Anneliese vende tutta la storia di Tito Sansa
Anneliese vende tutta la storia Anneliese vende tutta la storia (Dal nostro corrispondente) Bonn, 25 agosto. Le misteriose circostanze della fuga di Herbert Kappler dall'ospedale militare del Celio verranno chiarite quanto prima. Forse non dalle autorità inquirenti in Italia e in Germania, ma certamente dalla moglie del criminale di guerra, Anneliese KapplerWenger in persona. «Per un prezzo molto alto — ha detto oggi il sindaco della cittadina di Soltau, Jochen Rothardt —, la signora ha venduto a una agenzia di "public relations" di Amburgo i diritti esclusivi del racconto dell'evasione e della fuga attraverso l'Italia, l'Austria e la Germania». Rothardt, che è avvocato, ha detto anche di avere contribuito alla conclusione del contratto di esclusiva della storia che verrà pubblicata da un grande settimanale. Sul nascondiglio dell'evaso, che dovrebbe trovarsi sempre nella zona di Soltau (in quanto a occuparsi degli aspetti giuridici della vicenda è tuttora la magistratura locale, a Lueneburg) il sindaco Rothardt non ha voluto dire neppure una parola. Iersera, per la prima volta, il pubblico tedesco ha potuto vedere una fotografia di Kappler dopo la fuga. L'ha mostrata due volte la televisione: mostra il volto sofferente dell'ex colonnello delle «SS» a letto e la moglie che si china con premura su di lui, porgendogli da bere. La cortina ermetica intorno a Kappler comincia insomma ad aprire qualche spiraglio. Sul caso Kappler, che finora aveva visto l'opinione pubblica tedesca quasi compatta, a favore (se non altro per motivi umanitari) dell'evaso quasi settantenne, lasciando a noi italiani le accese dispute politiche, giuridiche, storiche e sentimentali, comincia la discussione anche nella Germania federale. C'è anche chi dissente. Il settimanale Vorwaerts, del partito socialdemocratico di Willy Brandt, pubblica un editoriale di condanna per gli organizzatori della fuga e per i simpatizzanti del criminale di guerra, a Berlino la sezione locale della «Lega per i diritti dell'uomo» ha chiesto che venga costituita una commissione italo-tedesca per ricostruire «le circostanze della fuga e la presunta partecipazione di organismi tedeschi». In un appello al cancelliere Helmut Schmidt, la Lega afferma la necessità di un'inchiesta, «in considerazione delle rinascenti tendenze neonaziste nella Repubblica federale di Germania». Critica nei confronti dell'atteggiamento ufficiale del governo di Bonn nella vicenda è pure l'Associazione dei giuristi democratici, vicina all'ala sinistra del partito socialdemocratico, la quale — in relazione con la «liberazione» di Kappler — teme che in Germania si sviluppi un «nichilismo di destra». I giuristi approvano la richiesta italiana di estradizione del criminale di guerra e negano al governo di Bonn il diritto di applicare l'articolo 16 della Costituzione tedesca che non ammette l'estradizione di alcun cittadino tedesco. Su quest'argomento, rispondendo al nostro ministro della Difesa Vito Lattanzio, il quale aveva richiamato la risoluzione dell'Orni del 1966 relativa all'estradizione dei criminali di guerra, un portavoce del ministero della Giustizia di Bonn ha argomentato (e lo aveva ammesso anche Lattanzio) che la risoluzione «non è impegnativa», si è comunque rifiutato di fare qualsiasi dichiarazione in merito al suo contenuto e ha ricordato per l'ennesima volta che la richiesta italiana di estradizione «viene esaminata accuratamente». Tito Sansa
Persone citate: Helmut Schmidt, Herbert Kappler, Jochen Rothardt, Kappler, Vito Lattanzio, Willy Brandt
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