"Vance continua a non fare goal,, di Vittorio Zucconi

"Vance continua a non fare goal,, L'America rimpiange Kissinger? "Vance continua a non fare goal,, IDal nostro corrispondenteI Washington, 17 agosto. C'è qualcosa di nuovo, e di non piacevole, nella luna di miele fra la nuova Amministrazione e l'America: mentre uno dei principali assistenti economici di Carter, il banchiere Lance, è sotto il fuoco delle critiche per non aver ancora ceduto, come vuole la legge, i suoi interessi bancari privati, il Segretario di Stato Vance sta conoscendo, per la prima volta, il morso sfavorevole della stampa. La benevola attesa che aveva circondato i primi passi diplomatici del successore di Kissinger sta lasciando il posto all'irritazione crescente di giornalisti viziati dai metodi e dai risultati kissingeriani. Gli attacchi sono per ora ancora molto personali, quasi volessero prender di mira la persona per risparmiare la politica, ma sono presenti i sintomi di una possibile saldatura fra l'uomo e l'azione. Il New York Times definisce Vance uno otte-tape man, un diplomatico che si può «coprire» con un solo nastro nel registratore. Per seguire Kissinger durante i suoi viaggi, ricorda il giornale, erano necessarie almeno otto cassette, che tornavano cariche delle dichiarazioni ufficiose del Segretario di Stato, materiale di informazione sul quale i corrispondenti potevano vivere di rendita per settimane. Con Vance, dice il New York Times, una sola cassetta basta e avanza. E' un modo certo un po' corporativo, ma feroce, di dire che fra Kissinger e Vance non c'è davvero paragone. Un columnist, noto per la sua acidità ma anche per la sua intelligenza, definisce Vance e la politica estera della Casa Bianca come diplomazia da «bush league», da campionati minori. Jo Kraft, sulla Washington Post, spiega il suo giudizio elencando la serie notevole di insuccessi collezionati dal team CarterVance, da Mosca al Medio Oriente, dall'Africa all'America Latina. «Più volte ormai il Presidente — scrive Kraft — ha offerto al mondo lo spettacolo del suo Segretario di Stato lanciato in missioni pubblicizzate come risolutive, che torna con la mani vuote». 11 sospetto è di dilettantismo. Altri ironizzano invece sulle promesse di «diplomazia aperta» fatte dall'Amministrazione Carter e l'impegno a non eccedere nei viaggi internazionali. Vance, si dice, che aveva criticato le continue assenze di Kissinger, sta battendo la stessa strada. Dopo i viaggi a Mosca, in Europa, e i 13 giorni appena trascorsi in Medio Oriente, il Segretario di Stato si prepara a partire, sabato, per il Giappone e la Cina, a incontrare Gromyko a Vienna in settembre, a «trasferirsi» a New York alla fine del mese prossimo per continuare i colloqui con arabi ed israeliani . nel quadro delle Nazioni Unite e a ripartire in ottobre per l'America Latina. Mesi fa, notano i critici, Carter e Vance credevano che dietro i viaggi di Kissinger si nascondesse un gusto inutile e pericoloso per la teatralità. « Oggi — scrive Time — Carter e Vance recitano esattamente sullo stesso palcoscenico». Quanto alla «diplomazia aperta», gli esiti non sono migliori, aggiungono gli osservatori. Carter parla molto, ma Vance non parla per niente. Molti si scoprono nostalgici della tecnica kissingeriana di «mettere a parte» i giornalisti dei «segreti» per usare in sostanza la stampa come strumento di diplomazia. Kissinger faceva circolare le idee più nuove e delicate attraverso i giornali, dice ad esempio uno dei veterani del giornalismo diplomatico, Kalb, della rete televisiva Cbs, per appropriarsene o smentirle in seguito, una volta misurato il loro effetto. Carter, invece, tende a coinvolgere l'America in prima persona tagliandosi, con dichiarazioni ufficiali, le Possibilità di dignitosa ritirata. Mentre Vance, per concerto o per polemica, semplicemente non parla. Forse, la verità di fondo è un'altra e la confessa ancora Gwertzman del New York Times: la stampa rimpiange l'atmosfera «romantica e avventurosa» delle missioni kissingeriane e si annoia al tocco più burocratico, e freddamente legale, dell'avvocato Cyrus Vance. Naturalmente, la stampa è incontentabile. Il «colore» che Kissinger infondeva nel suo lavoro era accusato a suo tempo di «teatralità» e i rapporti intensi con i giornalisti lasciavano sospettare una costante opera di manipolazione. Oggi, la freddezza businesslike. d'affari, di Vance è vista cune maschera di un «piano diplomatico» approssimativo se non toni court sbagliato. I fatti sembrano dar ragione ai critici, e 8 mesi dopo l'inizio del gioco. «Vance ancora deve segnare un goal», scrive la rivista Commentary. Più ancora, egli ha dato l'impressione di non essere perfettamente a suo agio sul campo. Può essere sbagliata la strategia o poco in forma Vance. ma certo il bilancio non è entusiasmante. Durante il viaggio in Medio Oriente, il Segretario di Stato sarebbe riuscito, secondo i . critici, a scontentare un po' lutti, giocando malissimo la carta che i palestinesi gli avevano dato, la possibile accettazione delle tesi Onu con il riconoscimento implicito di Israele. Rivelandone l'intenzione, Vance ha messo i palestinesi allo scoperto e li ha costretti a rifare il viso dell'armi. Ha' infuriato gli israeliani dando loro l'impressione di aver tradito l'impegno kissingeriano di non trattare direttamente con l'Olp. E ha messo in difficoltà Sadat costringendolo scomodamente a cavallo tra la necessità dclJu moderazione e l'obbligo di reggere il passo con il resto delle Nazioni arabe. A Washington, si torna a far previsioni cupe per il Medio Oriente, forse come semplicc reazione alle grandi speranze delle scorse settimane, e probabilmente si esagera alla rovescia. E si scarica su Vance la responsabilità di errori che forse non sono suoi (ma questo è sovente il destino e il compito degli uomini al potere). Il vero problema, attorno al quale la stampa Usa gira in cerchi sempre più stretti, non è il numero di «cassette» che si riportano a casa dai' viaggi con Vance, ma fino a che punto Carter possa permettersi di abbracciare Begin •a Washington e poi rimproverarlo da lontano. Kissinger, dimenticano i giornali, pilotava una barca diplomatica che in buona parte si era costruito da solo. Vance deve muoversi nel quadro di una strategia scritta da altri e spesso molto fluttuante. Ma già i giornali guardano avanti e si preparano, con qualche pregiudizio, ad assistere all'esame cinese di Vance, la prossima settimana. Vittorio Zucconi Cyrus Vance