Le "guerre" del comunismo

Le "guerre" del comunismo L'URSS DAVANTI AL CILE E AL PORTOGALLO Le "guerre" del comunismo (Dal nostro corrispondente) Mosca, luglio. Recenti e note come sono, le vicende del Cile di Salvador Aliende s del Portogallo dell'aprile 1974 esprimono gli ultimi termini della casistica sulle « vie al potere » intraprese dalla « sinistra '» del vecchio e del nuovo continente, esemplificandone frequentemente l'odierno dibattito al riguardo. Il prof. Aleksandr Sobolev, filosofo, capo dipartimento dell'Istituto per il marxismo-leninismo, direttore della rivista Classe operaia e mondo contemporaneo, studioso tra i più ascoltati al comitato centrale del pcus, li ha riproposti appena qualche tempo fa anche al convegno di Mosca su Gramsci, nella discussione con i rappresentanti del pei. Ne abbiamo parlato con Sobolev a più riprese, nel suo ufficio all'« Istituto », sede quarant'anni addietro del « Komintern ». Infine ha convenuto di farne materia d'una intervista. « In Cile è la " guerra di posizione " ad essere stata sconfitta, è la " guerra di movimento " che vince in Portogallo », aveva detto il filosofo sovietico, riferendosi alle definizioni gramsciane (che con la prima indica il confronto all'interno delle istituzioni e la loro progressiva conquista, con la seconda l'assalto frontale alle posizioni antagoniste nello Stato e nella società). Adesso aggiunge: «La prima cosa che le voglio chiarire è che entrambi questi concetti nell'idea di Gramsci sono relativi. La guerra di manovra può trasformarsi in guerra di posizione e viceversa, anche nei paesi occidentali ». Ma Gramsci non affermò invece che la sola guerra possibile nell'Occidente sviluppato era quella di posizione? « No, alcuni studiosi assolutizzano rigidamente questi due termini, a volte li dogmatizzano, contraddicendo la concezione dello stesso Gramsci. Essi ricettano tassativamente per i paesi arretrati la " guerra di movimento ", per quelli sviluppati la " guerra di posizione ". Io vorrei mostrarle, attraverso le situa¬ zioni di due Paesi ad un livello di sviluppo economico più o meno uguale, che in alcuni casi sono state praticate la politica e la tattica che Gramsci e noi intendiamo per "guerra di posizione ", ed in altre circostanze quelle che Gramsci e noi intendiamo per " guerra di movimento ". Cominciamo con il Cile. « Come lei ed io abbiamo già discusso dettagliatamente, gli avvenimenti rivoluzionari in quel Paese cominciarono proprio nei termini in cui Gramsci configura la " guerra di posizione ". Con l'elezione di Aliende e la formazione del governo di " Unidad Popular " furono occupate le prime trincee del fronte di lotta. Alle spalle restava l'apparato statale, quindi la grande retrovia del paese intero, la sua società. L'avanzata sulle posizioni dei grandi monopoli e delle oligarchie latifondiste fu avviata in varie forme, tenendo conto di quelle "particolarità " di cui parla Gramsci. Furono raggiunti alcuni risultati: nazionalizzazione di parte dell'industria e delle imprese straniere, delle banche; venne spinta avanti la riforma agraria. Ma nel migliorare le condizioni dei lavoratori sorser < alcune contraddizioni, anche al loro interno. In tali condizioni si pose la questione dell'economia, la lotta per la produzione e il problema dell'apparato statale ». I tre obiettivi furono mancati dal governo di « Unidad Popular », Perché? A parere di Sobolev, per gli errori compiuti da Aliende. « Tre soprattutto: un'eccessiva attenzione alle particolarità nazionali della società cilena; in virtù delle quali si affermava che la sua rivoluzione doveva seguire una strada molto specifica; il convincimento che l'esercito era anch'esso molto specifico e la mancata utilizzazione di tutti gli strumenti democratici e costituzionali per fronteggiare l'opposizione a partire dalla mobilitazione morale, politica e organizzativa dei lavoratori». Le occupazioni di aziende medie e piccole non comprese nel piano governativo, rappresentarono però azioni di « movimento » dirette contro la media e la piccola borghesia e il loro principale partito, la democrazia cristiana, che in principio avrebbero dovuto essere considerati alleati. « Lei non può indicarmi un solo documento in cui sia prevista l'espropriazione delle piccole e medie imprese da parte del governo Aliende ». Certamente, nondimeno ciò accadde nei fatti. « Allora devo ripeterle quanto le dissi l'altra volta: dopo il colpo di Stato il partito comunista cileno ha approvato una risoluzione denominata " il cavallo di Troia della reazione ", in cui critica violentemente l'estrema sinistra responsabile di avere violato la legge di nazionalizzazione ». Che cosa intende per estrema sinistra? « Elementi provocatori, che oggi noi consideriamo insieme all'estrema destra nemici della rivoluzione ». Ma non c'era anche all'interno di « Unidad Popular » una tendenza ad appoggiarli? « In effetti, anche all'interno di " Up " esistevano differenze circa l'atteggiamento da tenere verso certi problemi ». Come quello della militarizzazione del movimento, ad esempio? « In Cile, come è noto, nessuno poneva questo problema. E fu un errore confidare alla lettera nelle forze armate ». In più occasioni il problema fu posto dal socialista Altamirano. « Io non voglio polemizzare adesso con Altamirano. Con lui ho discusso a lungo, a suo tempo. Mi sembra che lei abbia ragione invece quando mi chiede se comunque il nodo non fosse politico e non militare. Così penso che ci avviciniamo di più alla verità ». Quello di stabilire se era possibile armare oppure no alcune migliaia di operai è dunque un falso problema? « Il partito comunista cileno afferma che la prima sconfitta fu politica, a causa dell'isolamento in cui era ridotta la classe operaia. Quindi ci fu la sconfitta militare, con il colpo di Stato. Ed ora il Portogallo... ». Sì, lei ha detto in altra occasione che quella dell'aprile fu una vittoria della « guerra di manovra ». Non crede che sia stato invece soprattutto un putsch militare, sia pure di sinistra? « I comunisti portoghesi e noi consideriamo che il " 25 aprile " sia stata il primo atto della grande rivoluzione nazionale, democratica e antifascista per il suo contenuto antimonopolista e antimperialista. Ovviamente nessuna rivoluzione, neppure quella d'ottobre, si esaurisce e si compie in una sola grande vampata. La rivoluzione portoghese fu preparata dalla classe operaia, accesa dal movimento dei capitani che poi divenne movimento delle forze armate, ma raggiunse il punto più alto con l'intervento dei lavoratori ». Ma poi non venne la sconfitta? « L'intervento del grande capitalo monopolistico internazionale, l'aiuto massiccio offerto dalle socialdemocrazie europee e tedesca innanzitutto ai socialisti portoghesi, che giocavano un ruolo tanto complicato e contraddittorio, dilatano nel tempo la lotta». Resta, comunque, il problema dei tempi lunghi, di come gestire per la sinistra la fase di transizione e a quale tipo di Stato puntare. « Egemo, ia » e « pluralismo » sono i concetti che oggi lo riassumono comunemente in tutta l'Europa occidentale e nello stesso Cile, stando alle ultime dichiarazioni del pc cileno Come pensa che si possano coniugare tra di essi e rispetto ai due tipi di « guerra » di cui abbiamo parlato? « Io ho trattato della " guerra di posizione " e di quella di " movimento " e posso discutere del principio di " egemonia " perché Gramsci ne ha scritto. Ma di "pluralismo" non ho mai letto in Gramsci, né in nessun altro teorico marxista-leninista: deve perciò rivolgere la sua domanda a coloro i quali ne parlano tanto e tanto volentieri ». Livio Zanottì