Tanti applausi tra i trulli per la "Norma,, del Missouri

Tanti applausi tra i trulli per la "Norma,, del Missouri L'opera di Bellini a Martina Franca Tanti applausi tra i trulli per la "Norma,, del Missouri (Nostro servizio particolare) j Martina Franca, 13 agosto. Con la rappresentazione della j Norma di Bellini nell'edizione del 1831 per due soprani, il Festival musicale della Valle d'I-1 trio, nella Puglia dei trulli, ha I toccato ieri sera una delle vette I artisticamente più valide di tut-1 ta una serie di opere e concerti programmati e in gran parte già svolti nell'arco dei primi dodici giorni di agosto. Queste manifestazioni musicali, giunte quest'anno alla terza edizione e che in poco tempo hanno assunto un'importanza j predominante nella vita e negli ; ambienti culturali non soltanto pugliesi, si svolgono a Martina Franca, uno dei centri più interessanti delle Murge meridionali, per il suo aspetto settecentesco e per le sue pregevoli chiese e case barocche, con strade, piazze, balconi fastosi. Il Festival che ha in program- j ma due opere, concerti sinfonici 1 e da camera, balletti, recitals e ; persino un corso di tecnica vo- i cale (una trentina di spettacoli ' in sedici giorni) a prescindere ! dall'elemento qualitativo rivelatosi comunque di buon livello artistico, testimonia del grande sforzo organizzativo svolto e degl'intendimenti di coloro che hanno creato tutto questo di non farne una manifestazione di élite, né un convegno di mondanità, ma una festa d'arte per tutti, sia pur seria e impegnata (i prezzi d'ingresso per il pubblico sono infatti molto modesti). Nelle due precedenti edizioni.! con l'intendimento costante di offrire al pubblico capolavori operistici del '700 e della prima ! ! metà dell'800, furono scelti come spettacolo di punta l'Orfeo ed Euridice di Gluck nell'edizione di Vienna e il rossiniano Tancredi nella versione integrale. Quest'anno, oltre alla Norma è stata eseguita qualche giorno fa, in forma di oratorio, VAntigone (o meglio {'Antigono secondo la grafia originale) di Tommaso Traetta nel duecentocinquantesimo anniversario della nascita del musicista di Biton- to, un artista che per sette anni ! fu maestro di cappella alla corte di Caterina 11 a Pietroburgo. Hanno cantato la giapponese Kazue Shimada, il catalano Edoardo Gimenez, Martine du Puy, Luisella Ciaffi e Dano Raffanti. Guidava il coro il maestro Pietro Cavalli. Così il pubblico del Festival ha potuto accostarsi ad un'opera d'arte piena di idee precorritrici e di strane novità formali (malgrado alcune prolissità nel tessuto vocale e strumentale soprattutto nel terzo atto) che giustificano l'importanza e l'opportunità di questa rievocazione culturale, perché Traetta fu uno dei più fantasiosi operisti del '700 e non si limitò ad una stanca ripetizione di schemi tradizionali, ma diede la sua incondizionata adesione alla riforma gluckiana del melodramma. Ieri sera la Norma. L'intento era di constatare se l'edizione originale del capolavoro belliniano, quella per due soprani, fosse valida anche oggi. E la risposta è stata indubbiamente positiva. La cornice scenica: l'ampio cortile barocco del palazzo ducale, unica opera del Bernini nel Sud d'Italia, dotato di un'acustica davvero straordinaria. A rinverdire gli allori di Giuditta Pasta e di Giulia Grisi, rispettivamente la prima Norma e la prima Adalgisa, hanno cantato la soprano americana Grace Melzia Bumbry, che impersonava la invasata profetessa druidica, c Leila Cuberli, nella parte della sacerdotessa di Irminsul. Si è così ricostituito il binomio di voci che Bellini tenne ben presente durante la composizione di Norma. La Pasta si era da tempo trasformata da contralto di agilità in soprano, con un registro centrale pieno e possente; l'Adalgisa, per contrasto anche psicologico, doveva avere una voce di colorito chiaro: proprio quella di Giulietta Grisi, che era a disposizione per quella parte. Quando scomparvero le due primedonne le cose cambiarono. Le difficoltà vocali della parte di Norma erano troppo ardue da raggiungere senza trasporti di tono o senza tagli. Così la parte di Norma fu affidata a soprani di colorito chiaro c il rapporto timbrico si rovesciò. Nella Norma qui a Martina Franca la situazione si è ristabilita, grazie alla Bumbry (che esordì diciassette anni fa come mezzosoprano) in possesso di una voce sopranile ampia, risonante, dotata di un fraseggio espressivo, di una superba tecnica vocale e di un timbro pieno, caldo, oltreché di un'autorevole presenza scenica che in questo caso non guasta certo. E la Bumbry ha compiuto delle autentiche prodezze, quelle che la tessitura belliniana impone ad ogni cantante dotata di generosi mezzi vocali e di coraggio che osa cimentarsi nella parte di Norma, raccogliendo applausi e consensi soprattutto dopo l'estasi notturna e sublime della «Casta diva» e per il calore patetico dei duetti con Adalgisa. La cantante di colore del Missouri non aveva mai cantato Norma nella sua carriera, ma vi si preparava da circa due anni, con encomiabile serietà professionale. Anche gli altri artisti impegnati in questa rappresentazione all'aperto debuttavano nell'opera di Bellini, mentre il maestro ungherese Michael Halasz non aveva mai diretto in Italia. Un singolare concorso di circostanze che ha creato un'atmosfera tutta particolare di attese e che si è risolta favorevolmente sul piano musicale. Il giovane maestro Halasz si e tagliato una grossa fetta del successo della serata con una direzione d'orchestra accuratissima, attenta, aderente via via ai mutamenti della situazione musicale e di ammirevole rigore stilistico, mentre la soprano italo-americana Leila Cuberli, splendida Adalgisa nel primo atto, è un po' calata nel secondo, forse per le insidie del cantare all'aperto. Positiva anche la prestazione del tenore Giuseppe Giacomini, alle prese con il personaggio un po' insipido ma di complicata vocalità del «latin-lovcr» Pollione. Impari all'assunto i costumi e le scene di Carlo Savi, ridotte queste all'essenziale e dipinte con quarzo plastico granuloso, con l'intento di fonderle con la facciata interna del palazzo berniniano. Il tutto su sfumature di colore grigio, ocra c terra di Siena. Peggiorava la situazione un fastidioso traliccio che sorreggeva il «sacro bronzo». Applausi e una vera ovazione alla fine soprattutto alla nuova Norma americana. Lino Vetere Grace Bumbry