I lettori discutono di Ferruccio Borio

I lettori discutono I lettori discutono Conformisti Letta con attenzione la duplice intervista di Ferruccio Borio con il nuovo Arcivescovo di Torino, sono rimasto colpito soprattutto dall'insistenza con la quale l'intervistatore si c sforzato di qualificare come «moderato» Mons. Ballcstrero, cercando al tempo stesso di coinvolgere il presule nelle inevitabili conseguenze di una scoperta contrapposizione frontale alle posizioni, spesso strumentalizzate, del cardinale Pellegrino, da ritenere evidentemente uomo «non moderato». Del resto, e di questi medesimi giorni un intervento del politologo Giorgio Galli, il quale nel corso di una delle sue stimolanti «conversazioni» che un periodico milanese va pubblicando invece di replicare agli argomenti tur L'altre che trascurabili di uno studente aretino, se la sbriga con tre righe, alludendo alla «posizione» del giovane interlocutore, «che pare si possa definire di destra». Forse che è un delitto manifestare perplessità circa il pesante clima di conformismo che ormai da anni domina incontrastato la vita politica sociale e culturale del nostro paese? Oppure si crede proprio che basti bollare sbrigativamente di «moderato» o «di destra» taluni atteggiamenti obiettivamente critici delle mode imperanti, perché i mali veri da cui è afflitta la nostra società (e non solo quella italiana) vengano esorcizzati? Non ci troviamo per caso dinanzi a una sempre più scoperta acritica esaltazione degli «idola» del nostro tempo, ovvero di mitiche parole pseudo-esorcizzanti come «sinistra» e «progressismo», con conseguente più o meno sottile opera di convincimento — se non di vera e propria «repressione» (anche se al frastornato Sartre questa non interessa) — nei confronti di quanti si ostinano a non voler appropriarsi formule di comodo, per farsene a loro volta portatori strumentalizzati e strumentalizzanti? Giorgio Gualerzi - Torino Il compromesso Credo che l'articolo di fondo «Giustificare il compromesso», apparso su «La Stampa» del 31 luglio, possa rappresentare una sorta di prezioso «decalogo» per de e pei, nel quale sono ricordati tra l'altro i principali esami di maturità che tali partiti dovranno sostenere nel corso del loro difficile cammino politico-economico. Primo impegno: senza dubbio il risanamento. La nostra economia ha il soffio al cuore ed arranca tra mille ostacoli, il sempre più debole potere d'acquisto della nostra moneta mette in scric difficoltà coloro che percepi- scono i salari più bassi, i giovani stentano parecchio ad occupare un posto nel mondo del lavoro. Sono certo che se i partiti del compromesso prenderanno vera coscienza di questi e altri urgenti problemi che ci assillano, potrà tornare sul volto degli italiani un incoraggiante sorriso di fiducia e di serenità. Carlo Radollovich - Milano Scuola libera Ho leto l'articolo « La scuola dei cattolici » di L. Fumo. Egli indica per i cittadini cattolici e di altre fedi, affinché siano coerenti tra fede e vita, Pautotassazionc per il finanziamento delle proprie scuole. Si deve ammettere però che, sia per necessità, sia per opportunità, sia per coerenza religiosa, molti genitori italiani si devono già comportare così. Ma è discriminatorio, quindi anticostituzionale. Infatti chi può oggi accedere ad una scuola di indirizzo educativo determinato? Chi può scegliere la scuola conforme ai propri principi? Solo chi può pagarsela. Moltissimi genitori che desiderano affidare a queste scuole i figli, pur essendone in pieno diritto (perché è la famiglia e non lo Stato il primo educatore) non lo possono fare per l'ostacolo finanziario. Quindi la libertà di scuola vale solo per i ricchi; gli altri non possono scegliere. Giovanni Bosco, Torino Giungla di stipendi Da tempo La Slampa riporta notizie sulla giungla retributiva e sulle conclusioni, a cui è giunta la Commissione parlamentare. Ritengo (e il desiderio non è certamente soltanto mio) che La Stampa bovrebbe battere ancora di più il «vergognoso» tasto perché solo così il problema sarà sensibilizzato e dal basso nascerà la volontà di risanamento. Non desidero portare il discorso sui responsabili del fenomeno «tutto italiano», se la volontà politica sarà presente (la de potrà riparare e il pei dimostrare se ha veramente aspirazioni oneste) col tempo necessario di due o tre anni potrà essere fatta giustizia. Una proposta: bisogna definire (e questo lo deve fare il parlamento) la «funzione» sociale e culturale dì ciascuna categoria di dipendenti, che può essere, se si vuole, articolata al suo interno per anzianità, e retribuire tale funzione in rapporto alla sua importanza nella società di oggi e ad un criterio di giustizia di base, che riconosca a chi e più in basso il diritto ad una vita dignitosa e tranquilla sul piano economico. La retribuzione deve essere «stipendio» con eliminazione di «tutte» le altre voci, eccetto quella della scala mobile, la quale, poi, deve essere uguale per tutti. Angelo Dorè - Alassio

Persone citate: Angelo Dorè, Carlo Radollovich, Giorgio Galli, Giorgio Gualerzi, Giovanni Bosco, Sartre

Luoghi citati: Milano, Torino