Guardare lontano e agire in fretta di Loris Fortuna

Guardare lontano e agire in fretta IL PROBLEMA DELL'ENERGIA Guardare lontano e agire in fretta di Loris Fortuna Presidente della Commissione industria e commercio della Camera In Italia non si riesce a cogliere il senso profondo del dramma energetico. Non si avverte il minaccioso uragano in gestazione, non si dimostra perciò molto interesse per questo problema essenziale. Eppure in tutto il mondo l'energia è il problema dei problemi: va risolto ora, senza rinvìi, almeno per affrontarne l'aggrovigliato nodo, in modo razionale, da oggi al 1985-1990. E' chiaro che resteranno intatti tutti i temi che si collegano allo sviluppo del mondo dal 2000 in poi: temi che possono essere anticipati ed affrontati, e sul piano teorico e anche con iniziative pratiche, fin d'ora. Ma l'urgenza assoluta delle decisioni deve comunque riguardare un piano a breve-medio termine nell'arco di tempo, per l'appunto, 1977-1985/90. Un piano solido, concreto, immediatamente operativo, sostenuto da un quadro di comando serio e non fluttuante, discusso ampiamente nel Paese per essere sorretto da un consenso conseguente ad una partecipazione responsabile. Per una partecipazione responsabile è importante, anzi decisivo, un flusso costante di informazioni corrette: dal Governo, dagli Enti energetici, dalla Rai-Tv, dai giornali. Proprio nella mancanza di una continua informazione seria e completa, e su tutto l'arco, prolifera l'indifferenza o la distorsione dei fatti o la mistificazione nelle prospettive. Qualche nota: si tende ad af- fidare l'informazione sui problemi energetici agli specialisti, confinando il dibattito nelle pagine o nelle rubriche scientifiche od economiche. La prima distorsione sull'energia è così consumata: negare all'energia il suo carattere spiccatamente politico significa sequestrarla, in tutti i suoi molteplici settori, ad uso e consumo degli addetti ai lavori. Inoltre, quando si abbandona il tepore protettivo della specializzazione», l'informazione si proietta solo sulla cronaca, sullo scandaloso, sul sensaziona"e. Un solo esempio: un notissimo rotocalco, per introdurre il tema nucleare e contemporaneamente rialzare le vendite, ha fatto campeggiare nella copertina un gigantesco e malefico teschio ingentilito e circondato da taluni prodotti floreali. Eppure una corretta ed allarmata indicazione sulla gravità del probabile deterioramento dell'intero sistema energetico mondiale è venuta direttamente dal presidente degli Usa, Carter; proprio dalla massima potenza mondiale è partito un severissimo segnale d'allarme. Nella stessa Cee si avverte la necessità di unificare gli sforzi per tentare, tra mille difficoltà, una politica comune nel campo dell'energia. In Italia, invece, siamo ancora al livello di polemiche accese, di manifesti e di pronunciamenti saldamente incatenati al niente. Propongo perciò di abbandonare le sterili tenzoni, le chiacchiere neo-luddiste e di partire con i piedi per terra per definire con chiarezza gli elementi base del piano energetico e per iniziare molto concretamente ad agire. Intanto stabiliamo quali sono gli impegni politici per non ricominciare a discutere sempre daccapo. Abbiamo, come Stato e come Enti, degli impegni internazionali di grande respiro: questi impegni vanno rispettati. Esiste un impegno tra i sei partiti del cosiddetto arco costituzionale tradotto in un documento firmato, e qualche giorno fa trasfuso in una mozione approvata a larghissima maggioranza alla Camera. Il Governo deve dare attuazione a tale programma nei tempi brevi dato che — dichiaratamente — il programma stesso è stato definito come un elenco di «cose da fare» subito. Ebbene, tra gli impegni prioritari concordati dalla stragrande maggioranza delle forse democratiche, e in Parlamento e fuori (vedasi la «vertenza energia» promossa dai sindacati), vi è il cosiddetto «settore energetico». Ritardi nell'azione non possono, perciò essere giustificati né dalla situazione obiettiva né da mancanza di direttiva politica. Per valutare a fondo la politica dell'energia quale esce dagli impegni recentissimi dei partiti, del Parlamento e del Governo, appare opportuno (seguendo i punti indicati dal documento conclusivo dell'Indagine sull'energia votato dalla Commissione Industria della Camera) dare qualche cenno sulle politiche energetiche generali e specifiche, sullo scenario energetico internazionale e nazionale, sulle fonti convenzionali (petrolio, gas naturale e carbone), sulle fonti integrative (solare e geotermica), sui risparmi energetici, sulla razionalizzazione delle risorse, sulla fonte nucleare: con i vari problemi connessi della politica industriale, della sicurezza e protezionistici e delle implicazioni istituzionali e di controllo. L'Italia dipende dalle importazioni di fonti energetiche per oltre il 70 per cento del fabbisogno: su di esse regna incontrastata la fonte petrolifera che, però, è soggetta ad un progressivo esaurimento; nel corso del processo più o meno lungo di diminuzione della fonte si verificheranno ovviamente correlativi aumenti e sbalzi di prezzi con gravissime conseguenze per la nostra economia. Se questa premessa è corretta nelle sue indicazioni di tendenza, la conseguenza in termini di politica per l'energia è obbligata, a meno che si voglia sostituire un sogno alla dura realtà. E la conseguenza è la assoluta ur- (Continua in 2» pagina) in settima colonna)

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