Il giardino dei supplizi

Il giardino dei supplizi Il giardino dei supplizi Il giardino dei supplizi di Christian Gion, con Roger Van Hool, Jacqueline Kerry, Tony Taffln. Produzione francese a colori. Cinema Romano. Octave Mirbeau, romanziere e commediografo francese, è noto alle storie letterarie per « il suo crudo e a volte morboso verismo ». Egli descrisse, sempre con toni « crudamente naturalistici », la degradazione della borghesia. Eppure visse in un'epoca (1850-1917) che è ritenuta, in altre semplificazioni storiche, come la più felice d'Europa, tanto da essere poi definita, nella sua coda novecentesca, « belle epoque ». E' vero, ci fu una lunga pace in Europa, ma divampavano le avventure coloniali e c'era il tormento (passione e vergogna) dell'esotico. Questa condizione di colpevolezza eurocentrica tendeva le corde del decadentismo letterario, ma insieme stuzzicava il moralismo e l'intransigenza politica. Mirbeau fu anche un fondista politico di valore, un predicatore di riforme sociali. Che altro? I suoi vizi erano vizi sociali; nel chiuso dei giardini cinesi come nelle cucine francesi. Il suo Diario di una cameriera (1900) è stato portato in cinema da Bunuel. Adesso tocca al Giardino dei supplizi (1889) che il regista Christian Gion aggiorna e trascina in godurie este¬ tizzanti e in voluttuose torture. Siamo in Cina nel 1926, durante la guerra civile, all'orizzonte c'è l'ombra del giovane Mao, i residenti francesi sono sospinti dietro le loro finte suggestioni ad immergersi nei misteri di un erotismo crudele e, come si dice, raffinato. Un sorso di champagne e un omicidio, uno squartamento e un soprammobile, contorni sanguinosi e arredi di varia eleganza. La protagonista, dedita a tutti i piaceri e a tutte le sopraffazioni, era intesa dai critici nel libro come un caso di psicopatologia sessuale elevato a simbo¬ lo, nel film diventa un caso di manierismo, l'affittuaria di alcune furbizie registiche. Intendiamoci: al confronto il Just Jaeckin di Emmanuelle è un maestro del colore orientale. Il personaggio del medico parigino esiliato, che dovrebbe essere, con i suoi commenti epistolari, la voce della coscienza, è naturalmente uno svaporato chiacchierone. E gli altri comprimari non sono da meno. Come la paccottiglia esotica non viene riscattata dall'ironia, così la politica, che il regista ha aggiunto di suo, ha quella torva piattezza che vorrebbe simulare il cinismo. Un'esotica interprete de " Il giardino dei supplizi "

Persone citate: Bunuel, Christian Gion, Jacqueline Kerry, Mao, Mirbeau, Octave Mirbeau, Tony Taffln

Luoghi citati: Cina, Europa