Lattanzio: ancora niente di nuovo di Giuseppe Fedi

Lattanzio: ancora niente di nuovo PRESTO LA VERITÀ SULLA FUGA DI KAPPLER? Lattanzio: ancora niente di nuovo Roma, 25 agosto. Novità sulla fuga di Kappler non sono emerse. Nella relazione tenuta stamane alla commissione Difesa della Camera, Lattanzio ha però corretto il tiro. Ha fatto marcia indietro sulle accuse rivolte due giorni fa al Sid, ha smentito illazioni trapelate sulle condizioni di salute e la sorveglianza del tenente colonnello delle SS ed un particolare dell'evasione. Il ministro della Difesa, che ha parlato per quasi due ore, si è detto addolorato per l'accusa rivoltagli «di aver voluto scaricare sull'Arma dei carabinieri responsabilità che, senza alcuna specifica argomentazione, si intende addebitare all'autorità politica», precisando che ciò non era affatto nelle sue intenzioni quando si è presentato a Palazzo Madama. Quanto alle dimissioni, ha ribadito che non intende rassegnarle, perché si sente la coscienza tranquilla «non potendosi addebitare al ministro della Difesa, o ad altri ministri, la responsabilità della mancata e difettosa esecuzione da parte di subordinati di direttive emanate». Il Sid, ha riconosciuto Lattanzio, qualcosa ha fatto. Pur non considerando Kappler un pericolo permanente, ha badato che forze neofasciste o neonaziste non avvicinassero l'ufficiale. Purtroppo, ha aggiunto, non ha potuto far niente circa l'evasione, in quanto non ha mai ricevuto informazioni in tal senso. «E' stato in contatto con i servizi germanici e con altri servizi amici, nessuno dei quali però ha procurato informazioni né su possibili complotti né sull'esistenza di un piano». Lattanzio si è quindi dilungato su una serie di smentite nei confronti degli organi di informazione. «Non è vero — ha detto — come ha sostenuto ieri il giornale radio della rete 1, che la suora del Celio, constatata la scomparsa di Kappler, abbia dato l'allarme con ritardo pensando che stesse passeggiando come al solito nei giardini dell'ospedale»; l'esistenza del tumore è confermata da tutte le diagnosi mediche; infine il capitano Capozzella non ha chiesto in alcuna occasione rinforzi per la sorveglianza di Kappler. Poi si è dichiarato «sempre meno convinto che l'ipotesi della valigia corrisponda alla realtà dei fatti, se non altro perché l'ascensore di cui si sarebbe servita la signora Kappler è di capacità estremamente ridotta». Il ministro della Difesa ha così concluso: «L'ulteriore presa di posizione del governo presso quello di Bonn non [ poteva essere più chiara e precisa. Continueremo con lo stesso impegno e domani, in Consiglio dei ministri, valuteremo ogni soluzione in tutta la sua portata. Desidero confermare che, in ogni momento, siamo disponibili per tornare in Parlamento a dare conto del nostro operato». Solo demoproletari e repubblicani hanno chiesto le dimissioni di Lattanzio (Corvisieri ha detto che le responsabilità della fuga sono del governo e che con il ministro della Difesa devono dimettersi anche Forlani e Andreotti). Per il pei, il capogruppo Natta ha chiesto che il Parlamento abbia dal governo entro dieci giorni tutti gli elementi utili di valutazione (risultati delle inchieste giudiziaria, sanitaria e tecnico-amministrativa) e i documenti riguardanti le misure prese in passato per Kappler. Natta, auspicando che si giunga «a conclusioni rapide e chiare», ha espresso dubbi sull'opportunità di un'inchiesta parlamentare («sappiamo che sarebbe lenta e macchinosa») ed ha preposto la convocazione immediata della commissione Esteri, per valutare le conseguenze della fuga di Kappler sui rapporti itaio-germanici. «Non chiedo al governo il pentimento per una misura di generosità — ha detto riferendosi alla sospensione della pena concessa da Forlani —; ma insieme a queste scelte bisognava provvedere ad una precisa vigilanza, e così non è stato, Queste considerazioni non debbono portarci alla ricerca di un capro espiatorio, ma a riconoscere quelle che sono le responsabilità politiche». Per recuperare credibilità, il governo — ha sostenuto il socialista Mancini — deve essere «onesto, limpido nelle in tenzioni e nei comportamenti, respingendo tentazioni di re ticenze, di minimizzazioni, co me è avvenuto in passato» Nell'ultima parte del suo in tervento (prima di lui Ciò chitto aveva criticato Lattan zio per non aver controllato se erano attuate le misure disposte) Mancini ha formulato le seguenti richieste: far conoscere i documenti emanati dall'attuale e dai precedenti governi sulla sorveglianza di Kappler e le istruzioni date dai ministri della Difesa e dai comandi militari; sapere a quali comandi militari spettava in agosto la sorveglianza del prigioniero; approvare al più presto la legge sul riordinamento dei servizi segreti. Il de Antonio Gava ha fatto propria un'istanza già presentata da Andreotti. In attesa delle decisioni sulla richiesta dnroldbccprstguirvncFs di estradizione, Bonn dia «lina prova di concreta volontà rinchiudendo Kappler in un ospedale militare tedesco con la stessa vigilanza prevista dalle leggi italiane». Richiamando «la responsabilità politica del ministro», che riguarda « le condizioni create nella sorveglianza al prigioniero il quale godeva'di uno stato di semilibertà», il repubblicano Bandiera ha insistito sulle dimissioni di Lattanzio- «Credevamo — ha aggiunto — che il ministro con un suo gesto potesse rendersi interprete di questi sentimenti consentendo anche la più rigorosa delle inchieste: c'eravamo sbagliati». Tutto l'intervento di Pannella (pr) è stato incentrato sulla tesi che sulla fuga di Kappler si sta cercando d'innestare un gioco politico e che pertanto «il boia delle Fosse Ardeatine è diventato solo un pretesto ». Questa occasione è propizia «per trarne l'impegno a lavorare seriamente per uno Stato autorevole e giusto che possa essere stimato dai cittadini», ha detto il liberale Bozzi. «La relazione di Lattanzio è un atto interlocutorio: la discussione dovrà continuare per accertare responsabilità». Giuseppe Fedi

Luoghi citati: Bonn, Roma