Fu il colonnello a scoprire il "cimitero della mafia"

Fu il colonnello a scoprire il "cimitero della mafia" Nel bosco di Corleone dove è stato ucciso Fu il colonnello a scoprire il "cimitero della mafia" Durante le inchieste siili' "onorata società" del Palermitano, sull'anonima sequestri di Liggio e sui misteriosi delitti fra le "cosche" siciliane - Questa mattina i funerali dell'alto ufficiale (Dal nostro corrispondente) Palermo, 22 agosto. Prima dell'autopsia, all'Istituto di medicina legale del policlinico, stamane Mercedes Busso ha visto per l'ultima volta il corpo del marito, il colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo assassinato sabato scorso dalla mafia. Con la signora erano il padre, giunto da Firenze e, al loro fianco, Benedetta e Mario Busso, la madre ottantaduenne e il fratello minore dell'ufficiale. Benedetta Busso ha pianto mestamente. «Sia fatta la volontà di Dio», ha mormorato la vedova ai giornalisti e ai fotografi che, vedendola arrivare, le sono andati incontro. «Il colonnello era nostro amico, insieme ne abbiamo viste tante, gli volevamo bene», le ha detto uno. «Grazie, grazie», ha risposto Mercedes Busso. Non c'era, questa mattina, la piccola Odette, unica figlia del colonnello, una bimba di nove anni, dolcissima, che amava teneramente il padre, ne ammirava il coraggio e, al tempo stesso, tutto quello che lui faceva la impauriva e la metteva in soggezione. Odette è rimasta in casa di amici nel Bosco Ficuzza, chiusa nella stanza dove le sta vicina un'amichetta. Uno degli ex collaboratori del colonnello ha detto che Odette appare molto forte e cerca di non piangere. Ma, di tanto in 1 tanto, non ci riesce e, allora, scossa dai singhiozzi, stringe a se «March» il suo barboncino. Il Bosco Ficuzza, adesso, appare ostile e cupo. Gli alberi secolari, attorno alle rustiche casette di villeggiatura ed alla casina di caccia tardo-barocca e neoclassicheggiante fatta costruire da un viceré borbone, sembrano celare misteri di morte. Il paese, Corleone, dieci chilometri a Sud e già dominio di Luciano Liggio e del medico-mafioso Michele Navarra è nascosto da balze rocciose. A Ficuzza, di sicuro, la mafia ha ordito una quantità di piani delittuosi e di spaventose vendette. Il bosco fu nascondiglio di Liggio quando, giovane pistolero di eccezionale capacità, cominciava a sfuggire le forze dell'ordine. Erano gli albori della sua leggenda di «primula rossa». Un groviglio di querce, pini, lecci ed un sottobosco che per secoli è stato conteso da mandriani e padroni a metà strada tra la storia e il «rai cket» della macellazione clandestina. Molti di loro, se era il caso, spontaneamente o costretti si offrivano di «ospitare» al sicuro i latitanti. Anche Salvatore Giuliano capitò qui ripetutamente e si rifugiò nel grande impenetrabile intrico, ricevendo la protezione degli uomini della foresta. Molte famiglie (e quella del colonnello fra queste) in estate vi si trasferiscono in villeggiatura attratte dal ri¬ chiamo di una natura antica e dalla frescura. E tanti anche in inverno frequentano Ficuzza per andare a caccia o in cerca di funghi. Ma il bosco, oggi più che prima, ha un che di sinistro ed oscuro, non solamente perché attraverso la fittissima vegetazione il sole s'insinua con difficoltà e con raggi che arrivano quasi freddi. Fu proprio il colonnello Busso, agli ordini del futuro generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, a condurre numerose ricerche nel silenzios<T*óosco quando, una quindicina d'anni fa, i carabinieri lo frugarono sulle piste di un « cimitero della mafia » la cui presenza era stata rivelata piuttosto confusamente da un mafioso pentito e diventato pazzo per il rimorso di aver partecipato all'uccisione di un pastorello, un quindicenne che aveva « visto troppo ». Il mafioso si chiamava Vincenzo Streva: chiuso nel manicomio giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) un giorno si decise a narrare che a Ficuzza erano stati occultati, in una roggia, i corpi di numerose vittime di Michele Navarra e irr seguito di Luciano Liggio. Il « cimitero della mafia » fu trovato davvero, da Dalla Chiesa e Busso, in una delle collinette pietrose dominanti una radura del bosco, in località Bocca Busambra diventata, così, un punto geografico ben preciso nella topografia mafiosa della Sicilia. In fondo a una caverna, che corre in basso sino al ventre della Bocca Busambra, dopo faticose ricerche fatte assieme ad alcuni speleologi, i carabinieri trovarono molte ossa, ma erano quasi tutte di animali che vi erano stati scaraventati o erano caduti accidentalmente e quelle di tre vittime della mafia. In prigione Liggio, ed assassinato da quasi venti anni il dottor Navarra (grande elettore de e presidente della «Coldiretti» a Corleone), messi con le spalle al muro tutti i più influenti «padrini» del Corleonese, negli ultimi tempi del Bosco di Ficuzza vi era stata occasione di parlare solo per le agitazioni degli allevatori di Corleone e della vicina Godrano sulla concessione del sottobosco per il libero pascolo degli animali. I solenni funerali del colonnello ucciso avranno luogo domani mattina alle 9,39, nel cimitero di Sant'Orsola, il principale di Palermo: l'alto ufficiale, calabrese di Cosenza, verrà sepolto qui, sua terra di adozione. Antonio Ravidà II col. Giuseppe Russo