Tutti i malefici delle Streghe

Tutti i malefici delle Streghe UN MANUALE CHE ACCESE MOLTI ROGHI Tutti i malefici delle Streghe La prima traduzione integrale del Malleus Maleficarum — da poco in libreria, pubblicata da Marsilio — si rifa alle edizioni curate da Joannes Antonius Bertanus (Venezia, 1574) e Nicolaeus Bassaeus (Francoforte, 1588). In nemmeno due secoli, de II martello delle streghe furono stampate oltre trentacinquemila copie, in trentaquattro diverse edizioni: la prima nel 1486, a Strasburgo, firmata la Heinrich Institor (Kramer) e Jacob Sprenger. Ai due domenicani, Innocenzo Vili (pontefice mecenate di artisti quali Mantegna, Pinturicchio, Perugino, Filippino Lippi), con la bolla « Summis desiderantis affectibus » promulgata nel 1484, aveva ufficialmente conferito incarico di « punire, incarcerare e correggere » i colpevoli di «perversione eretica». In realtà, la caccia alle streghe, principalmente nelle regioni montane, esisteva da almeno un paio di secoli, strettamente collegata alle lotte contro Valdesi ed Albigesi. La prima parte del Malleus è costituita da problemi e interrogazioni teologiche sull'essenza delle streghe; quella centrale ne descrive il comportamento ed illustra i rimedi leciti per chi viene colpito; la terza è un vero e proprio codice di procedura penale che segue l'imputata attraverso testimonianze, prove, tortura, supplizio, con tutte le varianti: confessione, abiura, recidiva ecc. Se c'entra il Diavolo Indizi lievi di stregoneria erano considerati la tendenza ad abbassare gli occhi ascoltando tale accusa, le manifestazioni di paura, l'aspetto fisico particolarmente sgradevole; tra i più consistenti, la scoperta di un capezzolo in più, di un porro, di un punto insensibile al dolore, o da cui non usciva sangue (per trovarlo, si trafiggeva tutto il corpo, con spilloni piantati fino alla capocchia), la capacità di galleggiare nell'acqua gelida di un fiume o lago. « L'enunciato di simili prove », scrive Franco Mori in una nota a quest'edizione del Malleus, « potrebbe essere: " dimostra che soffri, cioè che godi normalmente " ». Lo psicoanalista Armando Verdiglione sottolinea, nell'introduzione, come l'intera questione sìa intrisa di delirio sessuale. Nemiche della genitalità e dei figli, le streghe ostacolano la procreazione: « ... l'impedimento » racconta il sesto capitolo, « viene praticato sia all'interno sia dall'esterno. Lo praticano dall'interno in due modi: in primo luogo impedendo direttamente l'erezione del membro necessaria all'unione feconda... in secondo luogo otturando i condotti seminali, affinché il seme non scenda verso i vasi della generazione, né vi sia emissione o eiaculazione. All'esterno, l'impedimento viene sovente pro- curato per mezzo di immagini, con l'ingestione di erbe e talora con altre cose come testicoli dì gallo... la ragione per cui ciò avviene è che su questo atto, attraverso cui si diffonde il primo peccato, Dio consente di intervenire più che sugli altri atti umani ». Il quarto capitolo illustra la complicata catena di rapporti sessuali previsti per la generazione diabolica: « Un diavolo succubo prende il seme di un uomo scellerato, e se si tratta di un diavolo assegnato in particolare a quell'uomo e non vuole rendersi incubo di una strega, allora dà questo seme a un altro diavolo assegnato a una donna o a una strega, e questi, sotto una costellazione che gli è favorevole per generare un uomo o una donna vigorosi per perpetrare stregoneria si fa incubo della strega». In tal modo, la genìa si moltiplicava; alcune contrade rimasero senza donne; un solo inquisitore, ne mandò al rogo ventimila; migliaia di bambini arsero con le madri. Nel rapporto, il diavolo non può godere poiché è privo di corpo; le sue sembianze umane non sono che « denso vapore » e la voce non proviene dal suono della materia, ma è come il grido di certi pesci, come la triglia che prima di morire emette un suono. L'atto è privo di godimento anche per la donna. « Perché nel sesso femminile, che è così fragile, si trova, rispetto al sesso maschile, un numero di streghe tanto più cospicuo? ». L'interrogativo apre la questione presente dall'Ecclesiaste a Cicerone; concordi giudizi sulla malvagità femminile « possono essere interpretati come attacchi alla concupiscenza della carne, dato che la donna sta sempre a significare la concupiscenza della carne ». In quanto ad « intelletto e comprensione spirituale », secondo Institor e Sprenger le donne « sembrano appartenere a una specie diversa da quella degli uomini, e ciò è provato dalla ragione e dall'autorità, con molti esempi tratti dalle scritture. Terenzio dice che esse " sono deboli d'intelletto, quasi come i bambini ". E Lattanzio: " Eccettuata Temestre, nessuna ha mai saputo di filosofia ". E ancora i " Proverbi ": " Cerchietto d'oro alle nari di un porco è una donna bella e priva di senno ". « La ragione naturale è che essa è più carnale dell'uomo, come si vede nel gran numero di sporcizie carnali. Si può notare che c'è come un difetto nella formazione della prima donna, perché essa è stata fatta con una costola curva, cioè " una costola del petto ritorta come se fosse opposta all'uomo ". Essendo dunque un animale imperfetto, inganna sempre... Già nella prima donna, è evidente una fede per natura più debole: infatti, al serpente che le chiedeva perché non mangiassero da tutti gli alberi del paradiso, con la sua risposta si rivelava in dubbio e senza fede nelle parole di Dio. Mala femmina «Tutto questo è già mostrato dall'etimologia del suo nome. Infatti, femmina viene da " fede " e " meno ", perché la sua fede è sempre minore, e la conserva meno a lungo ». Fulgide eccezioni, la Madonna (non a caso dai due domenicani definita sempre « la vergine»), qualche «cristianissima regina » e alcune spose che seppero rendere felici i mariti. Per il resto, mostri: « Il loro volto è un vento che brucia e la voce il sioilo di un serpente. Attirano gli uomini e gli animali con innumerevoli stregonerie. Il loro cuore è una rete... E le mani catene che imprigionano... Tutte queste cose provengono dalla concupiscenza carnale che in loro è insaziabile. Secondo i " Proverbi ", tre sono, infatti, le cose insaziabili, e ce n'è una quarta, che non dice mai basta: la bocca della vulva, per cui esse si agitano con i diavoli per soddisfare la loro libidine ». Indurle ad ammettere le loro colpe non era impresa da poco. Le « cannette » torcevano le dita di mani e piedi; i <c cavalietti » stiravano le membra mentre la « stanghetta » schiacciava le parti più delicate; lo « stivaletto spagnolo » schiacciava le caviglie, spezzando la tibia; l'« ariete » era un sedile irto di punte e incandescente; le « turkas » servivano per strappare le unghie. Infine, la tortura classica: l'insonnia artificiale. Dopo la confessione, all'imputata si estorcevano i nomi di chi aveva incontrato nei « Sabba ». Per giungervi, in volo, era indispensabile l'« unguento delle streghe », confezionato secondo ricette talvolta fornite dal diavolo stesso: forti dosi di oppio, belladonna, estratto di cantaride, canapa verde mischiate a bava di rospo, grasso di cadavere e sangue di pipistrelli. Durante il Sabba, si banchettava a base di bambini o feti bolliti, rape affettate (parodia dell'ostia), fricassee di pipistrelli e cadaveri dissepolti, preferibilmente di parenti: per nessuna ragione era ammesso l'uso del sale. Pierre De l'Ancre, magistrato del '600, afferma che a queste riunioni conveniva gente ricca e potente, dame e gentiluomini dell'alta società. Gli iniziandi venivano condotti bendati; tolta la fascia, si trovavano davanti ad un enorme caprone (il diavolo) dalle corna luminose, assiso su un trono d'oro. Dovevano, allora, abiurare la loro fede, baciare il deretano dell'animale in segno di devota sottomissione e firmare con il sangue un patto di eterna servitù. In cambio lui prometteva ricchezza e potenza. Tutto ciò è successo nel tempo di Montaigne, Bacone, Cartesio, Grozio, Berulle, Pascal, Bodin e tanti altri umanisti: il fanatismo monacale ed ecclesiastico fu appoggiato dall'approvazione di filosofi, scienziati, storici, medici, politici, uomini di legge. « Le streghe siamo noi — dice Leonardo Sciascia —: perseguitarle significa esorcizzarne quella parte ch'è in ciascuno. In ogni epoca, l'uomo dimostra di non poter fare a meno dei suoi lati oscuri. Succede così anche oggi: la ragione parla il linguaggio della scienza e della tecnica, poi impazzisce, e produce la bomba atomica». Ornella Rota Asmodeo, da « Il diavolo » (ed. Fogola)

Luoghi citati: Francoforte, Strasburgo, Venezia