Sono condannati anche per calunnia i rapinatori che hanno accusato i carabinieri di averli picchiati

Sono condannati anche per calunnia i rapinatori che hanno accusato i carabinieri di averli picchiati Sostenevano di aver confessato per paura di essere malmenati Sono condannati anche per calunnia i rapinatori che hanno accusato i carabinieri di averli picchiati Assolti con formula piena i tre sottufficiali • Un altro processo per rapina: tre anni e sette mesi a due fratelli che, armati di bastone, si impossessarono di 5 mila lire, tre sigarette e un accendino; due anni e mezzo al loro complice I tre giovani banditi che terrorizzarono la Valle di Susa tra la fine del '75 e l'Inizio del '76 hanno pagato caro il tentativo di difendersi accusando i carabinieri di averli malmenati per farli confessare: oltre a 4 anni di carcere e 600 mila lire di multa per furti e rapine, il tribunale (presidente Lacquanitl, p.m. Marciante) ha inflitto loro un anno e sei mesi per calunnia, un anno di liberta vigilata, condannandoli anche al risarcimento dei danni e al pagamento delle spese processuali. I tre sottufficiali, ingiustamente accusati, reno stati assolti con formula piena. Le indagini incominciarono quando ai carabinieri furono segnalate numerose rapine ai passanti in Val di Susa e in Val Sangone, fatte da quattro giovani che viaggiavano in «Mini». I sospetti caddero su Filippo Sassu, 24 anni, abitante a Sant'Ambrogio, via Umberto I 40; Roberto Zerbinatti 20 anni, originarlo di Volpi ano e residente a Sant'Ambrogio, via Celle 4; Roberto Pochettino, 21, anni, via Roma 42, Trana. Pur es. sendo senza lavoro costoro frequentavano locali pubblici spendendo cifre considerevoli. Anche le descrizioni fatte dalle vittime corrispondevano. II Sassu, fermato dal carabinieri, ammise le proprie responsabilità rivelando i nomi dei complici: Pochettino, Zerbinatti e ?T., non imputabile perché minore di 14 anni. Interrogati dal pretore di Avigliana, il primo confessò indicando anche 1 luoghi dove erano state abbandonate le auto usate per le rapine, mentre Zerbinatti ammise di avere partecipato a un'aggressione a Villardora, ma negò sia le rapine a Vaie e Bussoleno sia i furti a Chianocco. Formalizzata l'inchiesta, gli imputati ritrattarono tutto davanti al giudice istruttore Ambrosini. Dissero di avere confessato per paura, perché erano stati picchiati. Questa circostanza fu confermata dalla madre e dalla sorella del Sassu. «Quando andammo in caserma ad Avigliana per trovare Filippo — hanno ripetuto ieri in aula — la mattina dell'arresto, lo sentimmo insultare, e poi rumori di colpi, simili a schiaffi e botte». «La porta fu aperta un attimo — ha aggiunto la sorella — e lo vidi per terra». Il sostituto procuratore non diede credito a questa versione e chiese che agli imputati fosse contestato 11 reato di calunnia, ma il giudice istruttore pur considerando i tre volpevoli di furti e rapine li assolse da quest'accusa e rinviò a giudizio 1 brigadieri Antonio Caggiano e Arcangelo Mataluna di Rivoli, e il maresciallo Nicola Alessandro di Avigliana per violenza privata. La procura presentò appello, contro l'assoluzione dalla calunnia, che venne accolto con sentenza ampiamente motivata dalla sezione istruttoria. In udienza 1 tre rapinatori hanno continuato a proclamare la loro innocenza ribadendo le accuse al carabinieri. Alle precise domande del presidente sono però caduti In numerose contraddizioni. Presidente. «Perché non avete detto nulla al pretore e neppure al vostro avvocato?». Pochettino: «Perché il pretore è come un carabiniere». Il medico legale non fu però in grado durante l'inchiesta di confermare il pestaggio e ieri questa versione è stata smentita in modo evidente dalle foto segnaletiche scattate quando almeno 11 Sassu avrebbe dovuto presentare un vistoso ematoma all'occhio. Banditi e bugiardi, dunque. «Che bisogno avevano i carabinieri — ha chiesto il p.m. — di estorcere una confessione? Non si guadagnavano certo una medaglia o una promozione. Sono accuse che non reggono, a meno che non si voglia i sospettare di complicità o connivenza il pretore e il loro legale, ma ciò a da escludere». Dopo le arringhe dei difensori (avvocato Dal Fiume, Davi e Perla) e degli avvocati Altare e Tar¬ dy, patroni di parte civile che hanno chiesto il risarcimento dei danni da devolversi all'Opera orfani dei carabinieri, la sentenza. ■k Severa condanna per tre giovani rapinatori, uno del quali minorenne, che una settimana fa portarono via ad un venditore ambulante di angurie tre sigarette. imiiiiiiiiwi i imi i i un accendino e cinquemila lire. L'episodio, avvenuto la notte del 21 luglio ai Giardini Reali, è stato raccontato dalla vittima Osvaldo Achille Avanzati, ai giudici della sezione feriale del tribunale. « La zona era buia — ha detto — si sono avvicinati e mi hanno chiesto i soldi. Ho dovuto darglieli. i minimi i i i nin Prima di andarsene hanno guardato se avevo al collo la catenina ». Ripresosi dallo spavento l'uomo, aiutato da alcuni passanti e da due guardie notturne, inseguì i rapinatori che prima di arrendersi si difesero a bastonate. Uno di loro aveva in tasca 170 mila lire. Processati per direttissima sono cosi comparsi sul banco degli imputati i fratelli Salvatore e Alfio Vecchio, rispettivamente di 26 e 19 anni, insieme al diciassettenne Ennio Bario]ini (difesi dagli avvocati Geo Dal Fiume e Console). II tribunale ha Inflitto ai fratelli Vecchio 3 anni, 7 mesi e 300 mila lire di multa (il p.m. Marciante aveva chiesto 5 anni e due mesi), al Bartolini 2 anni e mezzo, trecentomila di multa, concedendogli la condizionale.

Luoghi citati: Avigliana, Bussoleno, Chianocco, Rivoli, Susa, Trana, Vaie