Giustizia: riforma urgente e difficile

Giustizia: riforma urgente e difficile Giustizia: riforma urgente e difficile li dilagare della criminalità organizzata ha insegnato per lo meno una cosa: le riforme settoriali, episodiche e disorganiche, non servono praticamente a nulla. Per arginare in qualche modo chi si avvale di mezzi e di forze cospicue, manovrabili con paziente determinazione o con scatenata aggressività, ci vuole una «strategia complessiva», debitamente articolata su più fronti. L'accordo programmatico elaborato dai partiti dell'arco costituzionale fra tante fatiche e non pochi contrasti ha, per quanto riguarda il capitolo dedicato ai problemi dell'ordine e della sicurezza pubblica, questo primo grosso merito: finalmente la scottante tematica risulta affrontata sotto una visuale a largo raggio, che non trascura nessuno dei necessari aspetti operativi. L'impressione che se ne può trarre, come di un disegno eccessivamente vasto ed ambizioso, mal conciliabile sia con la fretta di intervenire sia con la scarsezza delle disponibilità finanziarie, non può, non deve tradursi in un giudizio negativo. Bisogna pur cominciare, prima che sia troppo tardi, a mettere in cantiere un piano alieno dai soliti deludenti palliativi e dalle consuete improvvisazioni emotive, capace cioè di incidere in profondità. Naturalmente, per rendere attuabile un'operazione di effettiva rilevanza c'è una condizione basilare che va garantita in partenza: gli stanziamenti per la giustizia, tradizionale cenerentola del bilancio dello Stato, devono venire prontamente adeguali all'esigenza prioritaria di difendere le istituzioni democratiche e la pacifica convivenza tra i cittadini. Il testo dell'accordo interpartitico ha l'ulteriore merito di concludere la parte sull'ordine pubblico proprio con la rivendicazione di congrui aument'< al bilancio del ministero di Grazia e Giustizia. Piuttosto, stupisce che di fronte ad un elaborato, frutto di tanto discutere e, quindi, di innegabile buona volontà, già si stiano ventilando ipotesi di dissociazione a non lontana scadenza: tracciare un programma giustamente attento ai molteplici profili che una consapevole politica dell'ordine pubblico non può non implicare, significa contraddire l'avvio stesso del programma. Una «strategia complessiva» non è realizzabile nel giro di pochi mesi, ma va portata avanti per gradi, in una progressione di tempi attentamente calcolata e scrupolosamente rispettata. Partire con il sottinteso di fermarsi quasi subito — oltre ad avere il sapore di una beffa per il Paese — comprometterebbe in partenza ogni buon esito preventivabile, stante lo stretto collegamento tra le varie componenti del quadro. Anche per questa ragione, e non soltanto per la ricchezza \ delle indicazioni, non poche delle quali fornite di rimarchevole concretezza e dettagliata fisionomia, non è facile «isolare» dal contesto le soluzioni più caratterizzanti. A parte alcuni punti oggetto da tempo di reiterate e fin qui vane richieste d'attuazione (quali il ripristino dei servizi di sicurezza debitamente revisionati, il potenziamento dei nuclei di polizia giudiziaria alle dirette dipendenze della magistratura, la copertura degli organici dei cancellieri e del personale ausiliario, la migliore distribuzione dei giudici, una vasta depenalizzazione dei reati minori, ' una maggior previsione di pene alternative alla detenzione), il documento ha il suo pilone principale, quasi la sua spina dorsale, nell'indicazione di una serie di linee di intervento, legislative ed operative, nei confronti della criminalità organizzata. L'annunciata concentrazione degli impegni e delle risorse nelle grandi aree urbane ed in alcune zone del Mezzogiorno per combattere la grossa criminalità politica e comune assurge ad idea-guida di tutto quanto può essere realizzato a livello di tipo amministrativo. Sapore ancor più innovativo, ma impellenza non minore, presenta il dichiarato intento di assicurare maggiori coordinamenti nell'attività giudiziaria relativa alla criminalità organizzata: da un lato, attraverso l'istituzione di un ufficio interministeriale per la « raccolta dei dati » concernenti i reati più preoccupanti e, dall'altro, attraverso lo scambio di informazioni fra magistrati di diversi uffici, anche a costo di aprire qualche breccia, sia pw riservata e limitata, nel vecGiovanni Conso (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Persone citate: Conso