Buone accoglienze a Parigi per Andreotti dopo l'accordo

Buone accoglienze a Parigi per Andreotti dopo l'accordo I colloqui con Giscard; incontro di due prudenze Buone accoglienze a Parigi per Andreotti dopo l'accordo (Dal nostro corrispondente) Parigi, 19 luglio. Una colazione all'Eliseo eccezionalmente calorosa ha concluso la visita di Andreotti a Parigi, dopo i colloqui di stamattina con Giscard d'Estaing. Il presidente francese ha dato molto peso a questo inizio dei rapporti bilaterali fissi franco-italiani, collocando Roma sullo stesso piano di Bonn, come interlocutore privilegiato. Naturalmente Giscard ha ricordato che la pratica degli incontri fissi include anche Londra; ma nel suo brindisi ha insistito sull'importanza del dialogo franco-italiano in vista della costruzione di una Europa che deve ricevere «il sigillo dell'amicìzia dei due Paesi». Giscard ha detto che tra Italia e Francia «non esistono affatto problemi bilaterali di rilievo»; e che «nella maggioranza dei problemi il colloquio con Andreotti ha rivelato una convergenza di vedute». Ci siamo trovati profondamente d'accordo, poi — ha detto Giscard — sulle elezioni europee del '78; non abbiamo contenziosi sul modo di vedere l'allargamento della Comunità preparando alcune salvaguardie alle nostre agricolture; siamo entrambi interessati alla stabilità dei nostri Paesi, alla distensione Est-Ovest, e alle soluzioni positive delle crisi africane. La risposta di Andreotti ha confermato il successo della visita. Il primo ministro italiano, parlando poi coi giornalisti, ha naturalmente lasciato capire che sulla distensione le sue posizioni non sono le stesse di Giscard che, nei giorni scorsi, ha violentemente attaccato la politica di Carter. «Noi pensiamo» ha detto «che le polemiche pubbliche sull'argomento non sono lo strumento più adatto per risolvere i problemi. Pensiamo anzi che occorre fare qualcosa di concreto per difendere i diritti dell'uomo. Ma siamo del parere che la sede migliore per trattare la questione sia Belgrado». Nella sostanza, Andreotti ha preso le distanze sia da Carter che da Giscard, condividendo qualcosa dell'uno e dell'altro. Del primo, la tesi che la battaglia per i diritti dell'uomo vada portata avanti; del secondo la tesi che questa battaglia non deve introdurre elementi di crisi nella distensione. L'indicazione che Belgrado debba servire allo scopo, è parsa un consiglio utile per far cessare la polemica Parigi-Washington. Quanto al problema più spinoso, e cioè l'accordo dei comunisti italiani al programma del governo Andreotti, esso è stato al centro del colloquio finale; ma non pare che si debbano segnalare complicazioni. Molto abilmente Andreotti ha chiarito (sia a Giscard che ai giornalisti francesi, estremamente ag¬ gressivi sul «compromesso storico») che l'accordo per un programma di governo «non è il compromesso storico»; che esso è «una intesa tra sei partiti per cercare stabilità polìtica e operatività governativa»; che «deve passare molta acqua sotto i ponti del Tevere prima che si possa parlare di compromesso storico». Ai giornalisti italiani Andreotti ha poi spiegato che Giscard e Barre hanno «mostrato apprezzamento e comprensione » per la stabilità politica raggiunta a Roma. Quanto alla durata del suo governo, e della presente situazione, ha risposto con un sorriso malizioso: « Nel luglio scorso mi chiedevano la stessa cosa; è probabile che nel luglio prossimo me la chiedano ancora ». La conclusione principale che si può fare su questa visita sarebbe dunque che la conferma del governo asidreottiano avvenuta attraverso la firma dell'accordo coi comunisti ha superato bene il primo esame sul terreno internazionale. Per quanto la Francia vada allo scontro elettorale su posizioni completamente opposte, e Giscard sia protagonista di una battaglia senza compromessi con le sinistre, non sembra che la diversità delle situazioni interne abbia creato difficoltà nei rapporti franco-italiani. Va naturalmente osservato che questo clima disteso sca¬ turisce da due prudenze parallele. La Francia non può (anche se volesse) mostrare riserve verso una avanzata strisciante e moderata dei comunisti verso il potere che domani potrebbe invidiarci. L'Italia, poi, è ancora portatrice di una transizione pragmatica: che non è ancora il «compromesso», che potrebbe mutare in futuro, magari per effetto di una eventuale sconfitta delle sinistre francesi. E' interessante, comunque, che Giscard e Andreotti abbiano formalmente dichiarato l'impegno dei due Paesi a lavorare insieme per l'elezione del parlamento europeo, con «uguale passione» e con «l'accordo di usare lo stesso sistema elettorale». Entrambi hanno parlato con la sicurezza di chi, nel 1980, sarà ancora al potere. I francesi hanno dato molto rilievo al fatto che la visita di Andreotti significasse «la prima al di fuori degli incontri multilaterali» e per la colazione all'Eliseo in onore di Andreotti sono stati invitati Barre, i principali ministri, ma anche Poher, Couve de Murville, ed altri vecchi leader. Un effetto immediato e concreto dei colloqui è stata la creazione di una commissione franco-italiana che inizierà lo studio dei problemi agricoli mediterranei. Il primo ministro italiano è rientrato a Roma nel pomeriggio.