Il farmacista della notte una vita dura e pericolosa di Claudio Giacchino
Il farmacista della notte una vita dura e pericolosa Deve o non deve rispondere a tutti? Il farmacista della notte una vita dura e pericolosa E' sempre più difficile trovare chi si assoggetti a un turno di 13 ore, noioso e frustrante - E poi c'è l'incubo dei rapinatori Farmacia di via Nizza 65, di notte, poco dopo l'una. La saracinesca è abbassata, lo spioncino chiuso. Il cliente preme 11 campanello del cltotono: alcuni secondi di attesa ed arriva la voce del farmacista: « Desidera? Ma, ce I'ba la ricetta? ». Il cliente replica: « No, ma non credo sia necessaria. Ho bisogno di qualche cosa per il mal di stomaco, mi dia quello che crede ». Non (a però in tempo a finire, la griglia del citofono filtra accenti Irati: « Non secchi a quest'ora con slmili sciocchezze, non mi scomodo per robctta del genere ». Il cliente schiaccia di nuovo il pulsante, concitato ripete la richiesta, il farmacista si mantiene fedele alla prima risposta. I toni s'inaspriscono, tra reciproci insulti e minacce di chiamare la polizia la disputa si trascina per una decina di minuti. Poi, dall'interno è staccato 11 contatto, il citofono diventa muto. Inutile premere ancora il campanello, non squilla più. Il suo silenzio durerà oltre un'ora. Al cliente non resta che rivolgersi alle altre farmacie che fanno il turno notturno: trova soddisfazione sia alla « Centrale » di via Roma 24, sia in corso Francia 1. Non suona invece ad un'altra dove un cartello incollato alla serranda ammonisce: <c Si danno medicine soltanto per ricette urgenti ». Come mal a Torino le farmacie aperte dopo la mezzanotte riservano trattamenti cosi diversi? Non sono pochi, inoltre, per una metropoli, soli quattro punti di vendita notturni durante il periodo delle vacanze? Il regolamento della farmacia di notte è esplicito: devono essere assecondate soltanto le richieste d'urgenza, vendendo dietro presentazione della ricetta medica. Il cliente di via Nizza 65 quindi era nel torto a protestare. « Ma, — osserva 11 titolare della farmacia "Centrale" — la legge non obbliga all'intransigenza: nei limiti del possibile bisognerebbe sempre cercare di accontentare i clienti, altrimenti si corre il rischio di svilire il nostro lavoro: se mi si domanda qualcosa per lenire un dolore improvviso, se posso ovviare con gualche comune prodotto che non comporti la prescrizione, mi presto ben volentieri ». Un collega aggiunge: « Certo, è molto più comodo seguire alla lettera i regolamenti, ma non si rende di sicuro un buon servizio al pubblico. Purtroppo, la differenza di trattamento è imputabile all'educazione, alla sensibilità ed agli umori del farmacista al quale si bussa. E spesso è proprio il prezzo della medicina che si chiede ad influenzare il contegno del dottore ». L'elenco delle farmacie notturne cittadine non arriva a dieci indirizzi, durante 11 periodo festivo scende a cinque. Ma solo sulla carta. Ad esempio, è fatica sprecata suonare in piazza della Repubblica 21: da mesi il proprietario ha smesso l'attività, spaventato e scoraggiato dalle numerose rapine subite. « Ed ogni volta che uno di noi chiude — spiega il dottore della "Centrale" — non è che si trovi facilmente chi riapra i battenti. Fare la notte è duro, vuol dire lavorare 27 sere su 30, sorbendosi in solitudine turni di 13 ore, dalle 19,30 alle 8,30 del mattino dopo ». Un lavoro molto meglio retribuito di quello giornaliero, ma poco gratificante e, da qualche anno a questa parte, sempre più pericoloso. La rapina è diventata ormai l'Incubo del farmacista di notte, tutti sono stati visitati dai banditi. Il record di assalti li vantano i negozi del dott. David, in via Nizza, accanto al cinema Continental, e del dott. Thumiger, di corso Francia 1: tre incursioni di ragazzi armati e mascherati nel giro di neppure un anno. «Durante la notte siamo abbastanza al sicuro — assicurano i colleglli —. L'ordinazione ci arriva col citofono, la medicina la consegniamo sporgendo il braccio dallo stretto spioncino o attraverso le maglie della saracinesca abbassata. Il rischio grosso è dalle 20 alle 23: per legge dobbiamo tenere il negozio aperto come si fosse in pieno giorno, un giochetto per i criminali assalirci. Perché non ci autorizzano a fare il servizio serale con le stesse modalità del notturno? Logico che la professione svolta in simili condizioni non attragga 1 giovani, che a poco a poco le farmacie notturne si diradino ». Concordi, 1 farmacisti sostengo, no comunque che la decina di negozi attuali sono ancora sufficienti per Torino e che, a differenza di altri servizi, la riduzione per le vacanze non comporta grossi problemi per il pubblico. Il titolare della «Centrale » afferma: «In una metropoli come Londra dopo le 20 lavorano soltanto tre grandi spacci, non ci sono difficoltà per l'utente. Da I noi, addirittura, in questo moI mento basterebbero soltanto due j farmacie ». Può anche essere vero: sarebbe però necessario che I le farmacie in servizio fossero decentrate e non, come ora, tutte nel centro o lungo l'asse di corso Francia. Claudio Giacchino
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