Fiat tratta con Algeri affare da 2300 miliardi

Fiat tratta con Algeri affare da 2300 miliardi Per una fabbrica d'auto, con grossi concorrenti Fiat tratta con Algeri affare da 2300 miliardi Intervista con Giovanni Agnelli, dopo il colloquio con Andreotti (Dal nostro inviato speciale) Roma, 10 agosto. Il presidente del Consiglio ha ricevuto questa mattina Giovanni Agnelli, con il quale si è intrattenuto per circa un'ora. Tema principale dell'incontro, come hanno precisato, uscendo da Palazzo Chigi, Giulio Andreotti e il presidente della Fiat, è stato il progetto dell'Algeria di costruire una fabbrica d'automobili, per il quale sono in concorrenza la Fiat, la francese Renault, la tedesca Volkswagen e i giapponesi. «E' un affare che stiamo esaminando da un paio d'anni, un affare immenso, da 2300 miliardi», ci ha precisato Giovanni Agnelli, nel corso d'un breve colloquio. «L'Algeria — aggiunge — vuol fare una fabbrica d'automobili molto verticalizzata, dalle fonderie al prodotto finito, su tre modelli di vetture. La costruzione dovrebbe aver inizio entro quest'anno, per essere ultimata tra sei o sette. Un progetto di questo genere comporta un investimento di 300 miliardi sul posto e commesse all'Italia per 2 mila miliardi, metà alla Fiat, metà ad altre industrie: macchine utensili, eccetera. Bisogna vedere quali possibilità di finanziamento ha l'Italia per esporsi verso l'estero, verso quel Paese, in queste dimensioni». Il finanziamento delle nostre esportazioni, dunque, è stato l'argomento del suo incontro con Andreotti? «Se l'Algeria farà il metanodotto sottomarino con l'Eni, questa fabbrica con noi, qualcosa con Pirelli, finirà per avere il 15-20 per cento dell'esposizione italiana di finanziamenti all'esportazione. Quindi, è un problema di scelta politica. Io ho detto ad Andreotti: ho il dovere di sottoporglielo, ma poi il giudizio è di priorità e di distribuzione geografica». Se toccasse ad Agnelli decidere, che cosa farebbe? « Io credo che l'Algeria — dice il presidente della Fiat — sarà un Paese guida. Cioè, io sono convinto che l'Algeria, diciamo tra dieci anni, sarà il Paese guida di quella parte del mondo». Questa è una cosa interessante... «Certo, è una cosa interessante, e poi c'è un altro problema. L'Italia vuol porre le sue priorità sulle esportazioni, oppure sugli investimenti in casa? Io sono sicuro che sarebbe saggio porle sulle esportazioni, perché l'esportazione vuol dire utilizzo degl'impianti esistenti, prima di aumentare le capacità produttive già non utilizzate oggi. Però, questo vuol dire sempre ritardare altre cose». Quindi, oltre ai vantaggi per la bilancia dei pagamenti, d'importanza fondamentale, l'aumento delle esportazioni significa anche aumento della produttività. Il presidente della Fiat, uscendo da Palazzo Chigi, aveva dichiarato questa mattina, ai giornalisti presenti, che del progetto erano già a conoscenza il ministro del Tesoro, Gaetano Stammati, e il governatore della Banca d'Italia, Paolo Baffi, perché si tratta di vedere quali proposte di finanziamento può fare l'Italia all'Algeria, rispetto a quelle che offrono la Francia o la Germania Occidentale. Noi gli chiediamo se il problema del finanziamento non si potrebbe risolvere con la «triangolazione», cioè con l'apertura di crediti all'Algeria, per pagare le nostre forniture, da parte di Paesi che hanno le maggiori disponibilità di petrodollari. «Lei vuol dire la Libia?». La Libia, oppure l'Arabia Saudita, o altri Paesi che han> no forti disponibilità finanziarie. «Guardi, certo la triangolazione è una bella operazione, ma bisogna trovare il Paese che abbia voglia di esporsi. A tutt'oggi, di gente che abbia tirato fuori soldi per finanziare le esportazioni altrui verso Paesi terzi non ne abbiamo mai trovata. E' bellissimo da dire, ma non si è mai visto». Con Andreotti Agnelli ha parlato anche delle iniziative Fiat nel Mezzogiorno. Quali? «Non a Gioia Tauro, dove nessuno ci ha chiesto d'intervenire, ma, anche se ce l'avessero chiesto, non avevamo nulla da suggerire. Ho parlato, invece, del progetto Fiat in Val di Sangro, negli Abruzzi, per una fabbrica che dovrebbe occupare 1500 persone e fabbricare un veicolo misto, con motore Diesel, fornito dai nostri stabilimenti di Foggia». In risposta a una domanda sulle prospettive della situazione economica, questa mattina Giovanni Agnelli aveva detto che le posizioni tendenti ora all'ottimismo, ora al pessimismo, sono posizioni psicologiche e che il giudizio dipende dalla conoscenza che ognuno crede di avere dei fatti economici. Per nostro conto, siamo tra i meno pessimisti. E l'avvocato Agnelli? Il presidente della Fiat evita gli schieramenti, ma è impressionato soprattutto per i dati sulla disoccupazione, in particolare quella giovanile. E conclude: «Forse l'elemento decisivo sarà la tenuta sociale, un elemento che oggi nessuno può misurare». Mario Salvatorelli I grandi contratti italiani in Algeria Alcune tra le principali commesse ottenute da industrie italiane in Algeria negli ultimi diciotto mesi Ammontare Socicta Ogicllo 1 (miliardi dl lire) PirelU-Kmpp (1) stablllmento pneumatlci j 450 Marzotto-Famatex (1) i Impiantl per lavorazlo- 350 ne lana Ansaldo-Breda centrale elettrlca 180 Italconsult-Mlralanza 3 Impiantl per detergentl 150 slntetlcl Generall Implanti-Castoldl complesso per la rabbrl- 100 cazione dl cucirinl CMC (Cooperativa) 3 complessl molitori 95 Flat Engineering fonderla dl ghlsa 90 Technlpetrol rafflnerla 85 Salpem (ENI) trivellazionl petrollfere 85 Haledil (IIU) 4 lottl per complesstve 80 2600 abltazloni ITECO - Lanerossi stablllmento dl filatura IS cantata (1) Consorzio Italo-tedesco La tabella, che pubblichiamo «ul sopra, mette In luce come negli ultimi dlclotto mesi ci sia stato un crescendo di contratti a vasto raggio, che fanno dell'industria italiana una delle maggiori protagoniste del processo algerino di industrializzazione. L'Algeria disputa all'Iran, all'Arabia Saudita ed alla Libia 11 primato delle commesse concesse all'industria Italiana; si tratta di ordinazioni nel complesso più « Industriali », legate, cioè ad un plano di sviluppo di un paese relativamente popoloso che persegue precisi obiettivi di aumento di produzione e di irrobustimento della sua base economica, r. e. s.