Parla il generale che fa le indagini di Giuseppe Fedi
Parla il generale che fa le indagini Parla il generale che fa le indagini Roma, 17 agosto. Chi conduce le indagini sull'inaudita evasione di Herbert Kappler è Ugo Foscolo, generale, numero uno della procura militare a Roma. Lo invitiamo, al telefono, a fornirci quei chiarimenti che, nel rispetto del segTeto istruttorio, possono dare all'opinione pubblica una chiave di lettu; ra di fatti ancora lacunosi, frammentari, sconcertanti. Il generale risponde pacatamente per quello che gli consente il suo ufficio. — Kappler sarebbe uscito dal Celio nascosto in una grossa valigia o in un baule. E' un'ipotesi che convince fino a un certo punto. Lei ci crede? «Neanche noi ci crediamo molto. E' più probabile che si sia fatto ricorso ad un altro espediente». — Ancora sulla valigia, se di valigia si è trattato. La sua presenza era stata registrata all'ospedale? «Questo è il punto. Anche ciò fa parte delle indagini per accertare eventuali responsabilità». — Come erano articolati i turni di guardia? «Si alternavano tre carabinieri ogni sei ore ma non èrano sempre gli stessi. D'altronde non era possibile per la carenza di personale che c'è a Roma e le frequenti situazioni d'emergenza». — I carabinieri preposti alla sorveglianza di Kappler compilavano i rapporti? «Si, ma non erano continui. E' che purtroppo oggi in questo ambiente c'è molta approssimazione». — E' vero che Anneliese Kappler negli ultimi mesi era spesso al Celio? «Si. Si fermava anche la notte e dormiva in un lettino accanto a quello del marito. Kappler avrebbe potuto anche tarsi ricoverare in una clinica privata e non si poteva negare ad un presunto moribondo l'assistenza della moglie che provvedeva personalmente a curarlo». — Ma non c'era un ufficiale medico addetto al reparto del tenente colonnello? «Questo ufficiale non avrebbe niente da raccontarvi perché, come ho detto, di Kappler si occupava la signora, faceva tutto lei. Il male di Kappler era stato diagnosticato con accertamenti diretti. Aveva un tumore maligno con emorragie che facevano temere potesse morire da un momento all'altro». ' — E i controlli medici? «Erano saltuari. L'ultimo risale alla metà di luglio». — La signora Kappler aveva molta libertà di movimento al Celio? «Poteva uscire a o\alunque ora presentandosi al carabiniere di guardia al portone ». — Lo spioncino sulla porta della camera di Kappler: l'on. Pannella. dopo un sopralluo- go compiuto ieri, ha detto che non c'era. «Pannella non può aver visto proprio niente, perché la stanza di Kappler è sigillata. Comunque lo spioncino non c'è in quanto la porta poteva essere tenuta indifferentemente aperta o chiusa. I carabinieri potevano entrare e uscire quando volevano. Non era indispensabile sorvegliarlo a vista: si trattava di un moribondo». — In stanze vicine a quella di Kappler sono ricoverati due ufficiali sotto processo per i tentativi di «golpe nero», Amos Spiazzi e Salvatore Pecorella. Avevano la possibilità d'incontrarsi con lui? «Lo escludo. Kappler oltretutto era quasi sempre a letto». — Ohi sorvegliava Spiazzi e Pecorella? «Gli stessi carabinieri incaricati della vigilanza di Kappler». — Torniamo alla fuga e ai militi dell'Arma che control» lavano il terzo piano: non do- Giuseppe Fedi (Continua a pagina 2 in ottava colonna)
Luoghi citati: Roma
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