Si è conclusa dopo due anni e mezzo la vertenza per il "Parisien Libéré,, di Paolo Patruno

Si è conclusa dopo due anni e mezzo la vertenza per il "Parisien Libéré,, Il più aspro conflitto nella storia dei giornali francesi Si è conclusa dopo due anni e mezzo la vertenza per il "Parisien Libéré,, (Nostro servizio particolare) Parigi, 17 agosto. Dopo due anni e mezzo si è conclusa ieri sera la vertenza del Parisien Libere, il più lungo e aspro conflitto di lavato nella storia della stampa francese. Un compromesso ha messo fine alla dura vertenza fra la società editrice del giornale e il potente sindacato dei poligrafici Cgt che ha in pratica il monopolio dell'informazione scritta nella capitale. Il contrasto era scoppiato nel marzo del 1975 Quando Tallora presidente dell'editrice del Parisien Libere, Emi- lien Amaury aveva annunciato la soppressione delle ventidue edizioni regionali per diminuire il pesante deficit, causato dagli aumenti continui del costi. Questo drastico piano di ridimensionamento, deciso unilateralmente, prevedeva il licenziamento di cinquantadue giornalisti e di 233 addetti alla tipografia. Inutili erano state tutte le trattative tra sindacati e casa editrice per l'introduzione di nuovi impianti tecnologici che avrebbero consentito di contrarre i costi di produzione del giornale. Respingendo qualsiasi riduzione nel numero dei dipendenti, dopo una serie di azioni di disturbo, i sindacati dei tipografi avevano attuato l'occupazione del due stabilimenti parigini nei quali si stampava il quotidiano, bloccandone quindi l'uscita. L'editore aveva allora deciso di stampare il giornale in una tipografia di provincia, ingaggiando tipografi aderenti ad un altro sindacato, quello di Force ouvrère, fuggendo cosi al monopolio esercitato dalla Cgt-Livre. Il conflitto ha registrato per lunghi mesi punte di eccezionale asprezza: i camioncini che trasportavano le copie del Parisien Libere venivano regolarmente intercettati e le copie del giornale distrutte; numerosi lavoratori sono stati processati dai tribunali per «furto e distruzione del giornale» in queste azioni di «guerriglia»: numerosi scontri fra polizia e tipografi in sciopero hanno punteggiato la vertenza e diverse agitazioni hanno bloccato a ripetizione l'uscita di tutti i giornali della capitale per scioperi di solidarietà verso i dipendenti del Parisien licenziati. Nello scorso dicembre, con un'azione di forza, la polizia sgomberava i due stabilimenti occupati dai tipografi e il governo incaricava infine un mediatore di ricercare una soluzione di compromesso. Ma di fronte all'intransigenza delle due parti, il conflitto si è trascinato ancora per mesi, assumendo un valore emblematico per tutta la stampa francese. Da una parte c'era il monopolio sindacale della Cgt in un settore della stampa parigina arroccato in una difesa corporativa. Dall'altra l'intransigenza e l'arbitrio dell'editore, che disconosceva le clausole di salvaguardia contemplate nei contratti, deciso a imporre un drastico ridimensionamento, non accettando alcuna negoziazione con i rappresentanti dei lavoratori. ~E mentre la tiratura del Parisien calava da 900 a 350 mila copie giornaliere, la stampa parigina rischiava l'asfissia stretta in mezzo a questo aspro contrasto su motivi di fondo, comuni a tutti i giornali. All'inizio dell'anno, cadendo da cavallo, moriva l'editore Emilien Amaury e la sua scomparsa finiva per facilitare la composizione della vertenza fra i suoi eredi e i sindacati. Ieri sera il ministro del Lavoro Beullac ha potuto annunciare la conclusione del lungo conflitto con un compromesso: una parte del personale sarà riassunto nella nuova tipografia del Parisien, altri lavoratori verranno smistati in diversi stabilimenti: un consistente gruppo andrà in pensione o in prepensionamento anticipato con speciali indennità. E' stato accettato il principio della modernizzazione (ma non «selvaggia» come quella che voleva imporre Amaury), che ha come corollario una riduzione del personale da concordarsi tra editore e rappresentanti dei lavoratori. Paolo Patruno

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