Cinquantanni fa, Sci eco e Vanzetti di Gabriella Poli

Cinquantanni fa, Sci eco e Vanzetti Cinquantanni fa, Sci eco e Vanzetti Rievocata ieri all'Auditorium la figura dei due anarchici giustiziati nel '27 in America per duplice omicidio mai commesso - Ora a Boston sono stati riabilitati, ma solo moralmente - Occorre un nuovo processo perché sia fatta piena giustizia su quelle vittime dell'odio politico Ieri è stata la -Giornata di Sacco e Vanzettl- In due città lontane migliala di chilometri: a Boston e a Torino. A Boston, capitale del Massachusetts, perché in quello Stato americano II 23 agosto 1927 furono uccisi con la sedia elettrica I due anarchici italiani; e ancora a Boston, il 19 luglio scorso, il governatore Dukakis, con l'autorità di supremo magistrato a lui conferita dalla Costituzione, ha dichiarato la, riabilitazione morale dei condannati: -Proclamo martedì 23 agosto "memorlal day" di Sacco e Vanzettl: ordino Inoltre che ogni marchio e infamia venga per sempre cancellato dai loro nomi-. A Torino, perché nella capitale piemontese, medaglia d'oro della Resistenza e gelosa custode dei valori che ne furono alla radice, si è voluto sottolineare vigorosamente la vittoria democratica di quella riabilitazione, rendendo onore alle vittime dell'Intolleranza politica e razziale e chiedendo che I opera di giustizia sia infine completata. Il sen. Umberto Terracini ha rievocato Ieri sera all'Auditorium della Rai i sette anni intercorsi dal verdetto della giuria che il 14 luglio 1921 dichiarò Sacco e Vanzetti colpevoli di duplice omicidio per rapina, all'esecuzione nella prigione di Charlestown. Sette anni durante I quali caddero nel vuoto le petizioni giunte da tutto il mondo, le reiterate richieste per un nuovo processo e per la rimozione dei giudici, le accuse clamorose ai falsi testimoni, le nuove prove sugli alibi degli accusati. E del pari nessun effetto ebbero lo sciopero della fame dei reclusi, le manifestazioni popolari in loro favore a Londra, New York e nella stessa Boston, gli appelli e le suppliche dei familiari. Dal giorno dell'esecuzione ad oggi, uomini politici, lavoratori, scienziati e intellettuali (da Madame Curie a Einstein a Shaw a Gide) si sono prodigati Insieme con i Comitati per la riabilitazione e accanto ai familiari del due anarchici perché fosse tolto dalla loro memoria -lo stigma della vergogna-. Ora Dukakis ha compiuto un atto di giustizia atteso da mezzo secolo. Ma non è sufficiente. La riabilitazione dev'essere giuridica e non solo morale. Il Comitato Internazionale continuerà a battersi perché si rifaccia il processo. Lo chiederà, con II sostegno di tutti coloro che aderiranno all'iniziativa, al presidente degli Stati Uniti. Perché la giustizia sia piena e non ci sia più spazio ai dubbi; perché gli uomini misurino a quale iniquità possa portare l'odio politico-razziale quando lo si assimila fino a non riuscire più a riconoscerlo nel proprio Intimo. Alle parole di Terracini è seguito un lungo applauso che ha particolarmente commosso Vincenzina Vanzetti, sorella di Bartolomeo, e la famiglia di Sacco: 1 nipoti e pronipoti Ermete, Michele, Vincenzo, Fernanda, Luigli, giunti dalle Puglie insieme con 11 sindaco di Torremaggiore prof. Michele Marinelli. Il documentario di Mario Mattia Giorgetti • Cinquant'annl fa Sacco e Vanzetti - e l'azione scenica ■ Concerto per Sacco e Vanzetti ■ di Mario Contini, hanno concluso la manifestazione dell'Auditorium a cui hanno partecipato Il sindaco Novelli, il presidente Vlgllone assessori e consiglieri. Tra gli spettatori, esponenti del mondo della cultura e della scuola, ex partigiani, ex deportati, soprattutto molti giovani. Per la maggior parte di essi la tragica storia di Sacco e Vanzetti è stata una scoperta. - Ma chi erano? - domandava una ragazza all'entrata. « Dico chi erano per davvero, perché la vicenda per sommi capi la conosco », All'uscita abbiamo rivisto quella ragazza. Aveva gli occhi un po' arrossati e non domandava più niente. Nicola Sacco era un calzolaio di Torremaggiore (Foggia); Bartolomeo Vanzetti era nato in provincia di Cuneo (a Vi llnf ni letto, dove vive ancora una delle sorelle, Vincenzina): aveva fatto il fornaio, il minatore. Al momento della san guinosa rapina al calzaturificio ci, South Braintree di cui fu accusato con Sacco, faceva il pescivendolo. Prima di emigrare in America nel 1908 non conosceva Sacco. Lo incontrò nel '17, quando ambedue, pacifisti e dinrchici, • radicali • come si diceva passarono in Messico per evitai e di andare sotto le armi. Da allora i destini dei due uomini rimasero legati. Nel torbido clima di caccia alle streghe dilagante in quegli anni, insieme subirono parecchi arresti oer motivi politici — erano pacifisti, erano poveri, ma soprattutto erano italiani —, insieme salirono alla sedia elettrica. Due proletari, che sapevano poco e male l'inglese e per questo le armi dell'accusa fu rono ancora nlù capziose nei loro confronti. Ma Vanzettl era un robusto autodidatta e anni di detenzione, in cui studiò accanitamente, ne fecero l'implacabile giudice del suol giudici. Sacco, non fu molto da meno. Dopo la condanna a morte si alzò e disse stentatamente: -io non conosco nulla dì tanto crudele come questo tribunale. So che la sentenza è una questione che riguarda due classi: quella degli oppressi e quella degli oppressori. Noi rendiamo fratelli gli uo mini con I libri e i giornali. Vo< li perseguitate e li uccidete. Noi cerchiamo sempre l'educazione degli uomini. Vói cercate di scavare una tossa tra noi e I nostri fratelli di Paesi diversi per farci odiare gli uni con gli altri. Ecco perché io oggi sono qui: per aver appartenuto alla classe degli oppressi... Voi dimenticate tutti coloro che sono stati con noi per 7 anni a mostrarci la loro solidarietà, la loro energia: I popoli, i compagni, I lavoratori e una legione d'intellettuali che non ci ha abbandonato, lo voglio ringraziarvi tutti, popoli e compagni che siete stati per sette anni con Sacco e Vanzettl. Come ho già detto non sono mai stato colpevole. Né Ieri, né oggi, né mal -. E parlò Vanzetti, prima calmo, poi un torrente. Parlò contro I pregiudizi, l'odio isterico per lo straniero, verso chi professa certi principi di fratellanza, di universalità e di giustizia; verso chi è contro la guerra, tutte le guerre: che straziano, corrompono, degenerano l'umanità. Concluse: "Ecco cosa ho da dire. Non augurerei a un cane o a un serpe o alla più sventurata creatura della terra ciò che ho dovuto soffrire in questi anni senza alcuna colpa. Ma la mia convinzione è un'altra: che ho sofferto per colpe che ho effettivamente commesso. Sto soffrendo perché sono un radicale, e in effetti io sono un radicale: ho sofferto perché sono un Italiano, e In effetti lo sono un italiano; ho sofferto di più per la mia famiglia e por I miei cari che per me stesso: ma sono tanto convinto di essere nel giusto che se voi aveste II potere di ammazzarmi due volte, e per due volte lo potessi rinascere, vivrei di nuovo per fare esattamente ciò che ho fatto finora -. Gabriella Poli