L'ecologia rende voti di Paolo Patruno

L'ecologia rende voti LA SORPRESA DELLE "MUNICIPALI,, FRANCESI L'ecologia rende voti I seguaci della "rivoluzione verde" si battono fanaticamente contro l'inquinamento e le centrali nucleari La difesa della natura diventa, sia a destra che a sinistra, il tema d'obbligo per le prossime "legislative" (Nostro servizio particolare) Parigi, luglio. Gli ecologi francesi hanno annunciato che parteciperanno alle elezioni politiche della prossima primavera. Non tutti i gruppi sono d'accordo. Alcuni propendono per confluire nelle liste ultragauchistes, altri invece spingono per una presenza « autonoma ». Nei giorni scorsi questi ultimi hanno presentato il loro «programma di ecologia politica» che si basa su quattro punti principali: riconoscimento del diritto alla « qualità dulia vita » per tutti i francesi, rivalorizzazione dei poteri regionali, instaurazione di una reale democrazia della vita quotidiana, gestione ecologica dell'economia fondata sullo sviluppo dei trasporti meno inquinanti, sulla priorità per le produzioni agricole e industriali di stretta utilità, e, naturalmente, non inquinanti, rifiuto del rischio nucleare. La "marea verde" « Il movimento ecologico non si è inceppato», — sostiene Brìce Lalonde. «Non abbiamo intenzione di sprecare il patrimonio di voti che i francesi ci hanno dato nelle elezioni municipali, perché il nostro successo non si basa soltanto sul rifiuto e sui timori che suscita la civiltà di oggi, ma sulla convinzione che l'ecologia offre una risposta politica generale ». Lalonde, 31 anni, alto e magro, capelli biondi scarmigliati, è il più noto degli ecologi parigini, ma rifiuta l'etichetta dì « leader » perché « il nostro non è un partito con strutture fisse, ma un'associazione che fa anche politica ». Associazione e non partito, i « verdi » hanno costituito la grande sorpresa delle «municipali» di marzo. La « marea ecologica » ha raccolto, in quelle elezioni, novantamila voti a Parigi (una percentuale superiore al 10 per cento), una media nazionale del nove per cento, con punte del 19 a Chambéry, 13 a Mulhouse, 12 a Nizza nel primo turno elettorale, cioè prima del ballottaggio fra ì candidati delle due liste con il maggior numero di voti. In complesso è un serbatoio di centinaia di migliaia di voti che in un'elezione incerta come è quella che sì preannuncia nelle prossime legislative potrebbero essere decisivi. Ed è per questo che in tutti i partiti si stanno moltiplicando le aperture verso gli ecologi, la difesa della natura sta diventando un capitolo d'obbligo sia a destra che a sinistra. I movimenti ecologici cercano comunque dì non farsi strumentalizzare e appaiono decisi ad approfittare delle elezioni legislative della prossima primavera per obbligare i partiti polìtici a prendere in seria considerazione i loro obiettivi. I «verdi» sono considerati general¬ mente « simpatizzanti » della sinistra, ma la « gauche », sìa socialista che comunista, rischia di alienarsi queste simpatie, e un congruo numero di voti, approvando la « scelta nucleare » per scopi militari e per la costruzione dì centrali elettriche. Una notevole corrente dei gruppi « verdi » sembra infatti propensa ad accordare il proprio sostegno elettorale nel secondo turno di ballottaggio soltanto a quei candidati della sinistra che s'impegneranno a opporsi alla realizzazione di nuovi impianti nucleari. In caso contrario i movimenti ecologici lasceranno liberi da ogni consegna i propri elettori, « perché non c'è alcuna ragione di fare una differenza fra sinistra e destra ». Ma il fenomeno ecologico in Francia è importante anche prescindendo dal valore innovatore che sta cercando di infondere nella politica francese. La « marea verde » ha cominciato ad alzarsi una quindicina d'anni fa in Alsazia, con alcune candidature locali contro le progettate centrali nucleari, che sono poi state combattute (vanamente) con una serie di manifestazioni nell'estate calda del '71. Nei due anni successivi il movimento si è sviluppato ancora e finalmente nel '74 ha trovato la sua prima espressione politica con la candidatura alle elezioni presidenziali di René Dumont. Risultato scontato: Dumont ottenne soltanto l'I,3 per cento dei voti, schiacciato dai colossi Giscard, Mitterrand, ChabanDelmas, « Oggi non è più cosi », riprende Brice Lalonde nella sede parigina degli «Amici della terra », circondato da pile di libri dedicati alla difesa della natura. «La gente è diventata gradualmente più consapevole dei problemi ecologici, c'è stata una convergenza fra le varie associazioni locali di salvaguardia naturale, il movimento si è ampliato. La gente dapprima si è divertita per le nostre campagne in bicicletta, per i cortei contro il "mostro nucleare", negli anni scorsi. Poi, a partire dal '73-74 ha capito che non facevamo la guerra contro i mulini a vento. Adesso siamo sorpresi dal nostro stesso successo». L'« esercito verde » si compone di pochi attivisti (un migliaio a Parigi, altrettanti sparsi nella provincia), ma di reclute abbondanti e sempre più numerose, che alimentano centoventi gruppi di «Amici della terra» in tutta la Francia. E' una schiera interclassista, composta da insegnanti, liberi professionisti, studenti (in minoranza), pensionati; ci sono gruppi operai nella banlieue parigina, agricoltori e pescatori nei centri della provincia, in campagna, numerose anche le donne, casalinghe, insegnanti, studentesse. « Siamo un movimento molto composito, dice Lalonde, e questo dimostra che le nostre campagne toccano tutti gli strati della popolazione». Si può aggiungere che molti degli attivisti, come Lalonde, sono « ex giovani del '68 » ormai oltre la trentina. Delusi dalla « utopia rivoluzionaria », a volte scottati dalla politica, molti di questi ex « gauchistes » del maggio sessantottesco hanno scoperto che potevano lavorare, attraverso l'ecologia, per un mutamento della società, non rivoluzionario come nove anni fa, ma graduale seppur egualmente radicale. Che cosa predicano gli ecologi francesi? Risponde il loro « consigliere », René Dumont, 73 anni ancor vigorosi, agronomo, specialista di problemi del Terzo Mondo: « L'ecologia ci ha obbligati a rinnovare tutte le nostre idee. Io ho cercato invano per anni un socialismo dal volto umano, una sorta di Graal, ma questa ricerca mi ha mostrato finora soltanto le sue deficienze. Naturalmente non mi ha mai attirato nemmeno il capitalismo, perché il suo sviluppo si basa sullo sfruttamento del Terzo Mondo. L'unica salvezza è l'ecologia socialista, che va oltre il programma comune propostoci dalla sinistra». Gli aggettivi che definiscono quest'ecologia socialista sono «anticapitalistica e autogestionaria ». Politica e utopie Riprende il discorso, ampliandolo, Brice Lalonde: «Il nostro non è un movimento rivoluzionario per sovvertire la società, pur se il traguardo finale è la decrescenza produttiva ed energetica per raggiungere un livello di produzione che non metta più in pericolo la natura e l'avvenire dell'uomo ». E' il ritorno a una società patriarcale quella che chiedono gli ecologi francesi? « Nessuno vuol tornare indietro, ma è perché desideriamo costruire un futuro migliore che vogliamo riorganizzare la nostra società», replicano gli ecologi. «Noi siamo per l'autogestione, contro il capitalismo e contro il socialismo autoritario. Il nemico principale è lo Stato, perché nel sistema attuale ha finito per sostituirsi alla natura, tutto è finalizzato al perseguimento delle sue leggi meccaniche ». L'obiettivo finale cui tendono gli ecologi sarebbe quindi la morte del mito del produttivismo, la riorganizzazione del lavoro, la riduzione delle dimensioni delle industrie, in conclusione la creazione di una nuova società che si articoli su comunità locali autogestite. « Chi non si rende conto che oltre un certo limite il centralismo, il gigantismo sono controproducenti, diventano portatori d'inquinamento?», riprende Lalonde. « Su questa premessa si è realizzato un comun denominatore fra gli elettori ecologici, costituito dalla ricerca dei mezzi per vivere e produrre senza mettere in pericolo la natura, dalla volontà di non subire più passivamente decisioni prese dall'alto su progetti di urbanizzazione, realizzazione di nuove industrie, immissione sul mercato di articoli superflui e non durevoli nel filone di un dissennato consumismo». Un recente sondaggio del settimanale l'Express ha chiarito che « l'esplosione ecologica non è un fuoco di paglia», un effimero coagularsi di nostalgici di un'epoca bucolica ormai sepolta. Oltre V80 per cento degli intervistati si dicono disposti a votare per i candidati «verdi» alle prossime elezioni legislative. Perché? Essi scorgono nell'ecologia « la speranza di una civiltà postindustriale che concili l'apporto della tecnologia con la soddisfazione dei bisogni materiali e psicologici degli uomini ». L'inchiesta ha rivelato quali sono le principali preoccupazioni dei lettori. La prima è l'inquinamento dell'acqua e dell'aria, e Dumont ricorda a questo proposito un ammonimento che non è un aneddoto: « A Parigi si consiglia di portare i neonati su carrozzelle sopraelevate se si deve passare per Place de la Concorde perché a livello terra l'aria è troppo tossica per i gas sparsi dalle auto ». Il secondo timore è determinato dall'energia nucleare, poi il sondaggio elenca la distruzione dell'ambiente marino, lo spreco dell'energìa, la sparizione di alcune specie animali, la scomparsa delle terre agricole. Il cerchio si chiude: se così vasta e diffusa è oggi la preoccupazione ecologica tra i francesi è logico che i partiti mirino a «politicizzare » gli ecologi, a impadronirsi dei loro slogan, dei loro argomenti. Ma i movimenti « verdi » paiono decisi per adesso a non farsi « infeudare » dai partiti tra¬ dizionali: gli ecologi siedono nelle commissioni di quartiere impiantate in questi giorni dal neo-sindaco di Parigi, Chirac, ma la loro è una «presenza condizionata » a un'effettiva volontà di rinnovamento. Sono in polemica con il leader dei sindacati, Georges Seguy, che ha denunciato «le campagne utopistiche degli avversari dello sviluppo nucleare », e in disaccordo con ì partiti di sinistra per gli stessi motivi. Sono in lotta contro il governo perché ha impedito le trasmissioni di « Radio-verde », che doveva dar voce alle esigenze quotidiane degli abitanti dei quartieri parigini. Il meno che si possa dire è che gli ecologi francesi sono scomodi, per il governo come per l'opposizione. E forse questa è la chiave per spiegare la loro attuale popolarità, ma non per pronosticare fin da ora il successo del loro programma. Paolo Patruno

Luoghi citati: Alsazia, Francia, Mulhouse, Nizza, Parigi