Rette troppo care progetti insabbiati e accese polemiche

Rette troppo care progetti insabbiati e accese polemiche L'assistenza agli anziani Rette troppo care progetti insabbiati e accese polemiche Il processo al servizio di assistenza agli anziani continua. Da più parti associazioni c cittadini hanno criticato le scelte dell'Amministrazione accusata di « fare poco e male ». Ad aggravare la polemica è poi giunta nel giorni scorsi la notizia delle «rette da 450 mila lire al mese» fatte pagare ai lungodegenti dell'ospizio del « Poveri Vecchi » di corso Unione Sovietica. Ha risposto ieri 11 presidente, prof. Bruno Gai-bagnati. La sua è stata una conferenza stampa franca, in alcuni punti una lucida verifica di una struttura da tanti giudicata « vecchia e inadeguata ». Il primo punto, quello più dolente e d'attualità che è stato toccato riguarda appunto le rette. « li nostro bilancio — dice — è deficitario. Contro un flusso mensile di entrate pari a 150 milioni abbiamo un totale di spese di 280 milioni. Il buco quindi è di 130 milioni ». Ecco il conto economico: entrate e uscite. « Il Comune — elenca Garhagnati — ci versa 70 milioni al mese, poi ci sono 15 milioni che vengono dagli ospiti del Buon Riposo, 25 milioni di afflttl delle nostre proprietà, 40 milioni delle pensioni Inps dei ricoverati. Per contro ci sono 130 milioni di spese per il personale, 50 milioni di contributi e tasse e 100 milioni, sempre al mese, per i jornìtori ». Un'azienda fallimentare, dunque? « Non proprio così — dice Garbagnati —. Però abbiamo i nostri problemi ». Domandiamo come possono tirare avanti. SI strinse nelle spalle. « Da sei mesi non versiamo più i contributi della previdenza sociale e rimandiamo il versamento delle spettanze arretrate (circa un miliardo) at fornitori. Proprio in questi giorni la Cassa di Risparmio ci ha dato dieci giorni di tempo per rimborsare 83 milioni di un vecchio mutuo ». Slamo alla parte dolente del discorso. Il presidente confessa che il Comune ha un debito di circa 700 milioni fin dal '75: « E noi abbiamo dovuto chiedere alla Cassa di Risparmio un'anticipazione di cassa e su quella paghiamo un interesse del 20 per cento ». Vorrebbe entrare in polemica con le banche, ricordare che potrebbero devolvere parte della quota che per legge sono obbligate a destinare ad iniziative assistenziali o culturali all'ospizio? Non Io dice. Preferisce mostrare le cifre, documentare la grave situazione dell'ospizio. « 1 costi giornalieri sono quelli che sono — prosegue —. Facciamo i confronti con i maggiori enti. Le nostre tariffe sono le più basse. Per la prima categoria a un letto in corso Unione Sovietica l'anziano paga 3800 lire, al « Buon Riposo » 5800, all'opera M. Antonello 6300, Villa delle Primule 6500, la casa di riposo di corso Casale fa pagare in sede isoli lire e 8000 al « Maria Bricca ». Non tralascia di parlare dell'organico: « Nel '60 avevamo 1219 ospiti e disponevamo di 202 dipendenti; al 18 novembre dello scorso anno, su 881 ricoverati il personale contava 432 unità, cioè 290 ausiliari, 25 infermieri generici, 51 qualificati, 35 amministrativi, 8 sanitari, 32 religiosi. Il rapporto è di 1 a due, molto buono: direi che giustifica i 130 milioni che spendiamo in salari e stipendi e che incide tanto sulle rette ». Sta di fatto che l'ospizio dei « Poveri Vecchi » è una ricca azlenda. Lo ammette lo stesso prof. Garbagnati: « Siamo proprtearl di 535 alloggi tra Torino e Moncalieri; 70 negozi, 209 box per auto, 66 unità immobiliari in piazza San Carlo in affitto alla Fiat, una autorimessa pubblica e 3 bassi fabbricati. In tutto incameriamo circa trecento milioni all'anno di pigioni in parte versate da nostri dipendenti e in parte da cittadini. Da quattro mesi non assegniamo più alloggi, ne abbiamo sfitti nove ». Dalle rette si passa alle prospettive future e alla convenzione con il Maurizlano e il Martini di cui parlava Ieri l'assessore regionale Vecchione nell'Intervento che abbiamo pubblicato. « Gli appartamenti che teniamo sfitti dovrebbero essere trasformati in comunità alloggio — dice li presidente —. Un padiglione dell'ospizio sarà adibito ad asilo nido del quartiere, apriremo un parco pubblico. Inoltre c'è l'affitto alla Regione di un padiglione per 71 milioni annui, e il suo utilizzo come centro di calcolo. Un altro padiglione dovrebbe ospitare il Politecnico, ma per ora sono solo progetti ». Questa ospitalità offerta ad altri enti significa minore impegno per gli anziani? « Non minore. Diverso. Il Buon Riposo resterà, daremo una migliore assistenza domiciliare. Il Comune ci ha già chiesto 30 dipendenti e la Provincia altri 25 per il Mainerò. Diventerà tutto più razionale. Scatterà anche la convenzione e arriverà il miliardo già stanziato dalla Regione per creare i due reparti per lungodegenti. Ci sono però delle opposizioni ». Di che tipo? « Non definiamole. Basti sapere che comunisti, socialisti e psdi sono favorevoli. Il resto è superfluo. Con essa verrebbe finalmente applicata una legge del dicembre del '56 che impone il ricovero gratuito in ospedali per questo tipo di anziani ». La conferenza stampa finisce qui, ma non la polemica. In seguito alle dichiarazioni dell'assessore regionale Vecchione il presidente del Maurizlano Vincenzo Musso e quello del Martini, Luigi Nuccio, hanno scritto una lunga lettera. Dopo aver respinto «l'accusa del tutto gratuita avventata di "una manovra politica"» per ritardare la convenzione hanno ricordato l'Iter burocratico della pratica. « Siamo stati convocati, dal presidente della giunta regionale — hanno spiegato — il 20 gennaio '77 e c'erano anche gli assessori Enrietti e Vecchione. In quell'occasione venne prospettata l'intenzione di dar vita alla convenzione. Ci siamo subito dichiarati disponibili subordinando ovviamente la firma e la messa in atto all'approvazione dei rispettivi Consigli di Amministrazione. Il documento ci è pervenuto solo il 18 luglio all'Assessorato all'Igiene, l'allegato "B" e la planimetria dei reparti il 22 luglio dalla Presidenza dell'Istituto di Riposo. In altre parole, se il progetto « dorme da oltre tre mesi » non è certo nei cassetti 'del due ospedali ». Adriano Provera

Luoghi citati: Moncalieri, Torino