Terroristi
Terroristi Terroristi (Segue dalla 1* pagina) so dalla stazione milanese di Porta Garibaldi. Su questa pista hanno cominciato a lavorare i poliziotti. E' stata trovata anche una rivoltella a tamburo Astra cai. 38 special e, sparsi sulla strada, una quindicina di proiettili. Un esame dei resti dell'esplosione, e soprattutto dell'auto semidistrutta, fa pensare che l'ordigno trasportato dai due fosse a base di tritolo o di plastico, probabilmente compressi in un contenitore. Qualche elemento ulteriore si avrà dall'autopsia — prevista per oggi — quando si potranno estrarre dai corpi le schegge che li hanno dilaniati. Ieri mattina, nella camera mortuaria delle Molinette, il padre del Di Napoli, Doriano, un civilista milanese, ha riconosciuto ufficialmente la salma del figlio. Anche la madre Filomena Valerio, separata dal marito, ha voluto vedere il corpo, accompagnata dalla figlia Maria. Quest'ultima, accusata di essere una nappista e successivamente assolta, ha spiegato di aver dato al fratello la sua carta d'identità per alcune pratiche da svolgere a Milano. Per la notte scorsa sia Maria Di Napoli che il suo convivente, Salvatore Cinieri, hanno fornito un alibi convincente. All'alba agenti dell'antiterrorismo hanno compiuto una perquisizione nella casa del Di Napoli a Milano. Non sarebbe stato trovato nulla di interessante. Secondo il padre, il ragazzo non si occupava di politica. Aveva avuto delle difficoltà a scuola, ma si era ripreso. Poco si è saputo anche del giovane cileno sul quale si appunta particolarmente l'interesse degli uomini dell'ufficio politico. Giunto a Roma nel marzo del '76, si era trasferito a Torino in ottobre. Lavorava saltuariamente come manovale nei cantieri edili. Secondo il capo dell'ufficio politico, dott. Fiorello, i due terroristi sarebbero partiti da Milano in compagnia di una terza persona, pare un certo « Michele », con lo scopo di compiere attentati. Vi sarebbe un testimone che ha visto i tre insieme alla stazione milanese di Porta Garibaldi. A Torino i giovani sarebbero scesi a Porta Susa, a poca distanza da piazza Umbria. Qui sarebbero giunti a piedi. A questo punto, per un difetto nel meccanismo di innesco, l'ordigno sarebbe esploso anzitempo. Sull'inchiesta gli inquirenti mantengono un comprensibile riserbo. Si sa che vi sono molti agenti al lavoro per mettere a fuoco la personalità e le amicizie dei due terroristi. Si cerca anche di scoprire quale fosse l'obiettivo degli attentatori. Nella zona di piazza Umbria sono valide quattro ipotesi: lo stabilimento Fiat Ferriere, quello della Micheli-n, la ferrovia TorinoMilano e il comando del nucleo di polizia giudiziaria dei carabinieri. Ma dove volessero colpire gli attentatori resta un mistero. Poca importanza danno gli inquirenti ad una telefonata giunta ieri mattina a « Stampa Sera ». Una misteriosa voce ha detto: « Questa notte è fallita un'azione delle Brigate comuniste internazionali per distruggere un baluardo della repressione capitalista. Onorate i nostri morti. Seguirà una comunicato ». Per ora la telefonata non ha avuto seguito. Gianni Bisìo (A pagina 4 altri servizi)
Persone citate: Di Napoli, Filomena Valerio, Maria Di Napoli, Salvatore Cinieri
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