Sono tecnici, non politici i nuovi "vertici,, dell'Eni di Mario Deaglio

Sono tecnici, non politici i nuovi "vertici,, dell'Eni Diverso orientamento nelle imprese pubbliche Sono tecnici, non politici i nuovi "vertici,, dell'Eni La "rivolta dei managers" ha costretto il presidente ad una soluzione "interna" contro le indicazioni del ministro Bisaglia - Fase transitoria nelle Partecipazioni Statali? Roma, 3 agosto. La lunga e controversa vicenda dell'assetto dei vertici dell'Eni, apertasi clamorosamente il 15 luglio scorso prima con le dimissioni di Egidio Egidi dall'Agip e poi con quelle di Francesco Porte dalla Tescon, si è chiusa, almeno formalmente, ieri notte con le nomine effettuate dalla giunta esecutiva. A ricoprire le poltrone rimaste vacanti sono stati chiamati, attraverso un giro complicato di rotazioni interne, alcuni di quei dirigenti per i quali, i 1400 funzionari dell'ente, reclamavano «la valorizzazione delle capacità manageriali e professionali». Alla Snam (considerata la «cassaforte» dell'Eni per i circa 200 miliardi all'anno provenienti dalla «rendita» del metano) è andato Lorenzo Roasio, 53 anni, da 25 nel gruppo, già presidente dell'Agip commerciale e della IP (ex Schell). Spetterà a lui gestire l'eredità lasciata da Enzo Barbaglia chiamato ad occupare il posto di Egidi alla maxi-Agip. La promozione di Roasio ha consentito ai suoi due più stretti collaboratori di fare un grosso salto in avanti: Angelo Pileri, 54 anni, all'Eni dal 1950, si ritrova alla presidenza dell'Agip commerciale, mentre Luigi Freschi, 53 anni, dovrà occuparsi della IP- Alla presidenza dell'Agip nucleare, un posto da tempo vacante, di fatto non è cambiato nulla: i poteri la giunta ha deciso di unificarli nelle mani di Giuseppe Badolato, 55 anni, amministratore delegato, all'Eni dal '53, considerato un tecnico di altissimo valore con competenze specifiche nel settore nucleare. Per la Tescon, infine, la finanziaria che raggruppa le disastrate imprese tessili, la soluzione adottata appare più che una scelta un compromesso provvisorio; a ricoprire la carica di presidente, infatti, andrà Ferruccio Mauro, 41 anni, vice direttore dall'attuazione del gruppo. La Giunta, dopo le polemiche dei giorni scorsi, rese incandescenti dall'opposizione dei dirigenti interni contrari alle immissioni esterne suggerite dal ministro delle Partecipazioni Statali Bisaglia, ha ritenuto di dover dare una spiegazione per le soluzioni adottate. «Neil'esaminare le varie candidature — si precisa in un comunicato — si è tenuto conto in modo prioritario delle rilevanti risorse interne, privilegiando la professionalità e la competenza dei sìngoli. Al contempo, sono state prese in esame anche possibili immissioni esterne, rappresentate da persone che per capacità e curriculum potevano certamente essere di grande utilità all'Eni. Al termine dell'analisi, la Giunta, pur dichiarando esplicitamente e unanimemente che l'ente non deve chiudersi in sé ed aprioristicamente negare l'ingresso di forze valide esterne, ha ritenuto che per le posizioni all'esame l'Eni potesse già disporre nel suo seno di collaudate e valide esperienze da valorizzare ed utilizzare appieno». Più che una dichiarazione, la lunga nota, stesa personalmente da Pietro Sette, appare come una comunicazione di armistizio diretta a Bisaglia. Sette non ha dimenticato qual è stata la reazione del ministro delle Partecipazioni Statali dopo la «notte dei lunghi coltelli» del 23 luglio scorso, quando, sulla base di impegni presi, si sarebbe dovuto procedere alla nomina di Giuseppe Ratti, alla vice presidenza dell'Anic, di Ugo Niutta alla presidenza della Snam o, in alternativa, della Saipem e di Gioacchino Albanese alla presidenza della Tescon. Alle reazioni degli altri membri della Giunta, il presidente dell'Eni, allargando le braccia, faceva capire (circostanza poi smentita dal vicepresidente Mazzanti) che si trattava di nomi dettati da un ministro che pretendeva imporre il «primato della politica». Nel tentativo di uscir fuori da un imbuto nel quale si era cacciato negoziando da una parte con Bisaglia l'ingresso all'Eni di Ratti, Niutta e Albanese e dall'altra promettendo ai dirigenti in rivolta (che fra l'altro lo accusavano di «condannare l'Eni all'immobilismo») di voler privilegiare nomine interne, Sette convinceva tutti dell'opportunità di rinviare. Evidentemente, sperava di aprire, nel frattempo, nuovi negoziati sia con Bisaglia, sia con i dirigenti. Il fatto è che la guerra ormai era dichiarata: il ministro, in un infuocato dibattito alla Camera accusava i dirigenti di «corporativismo». Quest'ultimi rispondevano con minacce di sciopero e pesanti accuse di clientelismo politico». E' stato cosi che Pietro Sette, per aver tentato di tenere il piede in due staffe, si è trovato alla fine isolato. Negli ultimi giorni, le comunicazioni tra il ministero delle Partecipazioni Statali e l'Eni si erano completamente interrotte. All'interno della holding, i dirigenti aspettavano sul piede di guerra che gli impegni presi venissero mantenuti. Tra i due mali, il presidente dell'Eni ha ritenuto di scegliere il minore assecondando le istanze interne. Adesso non gli rimane che aspettare le reazioni di Bisa- glia Natale Gilio dirigenti che oggi occupano i vertici delle imprese pubbliche —, vertici peraltro decimati nei loro uomini migliori da dimissioni e fughe degli ultimi mesi — e cioè tra burocrati c «managers». Si ha così una soluzione di transizione, con la sconfitta di una linea di netto clientelismo, in spregio all'economia, ma anche senza una completa vittoria della professionalità e dell'autonomia. Sarebbe, ad esempio, ben difficile negare una patente di efficienza manageriale all'ingegner Giuseppe Badolato, nuovo presidente dell'Agip Nucleare, il quale opera in un settore in cui, senza competenze specifiche, è pressoché impossibile andare avanti. Anche a Lorenzo Roasio nuovo presidente della Snam, e Angelo Pileri, nuovo presidente dell'Agip commerciale, la qualifica di « manager » professionisti e dinamici compete pienamente. Questi due dirigenti, però, si portano una pesante croce sulle spalle, essendo stati partecipi di alcune delle decisioni più controverse dell'Eni, nella tormentala storia del colosso petrolifero negli ultimi anni. La partecipazione a tali deci¬ sioni potrà sempre essere usala contro di loro e quindi condizionarli gravemente nella loro nuova attività. Nel caso di Ferruccio Mauro, poi, nominato presidente della Tescon, il trionfo della burocrazia interna dell'Eni appare completo. Si tratta di un dirigente mollo apprezzalo ma che forse non è mai stato fuori del « palazzo degli uffici », che di colpo si trova a dirigere un gruppo di imprese che scottano, per di più impegnale in una concorrenza accanila con le imprese private. Ha fama di essere versatissimo in problemi giuridico-finanziari, ma non ha forse mai sentito l'odore di una fabbrica. Se queste decisioni sono la prima conseguenza di rilievo in campo economico, dell'accordo a sei, non si può non rimanere delusi. Continuando così avremo al massimo una razionalizzazione di alcune sfornire, un nuovo rinvio di decisioni importanti, una soluzione « badogliano », appunto, che può permettere di gestire, giorno dopo giorno, perdite crescenti, ma non di applicare cure radicali. Mario Deaglio

Luoghi citati: Roasio, Roma