Gay Power in politica

Gay Power in politica IL PESO DEGLI OMOSESSUALI NEGLI STATI UNITI Gay Power in politica Venti milioni si professano "diversi" - E' un problema di diritti civili ma anche di voti San Francisco, agosto. Il volto tutto americano e sorrisi di Anita Bryant apre la sfilata. Sulla sinistra avanzano Amin e un gruppo di Ku-klux-klan con cappuccio, bandiera stellata e croce di fuoco, sulla destra Hitler e Stalin sovrastano minacciosi la folla. Cinque grandi ritratti aprono la sfilata organizzata ogni anno dal «Gay Mouvement», il movimento degli omosessuali, dietro e sotto il sole robusto di San Francisco ondeggiano sette ore di cartelli e trecentomila persone dignitose e composte. Non mancano cori e balli, giovani con barbe, parrucche bionde e pantaloni di lamé, complessi rock dai movimenti languidi, travestiti, ma in generale la sfilata non ha i toni liberatori e provocatori soliti, la marcia degli omosessuali d'America non si trasforma come in passato in un carnevale di gesti e colori dove la gioia della «diversità» nasce e muore nello spazio di un giorno, fra l'adunata chiassosa in Market Street e la gran festa a base di hamburger e marijuana che dura fino all'alba nei ritrovi di Castro. «Sarà una dimostrazione per i diritti civili — ripetevano da tempo gli organizzatori — una risposta al referendum di Dade County, alla campagna reazionaria di Anita Bryant, dì tentativi di discriminazione, alla caccia alle streghe appena iniziata». Ora Charles Morris, copresidente del comitato promotore ed editore di The Sentimi, giornale degli omosessuali, segue il lungo serpente di folla dal balcone della City Hall accanto a Charles Gain, capo della polizia di San Francisco. Ha gli occhi umidi, non sa trattenere l'emozione davanti alla manifestazione più grande mai vista in città. Le solidarietà Sotto di lui sfilano vecchi in carrozzella, bambini con genitori, anziane signore coperte di fiori, giovani decorati, ragazze scalze, gruppi di insegnanti universitari, rappresentanti di lavoratori e di partiti, uomini politici. C'è anche, al completo, la squadra di baseball che una settimana prima ha incontrato secondo tradizione la formazione della polizia in una partita che serviva a raccogliere fondi per la «Gay Community» di San Francisco. Molti sono eterosessuali che sostengono con la loro presenza il grande movimento per i diritti civili, il più grande e organizzato d'America, altri, forse meno sensibili ai problemi umani ma certo più attenti ai possibili risvolti elettorali, seguono e accarezzano il fenomeno visto come potenziale ricca base di voto. La situazione è di grande interesse. Venti milioni di persone, negli Stati Uniti, si dichiarano apertamente omosessuali e trovano nella loro «diversità» un elemento unificante: in una società tesa dopo Vietnam e Watergate alla ricostruzione dell'immagine di una democrazia aliena da corruzione e rispettosa dei diritti delle minoranze, dove tuttavia esistono ancora rigidi meccanismi di potere, dove la libertà individuale è sacra ma a fatica riesce a creare reali spazi politici, gli omosessuali sono diventati ormai gruppo compatto che si batte per i diritti umani e civili garantiti dalla costituzione: «Il compito che spettava in passato alle minoranze ebree e nere — dice Joe Totten, rappresentante nazionale del Movimento — è passato nelle nostre mani. Stiamo lottando anche per la libertà di tutti gli americani ». Trecentomila persone, da Market al Civil Center Plaza attraverso Golden Gate avenue, marciano in silenzio dietro ai cinque grandi ritratti simbolo della dittatura. All'angolo della piazza, migliaia di fiori deposti dal corteo ricordano la morte di Robert Hillsborough, un giardiniere omosessuale di 32 anni ucciso cinque giorni prima a coltellate da quattro giovani provocatori. Sta salendo in macchina, alle dieci di sera, quando il gruppetto gli si avvicina insultandolo. Non c'è reazione ma appaiono ugualmente i coltelli: «Questo è da parte di Anita» — dice l'assassino e il giardiniere muore sul marciapiede della 19ma Strada in un lago di sangue. Mancano pochi giorni alla manifestazione, che si preannuncia «politica», e le autorità di San Francisco temono disordini. George Moscone, il sindaco, e Richard Hongisto, lo sceriffo, non perdono tempo: i giovani omicidi vengono identificati e arrestati, la bandiera statunitense durante la sfilata resta a mezz'asta in segno di lutto. Moscone, uno di quelli che osserva il Movimento con occhio «elettorale», dimostra di essere politico accorto: a San Francisco il 22 per cento della popolazione è omosessuale, più di una persona su cinque, la percentuale più alta d'America e forse del mondo, e dunque per essere rieletto l'anno prossimo deve prendere posizioni chiare e decise. Ha avversari che non risparmiano colpi, come il repubblicano conservatore John Barbagelata che lo accusa di eccessiva tolleranza verso i gruppi estremistici, e Moscone passa all'attacco appoggiando la denuncia della famiglia di Hillsborough contro Anita Bryant, «l'ispiratrice ideale del delitto», e presentandone una lui stesso contro John Briggs, senatore repubblicano di Fullerton, accusato di «demagogia». Gli avversari Briggs, 47 anni, ama paragonarsi a Lester Maddox, il commentatore televisivo di «Quinto potere» interpretato da Peter Finch: «Sono un leader, nessuno può negarlo — ripete spesso — e aiuterò Anita Bryant a portare la sua campagna contro gli omosessuali anche in California». Attivista in Florida, braccio destro della cantante ed ex Miss America promotrice della distruggere lo stesso cacciato- re. Nel vasto quadro della campagna di Carter sui diritti civili, sostengono i commen- tatori, c'è forse posto per un campagna per l'abrogazione della legge contro la discriminazione degli omosessuali, Briggs ha brindato e sorriso con lei dopo la vittoria a sorpresa nel referendum. Questo accadeva agli inizi di giugno, quando dopo un'intensa propaganda condotta al grido di «Vittoria in Gesù» gli elettori di Dade County respinsero con largo margine (69 per cento contro 31 per cento) la disposizione che proibiva la discriminazione contro gli omosessuali nell'insegnamento e nell'impiego. Il fondamentalismo religioso della Bryant e il suo movimento, il «Save Our Children» («Salviamo i nostri bambini») ottenevano così un risultato al quale nessuno, né gli attivisti omosessuali né lei stessa, sembravano in fondo credere molto. Al ritorno nella sua villa di Biscayne Bay, Anita Bryant aveva parlato ai gruppi relij giosi che appoggiavano la sua causa: «Qualcuno di voi non troverà gloria su questa terra — era stato il suo discorso — ma io so che Dio ha preparato per voi una grande gloria in paradiso. Noi stiamo combattendo per la gloria di Dio. Se lasceremo che la violenza e l'omosessualità diventino la norma, diventeremo così deboli che i comunisti non avranno difficoltà alcuna a sopraffarci». Di diverso parere si mostravano gli attivisti del «Gay Mouvement» i quali facevano notare che grande aiuto era stato dato alla Bryant dai cattolici di Dade County e dalla comunità cubana che usa ancora oggi rapare a zero la testa degli omosessuali. John Campbell, un altro portavoce, andava ancora oltre e addossava parte della sconfitta ad una lettera dell'arcivescovo della Chiesa cattolica, Coleman Carroll, che richiedeva l'abolizione della legge e che era stata letta in tutte le chiese di Dade County il sabato precedente la votazione. Il licenziamento in Florida di alcuni omosessuali metteva in allarme il Movimento, si identificava la crociata religiosa del «Save Our Children» con l'isterismo anticomunista dell'«epoca McCarthy», ma la presa di posizione dei giornali, anche di quelli non propriamente progressisti, lascia credere che la caccia alle streghe finirà con il successo parziale della Bryant, non per una sua vittoria finale. «Helsinki e non Dade County», «I diritti umani sono assoluti» sta scritto sui cartelli della manifestazione di San Francisco del 26 giugno, e la seconda frase, tratta dai discorsi di Carter, sta fin troppo chiaramente a dimostrare che il Movimento intende muoversi sul terreno legale, dentro la vasta campagna sui diritti decisa dalla presidenza. Sceriffo e giudici Fra i trecentomila di San Francisco non mancano slogan curiosi. «Viva Hongisto» dice uno di essi, e ritorna d'attualità questa strana figura di sceriffo che andò in Florida a sostenere la causa degli omosessuali dopo essere finito per cinque giorni in prigione in seguito al rifiuto di eseguire uno sfratto deciso dalla Corte superiore. Una storia di vecchi cinesi e di una Corporation, la Four Seas, sostenuta da capitali thailandesi. A San Francisco c'è un albergo, l'International Hotel, che da sempre offre rifugio e assistenza agli anziani di Chinatown: la Four Seas acquista "lo stabile e ottiene dal tribunale l'ingiunzione di sfratto. La popolazione si oppone, ogni giorno una manifestazione di simpatia, lo stesso fa lo sceriffo: «JVon posso rischiare l'incolumità dei miei uomini», dice, e si trova ovviamente dietro le sbarre. Alla campagna diffamatoria non sfugge neppure Gerry Brown, governatore di California. Su Brown, liberale e assai influenzato dalla filosofia zen, grava un pesante «sospetto»: ha 39 anni, non è ancora sposato ed ha più volte manifestato la sua simpatia per i diritti del Movimento. Così è facile per gli avversari avanzare illazioni sulla sua vita privata. Gerry Brown, che in questi ultimi tempi ha conosciuto una dura sconfitta quando il suo veto alla reintroduzione della pena di morte in California è stato respinto dall'Assemblea dello Stato, ora è chiamato ad un'altra prova. Pare si stia fa cendo vedere sempre più spesso in giro con la fidanzata, la bellissima cantante rock Linda Ronstand, ma può non bastare. La gente ironizza: forse per dimostrare la ! «limpidezza» del suo compor ! tamento sessuale dovrà fare j all'amore con Candice Bergen sulla pubblica piazza, ! Carlo Coscia San Francisco. Sfilano gli omosessuali e i difensori dei diritti civili (Foto dell'autore)