Processo perché non vogliono dire chi è il ragazzo mutilato

Processo perché non vogliono dire chi è il ragazzo mutilato In pretura due imputati per reticenza Processo perché non vogliono dire chi è il ragazzo mutilato Sono due testimoni che dovrebbero sapere tutto del tragico scoppio nella fabbrica di Grugliasco - Un'udienza di "non so" Neppure un processo per falsa testimonianza e reticenza, con il rischio di una condanna a tre anni di carcere, è servito a far luce sul mistero del giovane immigrato mutilato dallo scoppio di un compressore — avvenuto il 30 giugno scorso — In una fabbrica di Grugliasco. Gli imputati, Giovanni Franzè (assistito dall'avv. Altara), 32 anni, nato a Stilo e residente a Glaveno in viale Kennedy 25 e 11 suo « compare » (ha fatto da padrino al figlio) Carmelo Impellizzeri (aw. Piccatti), 38 anni, anche lui nato a Stilo, abitante a Glaveno In via San Francesco d'Assisi 149, Interrogato ieri dal pretore Accordon (p.m. Semeraro, cane. Roggia) per oltre quattro ore, hanno tenuto la bocca « cucita ». Del ragazzo conoscono solo il nome: Stefano. Del padre, scomparso con la famiglia dopo l'incidente, sanno che si chiama Nunzio. Altro non hanno voluto aggiungere, trincerandosi ostinatamente dietro una serie Infinita di <r non so », « non ricordo », « questo non me lo ricordo proprio, mi creda ». Le domande martellanti del magistrato e del pubblico ministero hanno comunque messo in evidenza alcune contraddizioni. La conclusione è che almeno uno dei due mente. Perché? Una risposta potrebbe venire dai testimoni che saranno sentiti lunedì pomeriggio. E veniamo alla cronaca dell'udienza. Primo ad essere interrogato, Giovanni Franzè conferma l'ultima delle deposizioni rese al pretore Fioretta Roller!, il magistrato ohe conduce l'inchiesta sul tragico infortunio. «E' la verità — dice — le altre due non erano esatte ». Con il cognato, Giuseppe Andreacchlo, aveva deciso di mettersi in proprio per non stare sotto padrone. Dopo faticose ricerche aveva trovato il capannone di Grugliasco In via Pietro Mlcca 14-16. Le spese, però, erano troppo elevate. Occorreva un prestito e si rivolse al « compare » Impellizzeri, piccolo Impresario edile, che gli propose di ricorrere al non meglio Identificato « Nunzio ». Nasce cosi la « Falmec », azienda che esegue lavori di sbavatura metallica, nella quale entra come socio di fatto il « Nunzio » che ben presto assume un ruolo di primo plano: dà ordini, paga fatture, distribuisce gli stipendi. Pretore: « Chi glielo aveva presentato? ». Franzè: « L'Impellizzeri. Lavoravamo come del pazzi, anche di notte. Il giorno dell'Incidente ero a Suso per una consegna all'Assa. Venne ad avvertirmi mio cugino Pasquale Gallace (operaio della Falmec). Vieni giù, mi disse, Stefano si è fatto male, ha perso un piede ». Rientra subito e trova 11 cognato che piange seduto su un muretto. Più avanti incontra «Nunzio» che sale sulla sua auto con la moglie, una figlia e alcune borse. « Erano tutti presi dal tertore, si fecero condurre lontano. Quando incrociammo due auto, scesero e se ne andarono con quelle senza salutare ». La sera stessa « Nunzio » gli dà appuntamento sulla tangenziale e gli Impone di tacere con 1 carabinieri: « Non devi dire che lavoravo lì. se no iono guai ». Pretore: « Perché tanta preoccupazione, se lei non conosceva neppure il suo cognome? ». Franzè: « Me lo chiedo anch'io. Mi sembra si chiamasse Provenzano ». In realtà Nunzio Provenzano non risulta all'anagrafe. E' la volta di Impellizzeri, che si presenta nella veste del « notabile » di paese, ima mano sul cuore e l'altra al portafoglio, pronto ad aiutare chi è In difficoltà. « Conobbi Nunzio un anno fa. Abitava a Porta Palazzo. Mi chiese di aiutarlo a trovare casa in collina perché una figlia soffriva di bronchite e lui aveva pochi mezzi. Gli trovai alloggio presentandolo come mìo cugino e gli pagai il primo anno dt affitto: 250 mila lire. Per riconoscenza fece qualche giornata di lavoro net miei cantieri e con il figlio mi scaricò il legname ». Pretore: « Come mal questo interessamento, se poi dice che non sa, non conosce, non c'entra?». Impellizzeri: « Compassione per una disgrazia. Tutti sanno che quando posso aiuto e molti si rivolgono a me ». Conoscenza occasionale dunque, anche se dice di essersi affezionato a Stefano. Spiega: « Tifi avevano promesso che sarei stato padrino alla cresima ». Viene subito avvertito dell'Incidente, corre al capannone, va all'ospedale, cerca Nunzio senza trovarlo. « Ed ora mi trovo qui — conclude — solo per aver fatto del bene ». Impreciso e lacunoso su molti particolari, Impellizzeri insiste su tre affermazioni: « Non sono mai stato con Nunzio a casa di Franzè per il compleanno del figlioccio. I soldi a Franzè e Andreacchlo li ho prestati io. Non ho mai chiesto che Nunzio entrasse nell'azienda ». L'opposto di quanto afferma Franzè. Neppure un rapido confronto fra i due Imputati chiarisce questi nodi. L'udienza termina con la moglie di Franzè che si rifiuta di rispondere, avvalendosi della facoltà concessa dalla legge. Il processo riprenderà lunedi con l'interrogatorio di alcuni testimoni. Carmelo Impellizzeri e Giovanni Franzè durante il processo

Luoghi citati: Assisi, Grugliasco, Stilo