Il mancato gesto da parte di Schmidt di Tito Sansa

Il mancato gesto da parte di Schmidt Il mancato gesto da parte di Schmidt Bonn, 20 agosto. Il cancelliere tedesco Helmut Schmidt, in vacanza sul Lago di Brahm, presso Amburgo, continua a veleggiare, giocare a scacchi e suonare il pianoforte. A un centinaio di chilometri dalla sua residenza estiva l'evaso Herbert Kappler si gode la sua libertà, prigioniero in una casa protetta dai poliziotti, in un ambiente che per lui — meridionale della Foresta Nera — è certamente più estraneo che non quello di Gaeta o di Roma. A Bonn il governo sta esaminando l'eventualità dì non far pervenire alla magistratura la richiesta italiana di estradizione del criminale di guerra. Benché sia trascorsa quasi una settimana dalla fuga dell'ex colonnello delle SS, né il cancelliere Schmidt né alcun membro del suo governo hanno ritenuto di dover spendere una sola parola sulla vicenda, nonostante le sollecitazioni di una parte della stampa tedesca la quale suggerisce che la Germania democratica del 1977 (con un governo socialdemocratico-liberale, non va dimenticato) si distanzi pubblicamente tanto dal poliziotto delle Ardeatine, pupillo di Himmler, quanto dalla sua piratesca fuga avvenuta in dispregio delle leggi di un paese alleato e amico. E sì che Helmut Schmidt avrebbe avuto occasione di dire una parola, perlomeno il giorno di Ferragosto, quando il presidente del Consiglio Giulio Andreotti, col quale aveva simpatizzato a Bonn in gennaio, gli fece conoscere la propria preoccupazione che l'atmosfera dell'incontro italo-tedesco (in programma per venerdì scorso a Verona) potesse venire turbata da dimostrazioni popolari. Una dichiarazione di rammarico del Cancelliere tedesco avrebbe probabilmente acquietato l'opinione pubblica italiana, offesa per la beffa, e avrebbe fatto svanire i sospetti di complicità di gruppi revanscisti della Germania federale. Sarebbe stato facile a Schmidt dire « condanniamo il modo, ci dispiace per l'offesa arrecata ai sentimenti dei familiari delle vittime e del popolo italiano», magari aggiungendo « anche se riteniamo che dopo trent'anni di reclusione Kappler avrebbe avuto il diritto di venire a morire in patria». Quasi certamente il presidente del Consiglio avrebbe tenuto fede all'impegno di Verona, il gran « polverone » del caso Kappler si sarebbe posato. Helmut Schmidt ha preferito non fare il « bel gesto », continua tuttora nel suo ostinato silenzio. E ora sta raccogliendo i cocci. Non soltanto si sono g-" ati i rapporti italo-tedeschi (non a livello diplomatico, ma alla base, a livello popolare), ma anche la stampa internazionale è insorta contro il silenzio del Cancelliere, al quale fa riscontro un diffuso compiacimento dell'opinione pubblica per la riuscita della beffa. Che si indignassero i francesi, gli olandesi, i danesi, i quali fecero la triste esperienza della dominazione nazista, che sanno cosa erano la Gestapo e le SS, era previsto. Ma che insorgessero organi di stampa britannici, i tedeschi proprio non se l'aspettavano. Ciò ha provocato un senso di disagio tanto negli ambienti della coalizione del governo socialdemocratico-liberale dal fragile equilibrio, quanto in quelli dell'opposizione democristiana, tutti legati ai partiti fratelli europei nelle Tito Sansa (Continua a pagina 2 in terza colonna)

Luoghi citati: Amburgo, Bonn, Gaeta, Germania, Roma, Verona