La bomba N ultimo orrore di Aldo Rizzo

La bomba N ultimo orrore La bomba N ultimo orrore L'immaginazione del mondo è colpita dalla bomba ai neutroni, «la più recente oscenità» della gara nucleare, come l'ha definita il 6 agosto scorso, trentaduesimo anniversario di Hiroshima, il presidente dell'assemblea dell'Onu, Amerasinghe. E', come si sa, la bomba che distrugge l'uomo ma non le cose circostanti, in virtù di una potenza concentrata su radiazioni intense ma di corta durata, a differenza che sugli effetti di pressione e sull'accelerazione termica, come nelle normali esplosioni atomiche. C'è un'area di distruzione indiscriminata, ed è quella dell'impatto; poi un'area più ampia, in cui appunto l'uomo muore e le cose restano. Questa bomba è un prodotto della tecnologia americana; i fondi per fabbricarla sono stati già votati dal Congresso, ma Carter si è riservata la decisione ultima. E' un salto di qualità nella strategia del terrore, che domina il mondo da un trentennio? Considerazioni strettamente strategiche si intrecciano con allarmi morali e con ripulse emotive. E' certo che lo scenario evocato dalla bomba N è terrificante. Mai si era data, fuori dalla fantascienza, un'esemplificazione così cruda della capacità del genere umano di distruggere se stesso e quasi della vocazione a farlo. Eppure non ci si può sottrarre al compito di razionalizzare, di sforzarsi di capire. Nel dibattito che si è aperto non manca la tesi che, per questa sua caratteristica di distruggere l'uomo risparmiando le cose, la bomba N sia un simbolo perverso dell'etica capitalistica (Raniero La Valle su l'Unità del 31 luglio). Ma è arduo valutare con l'ideologia il mondo nucleare. I sovietici, per esempio, hanno fatto da tempo la scelta di montare sui loro missili testate sino a venti e a trenta megatoni, contro i due o tre in media dei missili americani (fogni megatone equivalendo alla potenza di fuoco di cinquanta bombe tipo Hiroshima). Diremo che in tale scelta, che comporta la distruzione totale (uomini più cose) di aree immense, ci sia l'impronta del socialismo burocratico o magari dello stalinismo? D'altra parte, si dà per scontato che, se Carter darà il via alla bomba N americana, i russi avranno la loro in pochissimi anni: sarà un cedimento alla logica del capitalismo? E neppure convince l'argomento più generale secondo cui la bomba ai neutroni rovescia «la stessa tradizionale etica della guerra, se mai la guerra può averne una». Quell'etica, che consisteva nel cercare di distruggere il potenziale militare dei nemici salvando il più possibile le loro persone, fu rovesciata già con l'avvento dell'arma atomica, e se si vuole anche prima, con i massicci bombardamenti aerei nel corso della seconda guerra mondiale. Non esiste più una scelta tra distruggere le cose salvando gli uomini e distruggere gli uomini risparmiando le cose. La scelta, purtroppo, è tra distruggere tutto, uomini e cose, e colpire (soltanto!) gli uomini, come minaccia di fare la bomba N per le persone dei soldati nemici, in certe aree operative. Si può invece convenire sul pericolo specifico che la nuova arma abbassi, come si dice, la «soglia nucleare», cioè renda più probabile; l'uso delle armi nucleari, a ragione de! suo minore impatto distruttivo in senso generale. E' vero che lanciare una bomba N potrebbe rappresentare, in circostanze date, una tentazione più forte che lanciarne una A o H. Potrebbe prendere corpo l'illusione che la bomba N non «innescherebbe» la spirale di un conflitto catastrofico e indiscriminato, che cioè essa potrebbe essere «assorbita» dall'avversario, senza che questo si senta costretto a rispondere con una bordata nucleare «normale». Si tratterebbe appunto di un'illusione. Già in passato, fra gli strateghi nucleari americani, compreso un Kissinger non ancora investito del potere, affiorò l'ipotesi che l'impiego di atomiche «tattiche» in Europa, in risposta a un'aggressione dall'Est condotta con forze convenzionali, non dovesse necessariamente portare a una guerra nucleare generale. Quell'ipotesi fu poi scartata sulla base della considerazione che «qualsiasi» uso di armi nucleari può avere conseguenze incalcolabili per la ragione essenziale che «fa cadere le tradizionali inibizioni nei loro riguardi». Questa considerazione vale anche per la bomba N, che dunque serve a ricordarci, contro i rischi dell'assuefazione psicologica, la pericolosità incombente dell'insieme della «situazione nucleare». Poi è giusto che siamo noi europei, soprattutto, a porci simili questioni, giacché l'Europa resta, nonostante la distensione, il più pericoloso dei focolai potenziali, il teatro più «realistico» di un confronto atomico. Ma ciò non perché l'Europa occidentale sia «un avamposto militare degli Stati Uniti» (Enriques Agnoletti su l'Unità del 7 agosto), bensì a motivo di una situazio¬ ne oggettiva di crisi tra l'Est e l'Ovest del Continente: una situazione segnata da una massiccia superiorità strategica (naturalmente mirante a tradursi in pressione politica, poiché le armi, anche quando non sparano, pesano) dell'Unione Sovietica. La presenza militare americana in Europa Occidentale, liberamente chiesta dai governi interessati e ora accettata anche dai partiti eurocomunisti, è il risultato necessario di un tale stato di fatto. La stessa ipotesi di impiego della bomba N, per inquietante che sia, è legata a un caso di difesa da un'aggressione esterna. Dunque il problema che sta di fronte agli europei è quello di ridurre progressivamente la tensione tra le due parti del Continente. Ciò non può essere ottenuto se non assicurando l'equilibrio delle forze. A questo scopo è in corso da anni a Vienna un negoziato specifico (Mbfr), che però non dà risultati perché l'Urss si rifiuta di accettare il traguardo dell'eguaglianza quantitativa assoluta delle forze convenzionali e invece punta a riduzioni in percentuale, che lascino sostanzialmente intatta la sua superiorità. Bisogna agire, premere, qui non meno che sul caso della bomba N. Sono due aspetti collegati della crisi europea, o se si vuole della crisi del mondo, dell'uomo. C'è anche una proposta pratica. L'ha fatta Theo Sommer su Newsweek. Si offra all'Urss la rinuncia alla bomba N in cambio dell'accettazione sovietica della parità delle forze convenzionali in Europa. E' una buona proposta. Aldo Rizzo

Persone citate: Enriques Agnoletti, Kissinger, Raniero La Valle, Theo Sommer