Ucciso tra la folla da 2 incappucciati

Ucciso tra la folla da 2 incappucciati Assassinio alle 18,30 in pieno centro; piazza Corpus Domini Ucciso tra la folla da 2 incappucciati Attendeva un amico appoggiato a un'auto - I sicari sono sfrecciati tra l'intenso traffico e lo hanno freddato con 5 colpi, poi sono fuggiti in moto - In quello stesso punto, aveva avuto anni fa un duello a revolverate con un rivale - Rosario Condorelli, latitante dopo l'omicidio del commissario Rosano, gli aveva telefonato : "O mi dai 20 milioni o farai la fine di Musi al a" Un uomo è stato ucciso a colpi di pistola tra la folla In piazza Corpus Domini, a due passi dal Municipio, nel cuore della città. E' caduto sotto il piombo di due sicari incappucciati nello stesso luogo In cui, cinque anni fa, aveva affrontato un rivale in duello. Allora vennero sparati tra 11 fuggi fuggi del passanti sette colpi di rivoltella, che andarono a vuoto. Ieri la scena si è ripetuta, 1 klllers perù non hanno sbagliato mira: Santo Amico, 33 anni, abitante in via Benevagienna 5 non ha avuto scampo. Gestore di una bisca, nel giorni scorsi aveva ricevuto una minacciosa telefonata da Rosario Condorelli, l'omicida latitante del commissario di polizia Vincenzo Rosano: « Voglio 20 milioni o ti faccio fare la fine di Mustafà ». Mustafà è uno del tanti nomi del cimitero di eliminati in « regolamenti di conti » della mala. Sono le 18,30. Piazza Corpus Domini è gremita di pedoni, di venditori ambulanti, di sfaccendati. Numerosi avventori prendono l'aperitivo nei due bar di fronte alla chiesa. Le auto avanzano a passo d'uomo. Santo Amico è fermo sul marciapiede di fronte al locale di Bruno Falletta, 46 anni, accanto a un'Alfa Romeo « Duetto », dell'amico Gabriele Balconetti. Ne attende il ritorno. E' tranquillo, scambia di tanto in tanto un cenno del capo, un saluto, con qualche cliente del bar. All'improvviso lo slargo si anima. Risuonano dei passi affrettati, quasi di corsa. Dai portici di fronte al Palazzo civico, sbucano due figure incappucciate. Impugnano pistole a tamburo, la folla si apre, cede il passo. I due si dirigono decisi verso Santo Amico. E' probabile che questi si renda conto del pericolo che corre, ma è disarmato, non può reagire. I sicari giungono alla sua altezza. Non aprono bocca, neppure Santo Amico parla. Non ne ha il tempo o forse si rende conto che sarebbe inutile. Il primo killer prosegue verso via Porta Palatina dopo aver dato un'occhiata in giro per accertarsi che tutto sia sotto controllo. L'altro invece spiana l'arma contro Santo Amico. Preme il grilletto in rapida successione. I testimoni diranno: « Ha sparato da cinque a sette colpi ». Bruno Falletta è a un metro o due di distanza dal corpo che s'accascia lentamente sul cofano dell'auto e scivola a terra inanimato. Il suo primo impulso è di fuggire, teme d'essere colpito, sia pure per sbaglio. Ma la mira è stata precisa. I proiettili sono andati tutti a segno nel torace della vittima, uno solo gli ha trapassato 11 braccio destro, sollevato nell'inutile tentativo di allontanare la morte. Senza riporre l'arma, l'assassino s'infila fra la folla terrorizzata in via Porta Palatina, raggiunge il complice che lo attende all'angolo con via Garibaldi, alla guida di una moto con il motore acceso. Balza sul sellino posteriore, la motocicletta si avvia, svolta « a velocità normale », dicono 1 testimoni, in via Garibaldi e si dirige verso piazza Statuto. Un orefice, affacciato da un balcone al primo piano, nota che i due giovani si strappano il cappuccio solo dopo aver percorso un centinaio di metri. I primi a soccorrere li ferito sono 11 veterinario Dovadola, e la titolare di un vicino negozio di animali, Lina Parsu, 41 anni. Sollevano 11 capo del morente, perché 11 sangue che gli cola dalle labbra non lo soffochi. Nel frattempo dal bar escono Giacomo Giordano, 30 anni, compaesano e amico di Santo Amico, abitante a Chleri In via San Giorgio 16 e il meccanico Umberto Priolo, 22 anni. Lo caricano sulla Giulia del Giordano che parte a clacson spiegato verso l'ospedale delle Molinette. Nella corsa disperata urta due auto e spacca una gomma contro uno scalino. Tutto inutile: i medici non possono fare altro che constatarne la morte. Polizia e carabinieri intervengono per i rilievi, accorrono anche 1 vigili urbani per diradare la folla che, dopo i primi attimi di smarrimento s acclalca sul luogo del delitto, dove rimangono una larga chiazza di sangue, un paio di occhiali e due pezzetti di piombo, proiettili che si sono schiacciati contro il muro. Santo Amco teneva la bisca in via Porta Palatina. Era molto noto nella piazzetta e nei bar di cui era assiduo frequentatore. Aveva la fama di duro, era rispettato dopo una lunga « carriera » nella quale si era fatto un nome. Aveva iniziato nel '63 con una condanna per oltraggio, resistenza e lesioni. Aveva proseguito percorrendo le varie tappe del crimine. Il duello a revolverate con Rocco Ferraro In piazza Corpus Domini è del '72. Continuava ad entrare ed uscire dalle « Nuove », alternando periodi di prigione con intervalli di sorveglianza speciale. L'ultimo provvedimento era scaduto nel febbraio di quest'anno. Negli ultimi tempi si era specializzato nel gioco d'azzardo. Guadagnava molto ed è proprio per questo, a detta di un amico del quale la polizia non rivela i Inome, che è stato « giustiziato ». Alcuni giorni fa era stato svegliato nel cuore della notte da una telefonata. Senza preamboli, Rosario Condorelli, omicida del commissario Rosano e rapinatore, latitante, gli aveva mormorato: « Sai chi sono. Dammi venti milioni o ti faccio fare la fine del tuo amico Mustafà » (biscazziere giustiziato in strada a colpi di pistola). Santo Amico aveva temporeggiato, probabilmente non ha mai consegnato il denaro di cui Rosario Condorelli, braccato dalla polizia ha disperato bisogno per pagare le spese, altissime, della latitanza. Cosi è stata pronunciata la sua condanna a morte. I carabinieri seguono invece un'altra pista. Secondo voci raccolte da informatori, Santo Amico sarebbe collegato al clan dei Messina, boss nel giro della droga. Nessun aiuto alle indagini è venuto né dagli amici, né dalla convivente, Eugenia Occhiena, 25 anni, che conviveva con 11 biscazziere da quando, anni addietro si era separato dalla moglie. Servizio di: Carlo Novara, Marco Marcilo, Claudio Giacchino Santo Amico, la vittima aveva 33 anni. La convivente Eugenia Occhiena. Il luogo del delitto nel centro storico

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