Tre italiani hanno visto i banditi di Corfù "conversare, senza armi, con Monselles,,

Tre italiani hanno visto i banditi di Corfù "conversare, senza armi, con Monselles,, Interrogati dai nostri giudici per la rapina al Mediterranée Tre italiani hanno visto i banditi di Corfù "conversare, senza armi, con Monselles,, (Dal nostro inviato speciale) Corfù, 17 agosto. La vigilia della rapina al Club .Mediterranée, l'Alexla finse di lasciare il porto di Corfù, ma cambiò solo ormeggio spostandosi a Cala Gouvia, a pochi chilometri dal villaggio. Alessio Monselles, proprietario dello yacht temporaneamente affittato ai tre francesi «senza nome» che fecero il colpo, aveva appena avvertito il comandante della capitaneria di porto, Tsaroukis, che sarebbe partito dall'isola il 15 luglio in serata, ma non lo fece e prolungò il soggiorno fino all'indomani, quando i suoi ospiti giunsero sullo yacht, veloci, come fulmini, trafelati e sanguinanti, con in spalla due casse colme di soldi e passaporti. Era il bottino della rapina appena compiuta al Club che era costata la vita al G.O. del villaggio, Maurice Picimbono. Questo è l'elemento più grave emerso 'a carico del giornalista romano durante la trasferta dei magistrati italiani nell'isola. Perché Monselles avrebbe messo in scena la falsa partenza? Per far credere l'Alexla già lontana dalle acque di Corfù il giorno dopo, quando sarebbe stata compiuta la rapina? Oppure si trattò solo di un contrordine che il giornalista-marinaio ricevette all'ultimo momento dai tre francesi che avevano preso in affitto l'imbarcazione fino al 16 luglio e che quindi potevano disporne come volevano? Se è cosi, rimane inquietante scoprire il motivo per il quale Monselles non consegnò alla capitaneria di porto le generalità e i passaporti dei suoi passeggeri come è d'obbligo. La documentazione dell'episodio è stata oggi acquisita del p.m. Giorgio Santacroce e dal giudice istruttore Antonino Stipo, giunti ieri da Roma nell'isola greca. Questa mattina, 1 magistrati hanno compiuto un sopralluogo al Club Mediterranée nella baia di Dassia, e subito dopo hanno ricostruito nei particolari la scena della fuga dell'Alexia dalla marina di Cala Gouvia. A bordo di una motovedetta, accompagnati dal collega ellenico Atanassios, hanno ripercorso il precipitoso cammino fatto dalla Alexda il 16 luglio scorso, fino alle coste dell'Albania,, quando fortunosamente riusci a sfuggire a tre motoscafi carichi di dipendenti del Club che l'inseguivano. «Abbiamo trovato molte persone, presenti all'accaduto, disposte a testimoniare», hanno detto soddisfatti i magistrati, che nel pomeriggio hanno ascoltato come testi una signora francese la quale su un gommone partecipò alla caccia dell'Alexia, e un giovane che lavora sul molo e aiuta le barche ad attraccare. «Dagli elementi emersi nel corso degli interrogatori e dal materiale raccolto finora, risulta che la rapina al Club era stata programmata, almeno a grandi linee» sostengono gli inquirenti. I tre francesi avevano infatti compiuto una ricognizione nel villaggio il giorno prima della rapina, arrivando a piedi via spiaggia da un albergo vicino, il «Chandris», dove avevano preso alloggio dall'11 al 15 luglio, negli stessi giorni cioè durante i quali l'Alexla rimase ferma in porto. Lo scopo della trasferta del magistrati italiani a Corfù era quello di delineare il ruolo svolto nella rapina da Monselles e da Daniela Valle e di stabilire se essi furono -vittime dei francesi o furono loro complici. Quanto essi hanno finora accertato fa pendere l'ago della bilancia verso questa . seconda considerazione, anche se i legali di Monselles, prof. Giuseppe Sotgiu e Marcello Petrelli, presenti a Corfù a tutti i. sopralluoghi, sono decisi a dare battaglia e appena torneranno a Roma chiederanno che Monselles e Daniela Valle vengano rimessi in libertà. Contro la ricostruzione dei fatti riferita dai due italiani in carcere (.«Siamo stati costretti a fare quello che i francesi chiedevano sotto la minaccia delle armi») c'è pe¬ rò soprattutto il racconto dei «supertestimoni» ascoltati ieri dai magistrati. Mario Palmieri, uh industriale di Tran! (il fratello, Bruno, non ha deposto perché si trova in visita nelle isole adiacenti) e Luigi Spada.ro, un medico di Barletta, hanno illustrato particolari che rendono più pesante la posizione di Monselles, Ecco la loro versione. Quel 16 luglio si trovavano sulla banchina di Cala Gouvia e chiacchieravano con il giornalista romano e con la ragazza. Lo yacht era ormeggiato lungo la fiancata e quando da una «127», mal ridotta, giunta a tutta velocità balzarono fuori i tre francesi e salirono a bordo, loro furono in grado di guardare con tutta tranquillità all'interno della barca e videro Monselles parlare con i tre uomini, ma non scorsero alcuna arma nelle mani dei francesi. In quel momento Daniela Valle si preparò a recuperare la cima dell'ormeggio per salpare e il ragazzo addetto a questa operazione la aiutò. Il giovane, avendo visto gli ospiti dell'Alexia arrivare insanguinati, chiese alla Valle se avesse bisogno di qualcosa, ma la ragazza rispose di no. L'Alexla parti subito. Il seguito-dei giallo è noto: i francesi sbarcarono alle isole Tremiti e non si sa neanche il loro nome, mentre Monselles e Daniela Valle furono arrestati a Roma il 26 luglio. Domani continuano gli interrogatori dei testimoni. Sarà la volta dei Giereku, i fratelli ohe, durante le assenze di Monselles da Corfù, si occupavano per suo conto di custodire lo yacht, e di altre due persone che si trovavano sul molo al momento della fuga dell'Alexia. Silvana Mazzocchi Daniela Valle Alessio Monselles