Il cane blu di Tonino Guerra

Il cane blu RACCONTO DELLA DOMENICA Il cane blu L'inizio di molte cose non si sa mai. Neanche di quelle piccole. Ecco perché vi dico subito che un bel giorno un cane randagio si è appiccicato dietro a un uomo e non lo ha mollato più per tutto quel giorno e la sera gli si è ficcato in casa. Se l'uomo fosse stato ricco, se la casa fosse stata grande, se ci fossero stati meno figli allora poteva anche essere divertente tenere un cane che in più non era neanche brutto perché aveva un pelo biancastro con delle macchie irregolari blu restategli addosso per il suo girovagare attorno alle vasche dei tintori delle stoffe. Tra l'altro anche il nostro uomo, lavora alle vecchie tintorie che asciugano i lunghi panni nei cortili. L'uomo si chiama Muhammad. Anche se il cane piace ai fi- gli, Muhammad vuole subito i disfarsene perché, a parte il I mangiare che per lui è sempre | una preoccupazione, c'è anche un grande problema di spazio in quei due buchi di stanze che costituiscono la sua casa. La mattina dopo, si alza più presto del solito arriva fino al bazar già brulicante di mercanti e popolazione e in quattro e quattrotto disperde il cane. Purtroppo è un quattro e quattrotto sbagliato perché subito dopo si ritrova ancora il cane in casa. Allora decide di lasciare il lavoro e cammina a piedi fino alla periferia. Lui cammina davanti e il cane delle volte gli è accanto e delle volte lo segue standogli alle spalle. Si ferma all'ombra di una casa che con tante altre delimita uno slargo assolato e irregolare. Dopo poco si addormenta e si addormenta anche il cane. Poi lui si risveglia e il cane no. Allora piano piano si allontana abbandonando in quella piccola e sporca ombra il povero cane. Una volta risolto il problema Muhammad si ferma a perdere il giorno in giro per le strade del centro. E qui bisogna dire la verità. Non è vero che lui ha un lavoro fisso. Una volta lo chiamano a stendere i panni tinti e magari qualche giorno dopo lo chiamano a raccoglierli. E questa sua situazione precaria ancora di più giustifica la sua cattiveria col cane. Che poi non è neanche cattiveria infatti non lo ha cacciato dandogli dei calci o delle bastonate. Anzi più volte gli ha parlato dicendogli: « Senti non ti posso tenere per questo, questo e quest'altro ». In verità gli ha fatto capire che non lo ama e forse è per questo rifiuto deciso che il cane si è affezionato di più. Del resto succede spesso anche tra donna e uomo o se vi piace di più tra uomo e donna. Tuttavia c'è amore e amore. C'è chi al primo rifiuto demorde e c'è invece chi insiste sia perché i suoi sentimenti non gli permettono una soluzione meno umiliante sia perché ha la sensazione che insistendo probabilmente l'altro cede. Non sappiamo quale delle due ragioni ha condotto ancora una volta il cane nella casa di Muhammad. La famiglia stava mangiando quando un grattare sospetto alla por¬ ta ha fatto sì che qualcuno l'aprisse. Ed eccoci qua. Mu hammad smette di mangiare. La mattina dopo cavalca un somaro e lascia la città. Dietro a lui c'è il cane sporco di macchie blu. Ogni tanto Muhammad si gira e gli parla: « Non è giusto che tu ti sia messo in testa di farti mantenere da me. Ti ho dato la possibilità di cercare qualcun altro in città e invece vieni sempre a rompere le scatole a me. Quindi adesso non so neanch'io dove ti vado a lasciare. Secondo me all'inferno ». E camminano e camminano nel deserto. Ogni tanto Muhammad si ferma, stende il tappetino per le preghiere e resta in raccoglimento. Arrivano in un piccolo agglomerato di case dove ci sono molti animali in libertà che si muovono in una zona desertica ma appena sporca di verde. Muhammad decide di fermarsi qui. Del resto hanno già camminato due giorni e durante il viaggio più volte è stato il cane che gli ha dato una mano, specialmente quando il colpo di vento gli ha portato via il turbante e non riusciva più a prenderlo perché si allontanava velocemente sulla sabbia. Qui le cose sembrano andare per il meglio perché il cane, potendolo tenere sotto controllo, si diverte a giocare con le pecore e a dare una mano per tenerle unite al momento della partenza. Purtroppo un giorno si fida troppo e decide di andare al pascolo sulle col- line con tutto il gregge. Muhammad ne approfitta per abbandonarlo e tornarsene alla grande città e alla sua famiglia. Stavolta il problema è risolto. Passano alcuni giorni. Non si sa il momento preciso, ma, sempre più, cominciano ad affiorare nei gesti strani dell'uomo, certi movimenti e certi atteggiamenti che prima non aveva. Per esempio adesso ogni volta che è per la strada si gira. Perché? Chi crede o vuole che ci sia alle sue spalle? Anche quando è in casa specialmente nell'ora dei pasti fa attenzione ai rumori della porta. Ogni tanto si alza per andare ad aprire come se avesse sentito bussare o grattare. Finisce che lascia la porta aperta e allora spesso resta col cucchiaio in mano per seguire l'apparire e il crescere di un'ombra che passa nella strada assolata davanti alla porta della sua casa. Insomma succede che un po' tutti si accorgono che lui aspetta che torni il cane. E' chiaro che gli dispiace di aver perso quell'affetto. E lui si è presa una simpatia da morire. Sale sui terrazzini più alti della città per controllare dall'alto piazze e strade, torna nei posti dove ha abbandonato il cane in città. Va in quelio spuzzo di periferia dove ha dormito col cane. Riprende il somaro e si mette in viaggio. Dopo due giorni arriva al villaggetto delle pecore. Parla col pastore che gli dice che il cane è ripartito subito anche lui. Per dove? Il pastore indica un punto del deserto dove si notano dei ruderi. Muhammad arriva ai ruderi. Qui c'è una vecchia che succhia una melagrana e gli indica che il cane è andato più lontano. E lui riparte. Vediamo che si perde in un paesaggio caldo senza case né alberi. Tutta sabbia e solitudine. E invece il cane blu, impolverato e stanco ha ritrovato la città e quegli odori che lo riportano alla casa di Muhammad. Entra e va a mettersi accanto alla famigliola che lo accoglie facendogli festa perché tutti capiscono che se è tornato il cane forse tornerà anche il padrone. Tonino Guerra