Regioni, passa la grande riforma con raccordo tra dc e comunisti

Regioni, passa la grande riforma con raccordo tra dc e comunisti Si completa l'ordinamento che dà vita allo Stato regionale Regioni, passa la grande riforma con raccordo tra dc e comunisti La Commissione ha approvato il testo della legge 382 che regola il passaggio alle Regioni di vasti poteri Roma, 20 luglio. La commissione interparlamentare per le questioni regionali ha concluso stasera con un parere favorevole, dopo giorni e notti di faticose discussioni talvolta anche vivaci e drammatiche, l'esame della legge 382 che regola il passaggio alle Regioni di tutte le competenze stabilite dalla Costituzione. Il consiglio dei ministri potrà quindi riunirsi venerdì per l'approvazione finale del decreto delegato da emanare, con la firma del presidente della Repubblica, entro il 25 luglio. Il lavoro della commissione, interrotto la notte scorsa, è ripreso nel primo pomeriggio proseguendo fino a sera per sciogliere gli ultimi nodi più controversi: le Camere di Commercio, gli impianti di raccolta, conservazione e trasformazione dei prodotti agricoli, i consorzi di bonifica, gli interventi per agevolare l'accesso al credito degli artigiani e degli agricoltori, i parchi nazionali, il problema degli enti pubblici di assistenza. Su tutti questi punti fra de e comunisti vi è stata l'intesa di lasciare intatto, salvo qualche leggera modifica, il testo del governo, mentre i socialisti sono in pratica rimasti soli a battersi per modificarlo. E' avvenuto cosi che gli emendamenti socialisti sono stati respinti con il voto contrario della de e l'astensione dei comunisti, mentre sui relativi articoli i comunisti hanno votato a favore insieme alla de ed i socialisti hanno votato contro. I commenti sono naturalmente molto contrastanti anche se tutti riconoscono l'importanza della legge. I democristiani sono sostanzialmente soddisfatti. «Si è trovato — ha detto l'on. Gargani (de) — un punto dì equilibrio che risolve in senso favorevole alle Regioni tutto il complesso campo delle deleghe senza tuttavia alterare l'equilibrio delle competenze statali. Anche se in qualche punto siamo stati messi in minoranza, la de può ben dire di avere portato avanti con successo la sua linea ». Per il sen. Armando Cossutta, della direzione comunista, il testo della legge esprime un complesso di norme ai straordinaria portata innovatrice, una vera riforma istituzionale. Il socialista Aniasi ha sostenuto invece che la soddisfazione per l'approvazione di una legge che modificherà notevolmente la struttura del! < Stato, rafforzando Regioni e Comuni, «è di molto attenuata per il mancato accoglimento da parte della de e del pei delle proposte socialiste per quanto riguarda le attività mercantili, la soppressione delle Camere di Commercio, e per l'introduzione, nonostante il nostro voto contrario, di disposizioni intese a tutelare interessi particolari, non esclusi quelli della Federconsorzi, delle strutture del credito, in particolare dell'Artigiancassa, e dei consorzi di bonifica». «Dì notevole gravità — ha aggiunto Aniasi — il tentato salvataggio degli enti nazionali di assistenza, i così detti enti inutili, che non consentirebbe di riformare un sistema attraverso il quale vengono sperperati centinaia di miliardi a fronte di prestazioni assistenziali inadeguate ed insufficienti. L'impegno paziente e coerente dei socialisti per migliorare la legge ha sortito risultati parziali, anche se i.iiportanti, ma non ha permesso di raggiungere l'obiettivo di piena attuazione della Cosituzione e di contribuire alla riduzione del disavanzo pubblico ». La demoproletaria Luciana Castellina, criticando l'atteggiamento del pei, ha detto: «Non si è fatto un compromesso, ma vi è stato un totale adeguamento alle posizioni del governo ». Il sena- tore repubblicano Spadolini: «Nell'insieme il quadro della legge corrisponde all'ispirazione costituzionale che mosse il governo Moro-La Malfa a prendere quella iniziativa che oggi tutti si accingono a definire storica. Una più netta definizione delle sfere tra Stato e Regione è stata tracciata. Molte resistenze corporative e clientelari sono state vinte anche se l'opera di bonifica degli enti non è stata completa e radicale come sarebbe stato legittimo attendersi. Le battaglie finali per salvare questo o quel carrozzone non sono state edificanti ». Quello degli enti pubblici è stato in effetti uno dei punti di maggiore contrasto. Si sono certamente salvati l'Aci (automobile club), l'Unire (l'unione per l'incremento delle razze equine), l'Ente Teatro Italiano, l'Ente Risi, la Croce Rossa, gli enti per lo sviluppo dell'irrigazione di Puglia, Lucania e Irpinia e probabilmente anche l'Opera nazionale per gli Orfani di guerra e gli enti per la bonifica e l'irrigazione delle province di Arezzo, Siena, Perugia e Terni. Gii altri enti saranno selezionati e quindi soppressi o privatizzati. Per quanto riguarda gli enti nazionali per l'assistenza ai maestri, ai professori, per gli orfani dei sanitari, per gli orfani dei lavoratori, per i pensionati si dovrà attendere un anno e si ricorrerà ad una sorta di referendum. Se almeno il 30 per cento degli assistiti dichiarerà di essere disposto a pagare i contributi in forma volontaria l'ente soprawiverà come associazione privata riconosciuta. Per gli enti di assistenza e beneficenza la procedura per la loro eliminazione sarà diversa. Entro 60 giorni dall'entrata in vigore del decreto delegato il Presidente del Consiglio nominerà una speciale commissione formata da rappresentanti delle Regioni, dei Comuni e dei vari enti che entro il 30 giugno 1978 dovrà indicare quali di questi enti abbiano un carattere prevalentemente educativo e religioso nel qual caso saranno mantenuti. Tutti gli altri verranno soppressi. Ecco il quadro complessiGianfranco Franci (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Persone citate: Aniasi, Armando Cossutta, Gargani, La Malfa, Luciana Castellina, Spadolini

Luoghi citati: Arezzo, Lucania, Perugia, Puglia, Roma, Siena, Terni