Ora a Londra ci sono due partiti comunisti di Mario Ciriello

Ora a Londra ci sono due partiti comunisti Sul tema "eurocomunismo Ora a Londra ci sono due partiti comunisti (Dal nostro corrispondente) Londra, 18 luglio. Le tensioni create nel piccolo partito comunista britannico dall'appassionata, c spesso ardente, controversia sull'eurocomunismo hanno spaccato l'inquieto e infelice movimento. E' una scissione per modo di dire, perché soltanto una minoranza, le cui dimensioni sembrano molto modeste, ha deciso di ribellarsi al «tradimento» della direzione e di fondare un New Communist Party, fedele a Mosca e a tutto il tradizionale assetto ideologico, compresa la «dittatura del proletariato». Segretario generale del nuovo partito è stato nominato Sid French, ex segretario di una sezione locale, quella del Surrey, del British Communist Party. Tutto è avvenuto durante il week-end, dopo mesi di tempestose riunioni scatenate da un documento intitolato The british road lo socialism, La via britannica al socialismo. Il documento, preparato dalla direzione sulla base di mozioni, approvato dal congresso del partito nel novembre 76, riconosce il fallimento delle vecchie strategie e indica un nuovo traguardo, quello dell'eurocomunismo. Seppur con riluttanza, i più sembrano aver accettato il cambiamento di rotta: e oggi il New Communist Party pare fragile e isolato. Si vedrà in autunno, al congresso del British Communist Party, se altre diserzioni ingrosseranno la piccola brigata di Sid French. Per Sid French, eurocomunismo significa socialdemocrazia. «La direzione del British Communist Party ci ha ingannati — ha detto French nel suo primo discorso come leader dei comunisti filosovietici —. Noi crediamo più che mai nella dittatura del proletariato, perché in nessun altro modo la classe operaia potrebbe tenere il potere dopo averlo conquistato». Nel documento del British Communist Party si legge invece che «nessuno può mettere in dubbio ì diritti politici di tutti i partiti democratici, anche di quelli ostili al socialismo» e che, se battuto alle elezioni, «un governo di sinistra abbandonerebbe il potere» e lo cederebbe ai vincitori. Sid French ha detto anche: «Le idee di Lenin non ci spaventano. Sono idee che costituiscono la base di una politica pratica e ragionevole. Nessun successo può avere invece questa nuova frenetica corsa per imbarcarsi sul carrozzone dei diritti umani o per applicare le tattiche morbide e i sentimenti antisovietici di uomini come Carrillo». Cosa farà adesso Mosca? Abbandonerà gli eurocomunisti britannici per benedire il nuovo raggruppamento? E' improbabile. Il New Communist Party è ancora privo di muscoli; e, comunque, anche in Svezia e in Australia, dove pure si sono avuti scismi, Mosca ha mantenuto i suoi rapporti con il vecchio partito. Nella sua sferzante requisitoria contro il British Communist Party, Sid French ha rivelato parecchie amare verità. « Che cosa ha mai ottenuto questo partito "ufficiale", con la sua prudente condotta? Non siamo mai riusciti ad avere un deputato in Parlamento. Nei consigli comunali, i comunisti non costituiscono che uno sparuto manipolo. Nessuno legge più il Morning Star, la "lega dei giovanisti comunisti" è in frantumi, virtualmente crollata. E' un quadro disastroso. Quante saranno le persone che partecipano attivamente al lavoro del British Communist Party? Non più di seimila-ottomila. Che influenza possono mai esercitare? ». In realtà, gli « attivisti » veramente solerti del British Communist Party sono ancora meno, circa 4000. Gli iscritti sono 28.000. Che speranze può avere il partito di migliorare le sue posizioni? Non molte. I comunisti hanno buoni successi nelle file sindacali, ma politicamente il loro futuro — siano essi « euro » o no — è pieno di ombre. Alle ultime elezioni, il British Communist Party non ha raccolto che lo zero virgola due per cento dei suffragi. Non è aiutato neppure dalla rabbia di molti lavoratori che vedono calare il loro tenore di vita, che odiano il Mercato comune e gli immigrati di colore. Questa rabbia si manifesta con un crescente numero di voti ai nazifascisti del National Front. A una riunione di comunisti nell'East End, giorni fa, parecchi giovani che, quasi piangendo, confessavano di non saper più in che cosa credere venivano esortati a non dimettersi perché si sarebbero trovati in un « limbo politico ». Altri maledivano l'eurocomunismo, altri lo accettavano con triste scetticismo. Alla fine della riunione, un cronista avvicinò uno dei leaders, Jack Dash, e gli domandò quali eventi avessero spezzato negli ultimi anni il partito. La risposta: « Due catastrofi. Ungheria e Cecoslovacchia ». Mario Ciriello

Persone citate: Carrillo, Jack Dash, Lenin