Viaggio attraverso il "Drago Nero,, sulla frontiera cinese dell'Ussuri

Viaggio attraverso il "Drago Nero,, sulla frontiera cinese dell'Ussuri Con i primi piemontesi giunti nel Nord-Est della Manciuria Viaggio attraverso il "Drago Nero,, sulla frontiera cinese dell'Ussuri Il rostro corrispondente da Vigevano è andato In Cina con una missione culturale. Ecco alcune sue Impressioni. Mai-bili, agosto. Per conoscere alcuni aspetti della Cina, vale la pena di affrontare un lungo viaggio in treno con méta il nord-est della Manciuria e soggiornare ad Harbin. E' la capitale della provincia, del Drago Nero (Hielungian). Essa si estende per una superficie che è due volte l'Italia ed è popolata da 31 milioni di persone, due dei quali risiedono nel capoluogo. E' uno spaccato del Paese. La cosiddetta «nazionalità Han» in questa zona non è maggioranza. E' frammista alla razza aborigena mancese e a quella coreana. Harbin, anche se ha le ciminiere che espellono ininterrottamente un fumo acre, suggerisce immagini del vicino mondo della steppa. E' uno dei centri industriali più importanti. L'architettura risente,della presenza russa, esauritasi a metà degli Anni Cinquanta, dopo la morte di Stalin, e del periodo coloniale giapponese, che l'ha preceduta, tuttora bollato con l'appellativo di «imperialista». Il suo cielo è instabile. Dalle nubi gravide di pioggia, livide e portatrici di un vento freddo, si passa repentinamente ad un azzurro terso. In estate la temperatura sale e tocca quote mediterranee, così come d'inverno scende precipitosamente: anche a — 40, nel cuore della notte. Harbin è la città più vicina alla Russia asiatica. La frontiera è a trecento chilometri, segnata dall'Ussuri, il fiume delle seicento ìsole. Fino alla metà di luglio del '69 è stato teatro di gravi scontri armati per ragioni territoriali. Il capoluogo dell'Hielungian è quindi il luogo più esposto agli umori dei due paesi confinanti. La città dista 1400 chilometri di ferrovia dalla capitale e il treno impiega 17 ore per coprire la distanza. Il nostro viaggio ha preso l'avvio da Pechino. Era una domenica. Di primo mattino siamo stati in un supermercato che le guide avevano inserito nell'itinerario come «luogo interessante». In Cina ci sì alza presto per cui arrivare all'emporio alle 9 è già mattino avanzato. La domenica fra l'altro non è un giorno festivo per tutti. Non sempre, infatti, il settimo giorno della settimana coincide con il riposo. Dipende dal lavoro che uno svolge. L'affollamento ai banchi dì vendita ben forniti di frutta e ortaggi, carne di maiale, latticini, animali anche vivi (oche e galline), uova (si vendono a peso) e pesci (c'erano carpe di misure insolite per noi italiani) era notevole. I consumatori fanno gli acquisti in fila. Non mancano però i casi d'irrequietezza, magari per la perdita di una posizione. Proprio davanti a noi c'è stato un trambusto che è cessato solo quando si sono accorti che c'era uno straniero. Nella ressa ognuno cercava con determinazione il proprio spazio ma senza proferire parola. La nostra comitiva era formata da venti italiani e due accompagnatori-interpreti cinesi. Essi fanno parte dei «quadri». Anche per loro la parte piii a nord della Manciuria era ancora da scoprire. Quando siamo scesi dal pullman e con i bagagli a mano abbiamo raggiunto a piedi la stazione, la curiosità dei presenti era dovuta non solo al fatto di avere di fronte degli «europei» ma anche per le premure dì cui eravamo oggetto. Abbiamo preso posto su un vagone letto agganciato a metà di un lungo convoglio con dietro il ristorante. Davanti si trovavano altre carrozze con cuccette, ma col pianale in legno e non suddivise in compartimenti. I posti in treno sono ripartiti in tre classi. I compartimenti della carrozza su cui abbiamo viaggiato disponevano di quattro posti letto, un contenitore per l'acqua calda per preparare il té, quattro paia di sandali in sintetico ed un ventilatore. Il convoglio ìia preso il vìa prima di mezzogiorno. Il caldo nel frattempo era salito di qualche grado e si era fatto afoso. Il nostro soggiorno nel nord-est comunque sarebbe stato caratterizzato dall'alternarsi del sole e della pioggia. «E' da qualche anno — disse uno degli accompagnatori •— che il tempo non rispetta le stagioni». Il lungo periodo di siccità dello scorso anno ha costretto la Cina ad importare 40 milioni di quintali di grano dall'estero e a rinnovare la domanda nei primi mesi di quest'anno, aumentando ulteriormente il quantitativo. I rifornimenti vengono dall'Australia, dal Canada e dall'Argentina. Oltre il fabbisogno medio, i responsabili del Paese devono tenere conto dell'incremento demografico. La popolazione cresce annualmente nella misura fra i 12 e i 15 milioni di unità. La stima è di una fonte che vive in Cina da anni. Una statistica ufficiale però non esiste. Non è facile avere dati generali. Neppure dietro sollecitazione. Il treno corre ormai spedi- to incrociando altri convogli che scendono dal nord. Diversi sono «merci» che trasportano legname all'interno. Pechino è ormai lontana. Alziamo i vetri del corridoio della carrozza per poter vedere meglio il paesaggio. Entra un'aria umida e vischiosa. E' il fumo del carbone che emana la locomotiva a renderla appiccicosa. Gli altoparlanti intanto diffondono brani di opere popolari, inni e notiziari. Gli interpreti, sollecitati, traducono le informazioni. Sono d'interesse nazionale e ideologico. La «banda dei quattro», ad esempio, è soggetta ad una critica quotidiana. ' \ Il tragitto offre un succedersi di quadri: villaggi della tradizione contadina rimasti intatti nel tempo accanto a nuove costruzioni, terre incolte rese fertili e verdeggianti, fornaci vecchie e nuove, file di carri trainati da asini, muli e cavalli che trasportano di tutto, qualche trattore con l'erpice che percorre in su e in giù ampie distese, chilometri e chilometri dì canali e di linee di energia elettrica, strade asfaltate che corrono parallele alla ferrovia. Sono una sintesi delle opere che i cinesi hanno dovuto sobbarcarsi in meno dì trent'anni per vincere atavici flagelli: la fame e le calamità che periodicamente spazzavano il paese, privo di difese. Il treno prosegue e propone un'immagine concreta di questo sforzo. Gran parte della terra bonificata che ora dà grano, riso, mais, sorgo e una vasta gamma di ortaggi, un tempo era arida. Più. a nord ci sono pascoli e allevamenti di animali gestiti dalle «comuni». Le città che attraversiamo sono in gran parte industrializzate e le ciminiere contaminano il cielo. L'inquinamento atmosferico è di ampie proporzioni. C'è anche l'impatto con una tragedia quando il convoglio fa una breve sosta a Tang Shan. La sera del 28 luglio dello scorso anno, questa città, a 300 chilometri da Pechino, è stata sconvolta dal terremoto. Il sismo si è protratto per alcuni secondi, distruggendola. Impressionante il bilancio 'dei lutti: fra i 700 e gli SOO mila morti. I segni della distruzione sono ancora evidenti ad un anno di distanza. Edifici monchi, ridotti ad un piano, fabbriche inoperose, impianti irrecuperabili, abbandonati. E' quanto si vede nei pressi della ferrovia. I componenti la nostra comitiva hanno fissato sulla pellìcola delle loro cineprese e macchine fotografiche queste immagini di morte. La vita però continua, Le basse casupole di fortuna, innalzate dai superstiti per trovare un primo riparo, sono abitate e le strade sono affollate. I tetti sono piatti e reggono una serie di contrappesi. Quando il treno riprende la corsa, vediamo qualcuno che sta costruendo. L'impalcatura del ponte è retta dalle canne di bambù. Il loro impiego è dovuto a due requisiti: la leggerezza e la resistenza al peso. Si succedono al finestrino altre immagini di vaste zone bonificate. Il paesaggio però muta. Ora si vedono le pianure alternarsi con le colline e i pascoli. Cala la sera. Andiamo a tavola dopo che il personale del ristorante ha terminato di servire alcuni viaggiatori cinesi. Essi hanno cenato nelle loro carrozze. Il ristorante, infatti, era riservato ai membri della nostra missione e alle guide. Quando facaiamo scalo ad Harbin è di primo piattino e fa freddo. Durante la notte è piovuto. Siamo i primi italiani che mettono piede in questa città. Lo scorso anno è stata visitata da settecento stranieri fra uomini d'affari e di cultura. Quest'anno è previsto l'arrivo di mille «ospiti». Il tempo di depositare i bagagli in albergo e il pullman della Luxingshe ci porterà in visita alla prima fabbrica. Produce impianti industriali e dà lavoro a più di diecimila operai; è una^delle più grandi del Paese. Giancarlo Rolandi Viaggiatori salgono sul treno diretto verso il nord est della Manciuria (Team)

Persone citate: Giancarlo Rolandi Viaggiatori, Stalin, Tang Shan