido Cairano, che ha l'unico torto di essere presente. Il testimone scomodo viene colpito alla testa con il calcio di una rivoltella. Gli portano via le chiavi dell'auto, una «R5» posteggiata davanti al «Popsi», e gliela demo-. liscono. La scena di violenza è improvvisamente interrotta dall'arrivo di una pattuglia dei carabinieri. Cercano una «Opel Kadett» che è stata segnalata nel pomeriggio con quattro uomini armati a bordo. La «Opel» posteggiata davanti al «Popsi», attira la loro attenzione. I passeggeri dell'auto sono identificati per Fortugno, Mollese e Ippolito. Il Fortugno ha con sé l'assegno postdatato datogli dal Catanzaro. Nelle perquisizioni compiute nelle abitazioni dei tre, vengono trovate armi e un assegno di sette milioni appartenente ad una mazzetta rubata il 12 gennaio. All'identità del quarto complice, 11 Mangione, il giudice Palaja arriva nel corso dell'istruttoria. Per vincere la paura del Catanzaro, che non vuole ammettere di aver dato II milione perché costrettovi, ma parla di una sua offerta sponta- nea, 11 magistrato è costretto ad arrestarlo per falsa testimonianza. Soltanto allora il titolare del «Corner» si decide a raccontare tutta la verità. ★ Gli accampamenti di zingari alla periferia della città continua- no a essere sistematicamente con (rollati dai carabinieri. Nel corso llillHIMll IIIIIIMIIIIÌI Mllllll!llllMII di una di queste Ispezioni, ieri, in strada del Francese, nei pressi di un attendamento di nomadi slavi, 1 carabinieri della Falcherà hanno trovato un sacco contenente un fucile Mauser e una sessantina di cartucce. L'arma era in discreto stato di efficienza.