«Dieci milioni o bruciamo il negozio»: pena di 4 anni

«Dieci milioni o bruciamo il negozio»: pena di 4 anni Condannati due giovani del "racket,, «Dieci milioni o bruciamo il negozio»: pena di 4 anni Alla vigilia del processo altre minacce sono giunte alla vittima: "Devi pagare gli avvocati difensori" - I giudici ne hanno tenuto conto Per una tentata estorsione di dieci milioni a un commerciante di Piazza della Repubblica (che aveva già sborsato 3 milioni ma non agli stessi Imputati) due giovani sono stati condannati a quattro anni di reclusione. Alla viglila del processo il commerciante ha ricevuto altre telefonate minatorie che lo «consigliavano» a pagare le spese per i legali al due Imputati. Circostanza questa che ha avuto Indubbiamente 11 suo peso nella sentenza del giudici-delia prima sezione (presidente Nattero). Giuseppe Melis, 24 anni, che alloggiava alla pensione «Pavone Vecchio», Pasquale Ranieri, 21 anni, via degli Abeti 1, furono arrestati in flagranza dagli agenti della Mobile il 6 ottobre dello scorso anno. Il commerciante Giuseppe Testa, 45 anni, titolare di un negozio in piazza della Repubblica 17, aveva cominciato a ricevere telefonate minatorie e ricattatorie che gli Imponevano di sborsare 3 milioni, pena la distruzione del negozio e una «dura lezione». Il 28 settembre aveva tirato fuori tre milioni, che aveva lasciato In un luogo convenuto, accettando l'Intimazione degli anonimi ricattatori. Ma pochi giorni dopo ha ricevuto altre telefonate e questa volta 11 prezzo per garantirgli la tranquillità era salito a dieci milioni. Giuseppe Testa ha deciso di avvertire la polizia. Un buon lavoro di controllo al telefono della vittima ha consentito agli agenti della « mobile » di identificare la provenienza della telefonata: una pensione-locanda, il « Pavone Vecchio » di cui è titolare Rina Magnino. Ieri al processo è toccato proprio alla donna confermare un particolare essenziale nella vicenda: l'appuntamento che 1 due imputati si erano dato per andare insieme a riscuotere la « tangente ». Ha detto: «La mattina del giorno 6 ottobre, alle 8 e un quarto ho ricevuto una telefonata: "Sono Pasquale, dica a Giuseppe che l'aspetto al bar ». «Ha specificato quale bar?», le ha chiesto 11 presidente Netterò. «No, si capiva che entrambi sapevano dove trovarsi, perché io mi sono limitata ad andare a svegliare Giuseppe Melis e lui ha detto che andava bene. Nel giro di qualche minuto è uscito». Due ore dopo, a qualche centinaio di metri dal bar «Barone», alla Falcherà, gli agenti della «mobile» hanno teso la trappola al ricattatori che avevano dato appuntamento al commerciante al margini di una strada. Hanno tentato la fuga per 1 campi ma sono stati acciuffati. Per spiegare la loro presenza in quel luogo agli agenti hanno detto che volevano raccogliere qualche pannocchia, versione che non aveva convinto allora e che non ha convinto ieri I giudici. Al processo Giuseppe Melis era difeso dall'aw. Oddone, Ranieri dall'aw. Sena. Il pubblico ministero sostituto della Repubblica Witzel, ha chiesto 3 anni e mezzo per Melis e 3 anni per Ranieri, l'assoluzione per insufficienza di prove dalla prima estorsione che «non è sufficientemente provata». II tribunale, pur concedendo le attenuanti generiche, ha condannato entrambi, per la seconda estorsione, a quattro anni di reclusione e 400.000 lire di multa. I Giuseppe Melis e Pasquale Ranieri arrestati dalla Mobile

Persone citate: Giuseppe Melis, Giuseppe Testa, Melis, Nattero, Rina Magnino, Witzel