Distrutta con il tritolo l'armeria rapinata a Tradate il bandito ucciso era uno dei capi di "Prima linea,,

Distrutta con il tritolo l'armeria rapinata a Tradate il bandito ucciso era uno dei capi di "Prima linea,, Le due "azioni,, rivendicate dalla pericolosa organizzazione eversiva Distrutta con il tritolo l'armeria rapinata a Tradate il bandito ucciso era uno dei capi di "Prima linea,, (Dal nostro inviato speciale) Tradate, 22 luglio. Con una carica di tritolo che ha semidistrutto il negozio ed un volantino lasciato in una cabina telefonica di Milano, l'organizzazione terroristica «Prima linea» ha rivendicato la rapina ai danni dell'armeria di Luigi Speroni, assalita martedi sera da tre uomini armati che si sono impossessati di tre fucili e quaranta pistole. Uno degli assalitori era rimasto ucciso, il cranio fracassato da un colpo di fucile sparato dallo Speroni che, riuscito a liberarsi dalle corde con cui era stato immobilizzato, aveva esploso un paio di colpi contro l'auto dei banditi in fusa. Per questo era stato denunciato per omicidio colposo, mentre magistratura e carabinieri stavano ancora indagando per cercare di dare un'identità al morto, privo di documenti, il viso sfracellato dal proiettile di grosso calibro. Una ricerca effettuata at¬ traverso le impronte digitali non aveva dato alcun esito perché lo sconosciuto non risultava schedato presso l'archivio della polizia. Oggi il bandito ucciso ha un nome. Sono stati i suoi stessi compagni a fornirne le generalità, insieme con una fotografia, nel volantino abbandonato in una cabina telefonica di piazza Cincinnati. Si chiamava Romano Tognini, aveva trent'anni, da tredici lavorava come commesso presso un'agenzia del Banco di Roma. Sposato con l'impiegata Maria Grazia Perosini, padre di un bimbo di tre anni, Massimiliamo, da quasi tre anni non vivava più con la moglie, con la quale però manteneva cordiali rapporti, ma abitava con un'altra donna. Stando alle dichiarazioni contenute nel messaggio di «Prima linea», nell'organizzazione occupava uno dei posti importanti. «Il compagno Romano Tognini "Valerio" — si legge — ha contribuito alla preparazione ed all'esecuzione delle perquisizioni ai covi padronali dell'Iseo e della Federquadri, dell'attacco alla caserma di CC di Carsico, della distruzione dei magazzini della Sit-Siemens». La sua uccisione viene definita « un assassinio a tradimento durante un esproprio d'armi», da parte di un «lurido omicida», Luigi Speroni, 1'armaiolo, un «assassino». Il volantino termina con una paurosa minaccia: «La distruzione dell'armeria avvenuta stanotte è un fatto puramente simbolico: per Luigi Speroni è stata decisa la condanna a morte. Saremo noi a decidere quando eseguirla». Un postscriptum diffida inoltre chiunque «dal diffamare il nome di questo compagno. Non si tratta di un bandito, né di un disperato, ma di un combattente comunista». L'attentato dinamitardo è avvenuto stanotte, poco dopo l'una. Una carica di tritolo (non meno di due chilo¬ grammi secondo gli artificieri) ha distrutto i locali dell'armeria, danneggiando anche l'attiguo negozio di fiori, una utilitaria parcheggiata davanti alla porta (che è stata scaraventata in mezzo alla strada), mentre decine di vetri degli appartamenti circostanti sono andati in frantumi. Alcuni avventori di un bar vicino (che ha avuto una vetrina infranta) sono riusciti a scorgere un'auto (forse una «127») che si allontanava in direzione di Milano con tre giovani a bordo. Carabinieri e polizia sono accorsi in forze sul posto: in un primo tempo si è pensato che fosse una vendetta da parte dei «razziatori» d'armi che avevano assalito l'armeria martedi scorso. Sull'identificazione del bandito non sussistono dubbi: è stato riconosciuto dalla moglie, nella fotografia allegata al messi ggio (una foto tessera scattata in un chiosco auto¬ matico); il morto indossa lo stesso abito e la stessa cravatta che aveva quando è stato ucciso. Romano Tognini, il cui nome di battaglia è «Valerio», aveva preso parte alla rapina ai danni dell'armeria con gli abiti che portava abitualmente, il vestito scuro e la cravatta «regimental» che costituivano un po' la sua divisa di commesso di banca. Il direttore ed i colleghi lo descrivono come un tipo tranquillo, piuttosto riservato, persino un po' timido. La sua assenza non ha destato sospetti perché da qualche giorno era in malattia. Una perquisizione effettuata nell'abitazione della moglie non ha dato alcun esito. Infruttuosa anche quella fatta nella casa dell'amante, dove però sembra non abitasse di continuo. Luigi Speroni, l'armaiolo condannato a morte da «Prima linea», è scomparso. La sua abitazione ed il negozio sono sorvegliati dai carabinieri, f. f.

Persone citate: Luigi Speroni, Maria Grazia Perosini, Romano Tognini

Luoghi citati: Milano, Tradate