Silenzio del governo di Bonn sullo fuga di Kappler a Roma

Silenzio del governo di Bonn sullo fuga di Kappler a Roma Malgrado il rinvio del vertice di Verona Silenzio del governo di Bonn sullo fuga di Kappler a Roma (Dal nostro corrispondente) Bonn, 17 agosto. Il governo tedesco, riunito stamane a Bonn sotto la presidenza del ministro della Giustizia Jochen Vogel (il cancelliere Schmidt è in vacanza, il vicancelliere è in Grecia) ha ritenuto opportuno non spendere neppure una parola sulla clamorosa fuga di Herbert Kappler in Germania,' che ha indotto il presidente del Consiglio Giulio Andreottl a rinviare il suo incontro di posdomani con il capo del governo tedesco. Per il governo tedesco il «caso Kappler» con tutte le sue im- plicazioni politiche è come se non esistesse, non se ne parla. Soltanto su espressa richie- sta dell'agenzia di notizie «Dpa», che voleva una spiega- zione di questo insolito silen-zio, il portavoce Armin Gruenewald ha detto che il governo federale si è astenuto da qualsiasi dichiarazione «nell'interesse delle buone relazioni con l'Italia» e ha espresso la speranza che questi buoni rapporti non vengano guastati, cosi come aveva detto Giulio Andreotti, «la cui dichiarazione noi salutiamo e condividiamo». Per quel che riguarda Kappler, rifugiato nella zona di Lueneburg, un'ottantina di chilometri aSud di Amburgo, e sorveglia-i to dalla polizia di sicurezza | tedesca, per proteggerlo da ' una non meglio precisata «minaccia», il portavoce ha demandato ogni risposta allamagistratura della Bassa Sassonia. La quale tace. A rompere il silenzio su Kappler è stato soltanto il capo dell' opposizione democri- stiana Helmut Kohl, il qualeha detto durante una conte-renza stampa di essere favo-revole al principio «la grazia prima della giustizia» e si e appellato alla «tradizione del diritto in Occidente». Kohl ha i detto anche: «E' bene che do- po trent'annì il dramma sia finito» e, pur dimostrando «rispetto per i sentimenti diffusi in Italia», ha pregato gli italiani di «tenere in considerazione i sentimenti dei tedeschi», i quali — come si rileva da molti commenti — si compiacciono per il- «lieto fine », Curiosamente tra gli organi di informazione i ruoli sono invertiti: i commentatori dei quotidiani di ' tradizione liberale colgono dal «caso Kappler» l'occasione per rispolverare vecchie critiche storico-politiche moralistiche all'Italia, mentre gli articolisti dei giornali conservatori e vi | Cini all'opposizione democri i stiana (dai quali ci si poteva aspettare un certo complaci mento) dimostrano compren sione per i sentimenti degli 1 italiani, sono misuratissimi o addirittura si astengono da qualsiasi commento. Scrive per esempio la «Frankfurter Rundschau» (liberale): «L'Italia ufficiale, quando si trattava di antifascismo, ha prevalentemente superato il passato tedesco, non il proprio. Ai politici di Roma e di altrove viene offerta ora la possibilità di non dedicarsi esclusivamente ai crimini nazisti non negati dai tedeschi occidentali, ma di ! occuparsi un po' più delle ! atrocità del fascismo storico i in casa propria». Questi toni, che oggi sono esplosi su alcuni quotidiani I considerati progressisti, da : armi (quando si implorava la grazia per 1' assassino) erano stati smorzati nella Germania Federale. Bisogna aprire un giornale conservatore come la «Frankfurter Allgemeine» ' per leggere che «da parte te 1 desco deve essere detto chia, rumente che il modo come i Kappler e stato liberato viene [condannato», o per trovare la constatazione che «ci sono co se più importanti che non il \ destino di un poliziotto del-.e SS, del quale non ce ne importa assolutamente nulla, anche se continua a recitare la parte per la quale è stato condannato, quella di creare inimicizia tra la Germania e l'Italia». Ma per trovare un serio ed equilibrate esame del «caso Kappler» <XO punto di vista della coscienza tedesca è ne■oessario prendere (fatto eccezionale) un giornale vicino all'opposizione democristiana, la «Rfteinjsc/ie Post» di Duesseldorf. Sotto il tlotlo «Imbarazzo» (che è poi quello del cancelliere Helmut Schmidt, che tace) il direttore Joachim Sobotta va coraggiosamente controcorrente constatando che il rapimento di Kappler è un «pesante dispregio della sovranità italiana» e ricorda la reazione offesa del governo di Bonn allorché nel 1963 il generale De Gaulle fece rapire da propri agenti in Germania il colonnello Argoud che gli dava fastidio. Di Herbert Kappler anche oggi nessuna notizia. La moglie ha chiesto alla magistratura (come avevamo anticipato ieri) di non rivelare il nascondiglio del marito perché è stata minacciata. L'unica novità: il procuratore di Lueneburg, Reifenberg, ha annunciato l'apertura di una inchiesta d'ufficio non appena l'incartamento Kappler sarà giunto dall'Italia, ma ha escluso una denuncia della signora Kappler per avere organizzato l'evasione del marito prigioniero di guerra, in quanto il reato non è perseguibile in Germania. Un'inchiesta verrà invece forse aperta per accertare come Kappler ha varcato i confini della Repubblica Federale di Germania, e se ha violato i regolamenti, per esempio facendo uso di documenti contraffatti. Il magistrato ha tuttavia fatto intendere che una eventuale infrazione verrà archiviata, t, a.