Kappler: una suora cambia versione ma il ministro Lattanzio smentisce di Silvana Mazzocchi

Kappler: una suora cambia versione ma il ministro Lattanzio smentisce Oggi alla Camera un chiarimento sulle nuove rivelazioni Kappler: una suora cambia versione ma il ministro Lattanzio smentisce Roma, 24 agosto. L'allarme per la fuga di Kappler giunse con largo ritardo al comando generale dei carabinieri, perché suor Barbara, la religiosa che assisteva il malato nazista, non trovandolo nel suo letto alle 10 del mattino di Ferragosto, pensò che Herbert Kappler fosse andato a fare due passi in giardino, come usava nelle pause che il terribile male gli concedeva. La sconcertante rivelazione è di suor Barbara e l'avrebbe fatta questa mattina durante 11 suo interrogatorio, reso al giudice istruttore militare, Fabrizio Gentile. La suora ha detto che quando aprì la porta della stanza di Kappler sul letto dell'ex tenente colonnello non c'era niente e nessuno (e il fantoccio con il parrucchino di cui si è sempre parlato?), ma che lei non si preoccupò perché non era la prima volta che l'anziano ammalato andava a passeggiare con le sue gambe e senza alcuna scorta — al più in compagnia di «frau» Anneliese — tra gli alberi del Celio. Fu soltanto alle 10 e 45, essendo fallito il tentativo di rintracciare il suo assistito, che suor Barbara informò l'aiutante-maggiore dell'ospedale militare. Poco prima, non trovando nessuno al posto di guardia, la religiosa si era rivolta all'appuntato dei carabinieri di servizio. Dall'allarme dato da suor Barbara passò ancora qualche minuto prima che la notizia della fuga arrivasse al comando generale. La versione dell'episodio, come l'abbiamo riportata, viene smentita a tarda sera dal ministero della Difesa con un comunicato in cui si dichiara che suor Barbara ha detto il contrario, ossia che « Kappler dal novembre '76 al 15 agosto '77 non ha mai lasciato il terzo piano del padiglione chirurgia, e che dal gennaio al novembre '76 si è recato saltuariamente per analisi e controlli presso altro padiglione del Celio in autoambulanza e sotto scorta dei carabinieri ». La testimonianza di suor Barbara, che metteva in rilievo alcuni particolari contrastanti con la versione riferita ieri al Senato dal ministro Lattanzio, passerà al vaglio della magistratura militare. E' probabile che domani in commissione alla Camera Lattanzio si soffermi sulle due versioni. L'istruttoria condotta dal giudice militare continua a pieno ritmo; tra i testimoni da ascoltare nei prossimi giorni ci sono l'aiutante-maggiore del Celio e i carabinieri che suor Barbara contattò dopo l'inutile tentativo di ritrovare Kappler in giardino. Le loro deposizioni serviranno a definire una volta per tutte l'ora precisa in cui all'ospedale militare venne stabilito che l'ex tenente colonnello delle SS non era uscito a prendere aria, ma era fuggito. Il prossimo atto dell'indagine sarà un confronto tra i due carabinieri arrestati. Lui¬ gi Falso e Oronzo Pavone avrebbero raccontato particolari diversi sull'episodio dello spuntino (vino e torta) offerto da Anneliese Wenger e il giudice intende veder chiaro prima di trasmettere il fascicolo al procuratore militare, generale Scandurra, che domani dovrebbe dare il suo parere, non vincolante, sulla libertà provvisoria richiesta per i due carabinieri dal loro legale, avvocato Francesco Trovato. Subito dopo il giudice istruttore si dedicherà alla verifica delle dichiarazioni rese dal capitano Norberto Capozzella (trasferito a Napoli all'indomani della fuga di Kappler)- Il capitano avrebbe detto di aver più volte, con segnalazioni scritte e fonogrammi, fatto sapere ai propri superiori la scarsità di uomini a sua disposizione e l'impossibilità che ne derivava di garantire un servizio di sorveglianza sufficiente. Un secondo elemento concreto è scaturito dall'inchiesta sulla ricostruzione della fuga e fa parte del «troncone» di cui si occupano i servizi di sicurezza e l'ufficio politico. E' stata identificata la seconda auto sulla quale i coniugi Kappler avrebbero lasciato l'Italia, mentre la «132» depistava le indagini. Si tratta di una Opel bianca targata «FBCT66» (la targa è risultata falsa) che risulta entrata in Italia — casello autostradale Milano Sud — alle 12 e 34 del 12 agosto e che è arrivata alle 6 e 55 del giorno di Ferragosto a raganella Est, a dieci minuti dal confine con la Germania. La polizia ha accertato che l'auto è uscita al casello di Chiusi e gli occupanti avrebbero passato la notte a Chianciano. Sull'autostrada la Opel è rientrata il mattino del 13, poco dopo le 8 e in giornata sarebbe giunta a Roma. Questo prezioso elemento va messo insieme ai dati raccolti sulla vendita dei cuscini di gomma rinvenuti nella 132 rossa sulla quale presero posto i due tedeschi che il giorno di Ferragosto si occuparono del «depistaggio». I cuscini sarebbero stati acquistati alla Standa di piazzale Talenti. Gli investigatori stanno tentando di rintracciare dove gli occupanti della Opel abbiano pernottato a Roma; da questo elemento si potrebbe risalire agli eventuali complici italiani. Silvana Mazzocchi

Luoghi citati: Celio, Chiusi, Germania, Italia, Milano, Napoli, Roma