Spionaggio e tecnologia impegnati in una svolta della 2ª Guerra Mondiale

Spionaggio e tecnologia impegnati in una svolta della 2ª Guerra Mondiale Spionaggio e tecnologia impegnati in una svolta della 2ª Guerra Mondiale Circondata da frutteti e da grandi prati ondulati, Betchley Park — una casa vittoriana di venti stanze costruita in mattoni rossi c frontoni di legno — sorgeva ai confini della tenuta del duca di Bedford, cento chilometri a nord di Londra: nel 1938 i capi del Foreign Office, servendosi di un nome tanto falso quanto rispettabile, l'avevano acquistata da un ricco giramondo di Woburn che di rado risiedeva in Inghilterra installandovi, subito dopo, due giardinieri, un maggiordomo, un autista e due camerieri che, sotto le giacche di rigatino, portavano pistole col silenziatore e piccoli apparecchi rice-trasmittenti. Benché i ragazzi di Betchley andassero talvolta a giocare, indisturbati, sul vasto declivio erboso che si stendeva dinanzi alla residenza, era impossibile agli estranei mettere piede in quella casa e nelle cinque baracche metalliche costruite sul retro e seminascoste fra gli alberi. Quelle misure di sicurezza erano eccezionali ma Betchley Park custodiva l'arma più preziosa della seconda guerra mondiale: una macchina-computer capace di decifrare tutti i messaggi segreti tedeschi, italiani e giapponesi. Solo oggi, dopo quasi quarantanni, le rivelazioni pubblicate dall'ex ufficiale dcll'«Intelligence Service» Frederick W. Winterbotham, da David Kahn e da Anthony Cave Brown — il primo con «The Ultra Secret», stampato in Italia da Mursia; gli altri due, rispettivamente, con «The Codebreakers» e «Bodyguard of Lies», comparsi da Mondadori — consentono di penetrare la barriera di reticenze e di silenzi (e, anche quella che Churchill chiamava «la cortina di bugie») che protesse la più sofisticata operazione di spionaggio dell'intero conflitto. Solo oggi, grazie a queste rivelazioni, trova finalmente spiegazione il fatto che il capitano di fregata Brengola, uno dei superstiti dell'incrociatore Pola affondato a Matapan, salito a bordo dell'inglese Jervis che lo aveva soccorso, abbia trovato appeso a una parete della sala ufficiali l'ordine del giorno dell'ammiraglio Cunningham, datato 26 marzo 1941, in cui si preannunciava l'azione che la flotta italiana, nel massimo segreto, si preparava a compiere, e si spiega anche perché Brengola pensò immediatamente a un tradimento: il giorno 26, quando già il nemico sapeva e aveva predisposto tutto, egli passeggiava ancora, ignaro, per le vie della base navale di Taranto. Nel 1934, quando la Reichswehr guglielmina era stata sostituita dalla Wehrmacht di Hitler, lo Stato Maggiore tedesco aveva riorganizzato i servizi segreti e, nel settore della trasmissione dei messaggi e della criptoanalisi, si era orientato verso un nuovo sistema di cifratura dei codici basato sulla «Geheimschriftmachine» (macchina per scrittura segreta) inventata nel 1919 dall'olandese Hugo Koch e brevettata all'Aja. Lo scopo di Koch era stato quello di mettere a disposizione di banchieri, industriali e grossi commercianti un pratico strumento capace di rendere intraducibile qualsiasi documento, da un rapporto d'affari a un bilancio a una formula matematica. Tuttavia, alla «Geheimschriftmachine» mancò il successo al punto che il suo inventore non trovò neppure i capitali per produrla in serie: deluso, cedette il brevetto all'ingegnere berlinese Arthur Scherbius che, invece, la realizzò battezzando quella scatoletta metallica, lunga 60 centimetri e larga 46, «Enigma» prendendo il nome dalle «Enigma variations» di sir Edward William Elgar in cui il compositore inglese descriveva i suoi amici in chiave musicale. Neanche Scherbius, però, riuscì a lanciare sul mercato la macchinetta malgrado l'avesse presentata con grande pubblicità, nel 1923, alla mostra dell'Unione Postale Internazionale e l'avesse messa a disposizione del governo tedesco per inviare un messaggio al Congresso degli Stati Uniti. A malincuore Scherbius se ne disfece e vendette brevetto e diritti ad una ditta di Berlino. Fu a questo punto che gli esperti criptoanalisti della Wehrmacht presero in esame «Enigma» e constatarono che era una macchina poco costosa, robusta, portatile, semplice da far funzionare, facile da ripararsi e in grado di produrre rapidamente notevoli quantità di cifrati. Soprattutto, come disse- ro in un rapporto al capo dell'Abwehr (il servizio informazioni militare), ammiraglio Canaris, era «al di sopra di qualsiasi attacco di criptoanalisti». «Enigma» funzionava collegata a due macchine per scrivere elettriche. Dovendo cifrare un messaggio, l'operatore sceglieva una «chiave» (per anni, in seguito, l'OKW usò come «chiave» quella corrispondente all'ora, al giorno del mese e al mese del trimestre della trasmissione); poi — regolata «Enigma» di conseguenza — batteva il testo «in chiaro» sulla macchina per scrivere a sinistra. Gli impulsi elettrici mettevano in moto un sistema di cilindri rotanti ognuno dei quali portava impresse le lettere dell'alfabeto che venivano cosi moltiplicate, spostate e impresse su un nastro di carta che scorreva, come una telescrivente, sulla macchina per scrivere a destra. Adoperando la «chiave» predisposta era possibile, con lo stesso metodo, ottenere da un messaggio cifrato il testo «in chiaro» (più tardi gli inglesi accertarono che, per decrittare una sola parola uscita da «Enigma», un gruppo di matematici avrebbe dovuto lavorare più di un mese prima di aver calcolato tutte le ipote¬ si c le mutazioni necessarie a trovare quella giusta). «Enigma» venne adottata dalle tre forze armate dell'OKW, usata per cifrare le comunicazioni di Hitler (capo dello Stato), Goering (aviazione), Keitel (esercito) e Raeder (marina) e venduta al Giappone, all'Italia, alla Romania e alla Bulgaria ma il suo segreto non durò a lungo: il controspionaggio polacco entrò in possesso di una di queste macchinette — che gli esperti militari avevano opportunamente riadattate — e con i matematici Zygalski e Rejewski risolse alcuni problemi della decifrazione mentre i francesi accettarono l'offerta di un traditore tedesco (il cui nome non verrà mai rivelato; in tutti i documenti è indicato come «Fonte D») il quale, dietro compenso, consegnò un manuale per l'impiego pratico di «Enigma» oltre a un testo cifrato e a uno «in chiaro». Stewart Graham Menzies, capo del controspionaggio inglese (il MI-6), convinto che «Enigma» era in grado di «comporre un numero praticamente infinito di alfabeti, semplicemente cambiando il suo sistema di "chiavi"», e cioè che i tedeschi potevano, da un momento all'altro, vanificare tutti quegli sforzi per penetrare il segreto, pose ai più eminenti matematici inglesi questo problema: provare o confutare la teoria che, se l'uomo può progettare una macchina che crei un problema matematico, egli è egualmente in grado di costruire una macchina per risolverlo. Il responso di Alexander Babbage, Milner Barry e Gordon Welchman fu affermativo: sì, era possibile realizzare una macchina simile e abbastanza rapidamente. Il resto fu quasi un gioco. Il MI-6 rintracciò in Polonia un ingegnere — al quale venne dato il «nom de guerre» di Richard Lewinski — che aveva lavorato nella fabbrica di Berlino dove si produceva «Enigma» in versione militare: 10 mila sterline, un passaporto inglese e il permesso di residenza in Francia per lui e la moglie 10 convinsero a trasferirsi a Parigi e là Lewinski ricostruì un modello perfetto di «Geheimschriftmachine»: poi il più famoso criptoanalista d'Inghilterra, Alfred Dilwyn Knox, e Alan Mathison Turing, ex allievo di Einstein a Princeton e che aveva fama di essere un logico matematico al di sopra del normale, lavorarono attorno alla macchinetta ideando, alla fine, una specie di « computer » in grado di imitare, o interpretare, il funzionamento di « Enigma ». Questa macchina — che si chiamò prima «La Bomba» e poi «Ultra» dal nome del vecchio codice degli ammiragli a Trafalgar — fu realizzata nel 1939, a tempo di record, dalla «British Tabulating Machine Co.» di Letchworth, grazie a uno stanziamento governativo (che, per motivi di sicurezza, fu indicato nel bilancio del Foreign Office con la voce «spese rimodernamento sedi» ). Nel settembre di quell'anno la macchina venne collocata nella baracca 3 di Betchley Park e vi furono addette sei persone che, nel giro di pochi mesi, sarebbero diventate seicento. Alta due metri e quaranta e larga circa tre, «Ultra» sembrava un armadio fatto in rame e simile, nella sagoma, a un buco di serratura vecchio stile. Come disse 11 suo costruttore, l'ingegner Harold Keen, «non era una calcolatrice, né un tabulatore complesso» ma «una cosa unica nel suo genere» che riusciva a penetrare nella «mente» di «Enigma»: quando i rotori della «Geheimschriftmachine» cominciavano a girare e a comporre il messaggio in cifra, «Ultra» capiva «il perché» e risaliva — con la velocità dell'impulso elettrico — alla «chiave» che li aveva fatti muovere in «quel» modo. Fu nell'aprile 1940, mentre Hitler, vincitore, raccoglieva armate e flotte aeree per l'invasione del Belgio, dell'Olanda e della Francia, che «Ultra» sostenne bravamente la sua prima prova: «Finalmente l'oracolo di Betchley parlò — racconta Winterbotham — e Menzies mi passò quattro striscioline di carta, ciascuna con brevi messaggi della Luftwaffe. Dal pun- to di vista delle informazioni militari avevano poco valore ma, per quei ragazzi di Betchley Park, rappresentavano la magica pentola d'oro che si trova in fondo all'arcobaleno: il miracolo era evvenuto». I risultati di «Ultra» furono determinanti per conoscere in anticipo le principali mosse nemiche: dalla battaglia di Francia a quella d'Inghilterra, da El Alamein alle operazioni «Torch» e «Husky», dallo sbarco in Normandia al crepuscolo di Hitler nelle Ardenne, dalla guerra in Pacifico alla conquista del Giappone. Nel maggio 1941, durante la caccia alla Bismarck, «Ultra» scoprì la posizione della corazzata decrittando il messaggio col quale Raeder, da Berlino, ordinava all'ammiraglio Lutjens di dirigere su Brest; nel 1943 «Ultra» localizzò in Atlantico tutte le navi tedesche (le famose «mucche da latte») che rifornivano gli U-Boote operanti nell'oceano e nel «corridoio della morte». Davanti a un'arma così decisiva tutte le possibili misure di sicurezza vennero adottate: la lista di coloro che conoscevano il segreto era limitata a quattro-cinque persone per ogni Quartier Generale alleato, i messaggi decrittati venivano consegnati da un agente che li recuperava appena letti e capiti e subito li distruggeva, nessun destinatario dei testi «Ultra» doveva trovarsi in posizione tale, militare o politica, da poter essere catturato dal nemico. Eppure cera sempre il rischio che i tedeschi intuissero la violazione del loro codice e abbandonassero «Enigma» per qualche altro sistema: per questo Churchill, nel novembre 1940, prese la terribile decisione di lasciar distruggere Coventry dalla Lufwaffe pur sapendo in anticipo, da «Ultra», che la città stava per essere bombardata a tappeto. Così il segreto di «ultra», protetto a costo di sacrificare centinaia e centinaia di vite umane, permise di «leggere», nei messaggi dell'OKW, anche gli ordini di operazioni e i piani militari che riguardavano l'Italia. E' il caso della battaglia navale di Gaudo e Matapan (marzo 1941) dove la nostra flotta, che si era diretta verso Creta per stroncare il traffico dei convogli inglesi tra l'Egitto e la Grecia, cadde nella trappola preparata — grazie ad «Ultra» — dall'ammiraglio Cunningham: «Fu una fortuna per noi — scrive Winterbotham, vice di Menzies al MI-6 — che i dettagli di questa azione fossero trasmessi alla Luftwaffe che avrebbe dovuto provvedere la scorta aerea alle navi italiane. Ciò ci diede il completo piano e noi fummo in grado di passarlo a Cunningham con un buon margine di tempo. L'ordine di operazione, come appariva dalla decrittazione dei messaggi tedeschi, prevedeva due incursioni della flotta italiana, una a nord e l'altra a sud dell'isola di Creta». Cunningham, per proteggere la fonte «Ultra», «inviò un ricognitore con il solo scopo di farsi avvistare dogli italia- SCONTRO NOTTURNO ». «POLA COLPITO filisi?" I.Gaudo • Percorso delle forze navali Italiane Percorso delle forze navali Inglesi I * ! SCONTRO DI GAUDO > •VITTORIO VENETO COLPITA* L'ammiraglio Maugeri Gli incrociatori Pola e Zara prima della partenza per la tragica notte di Matapan