Crescita made in Usa

Crescita made in Usa PANORAMA CONGIUNTURALE DEI QUATTRO Crescita made in Usa 11 fatto saliente della situazione è il contrasto che si nota, per quanto riguarda la crescita industriale e la bilancia commerciale, tra gli Stati Uniti da una parte e i grandi Paesi europei dall'altra. Oltre Atlantico si accelera il ritmo di attività e il deficit diminuisce, da questa parte è l'inverso, come mostrano le curve dei nostri grafici. La produzione industriale americana aumenta adesso dell'8 per cento su base annua, e tutte le cifre sono favorevoli. Così le vendite al minuto sono aumentate in volume, tra febbraio e marzo, del 2,4 per cento, con un forte incremento del credito per i consumi privati. Soltanto gli investimenti tardano ancora a svilupparsi in modo favorevole e incisivo, benché sussistano le spe¬ ranze di una crescita (in volume) del 7 per cento tra il 1976 e il 1977. Se le misure di rilancio dei consumi sono state scientemente abbandonate, quelle che concernono le attrezzature meriterebbero di venir riprese. Se, a conti fatti, il livello dell'attività americana è soddisfacente, non è certo la stessa cosa per la bilancia commerciale, il cui squilibrio ora si accresce. Il « buco » del primo trimestre di quest'anno (6 miliardi di dollari calcolati Fob-Fob) equivale a quello dell'intero 1976, e nulla indica che questo andamento possa attenuarsi. Meno di queste incidenze finanziarie, facilmente superabili grazie al riciclaggio dei petrodollari, a inquietare le autorità sono gli effetti settoriali delle importazioni, con i ben noti problemi dei televisori a colori giapponesi o degli acciai speciali europei. Nei quattro grandi Paesi europei il quadro è diverso, e le rispettive crescite rimangono piuttosto deboli, anche se bisogna fare un'eccezione per la Germania che, come gli Stati Uniti, dovrebbe essere in posizione favorevole per una buona ripresa, grazie all'inflazione ridotta e ai bassi tassi d'interesse, mentre gli altri tre Paesi sono ben lontani dal trovarsi in simile situazione. Contrariamente alle speranze del mese precedente, la produzione industriale tedesca non accelera molto, e anzi tende addirittura a rallentare un poco. Dopo una velleitaria ripresa del 7 per cento tra la fine del '76 e l'inizio del '77, il tasso ricade nuovamente al 3 per cento. E' vero che l'interpretazione delle cifre è adesso più delicata, poiché molto recentemente i metodi di cal- colo sono stati modificati (le cifre sono state rettificate anche in Francia e in Italia), ma numerosi altri dati confermano questa recente flessione: per esempio, tra febbraio e marzo le vendite al minuto sono diminuite, in volume, dell'I per cento. A loro volta le ordinazioni all'industria, soprattutto quelle provenienti dall'estero, hanno registrato in gennaio e febbraio una flessione, seguita da una lieve ripresa in marzo. Infine gli effettivi dei disoccupati, secondo cifre corrette delle variazioni stagionali, dopo una lenta ma regolare discesa dal luglio '76 fino al marzo di quest'anno, sono nuovamente aumentati in aprile per raggiungere ancora una volta il fatidico milione. Niente di particolare da dire sulla bilancia com- merciale tedesca: il tasso di copertura delle esportazioni sulle importazioni rimane ancora largamente al disopra del 100 per 100, e raggiunge addirittura (marzo) il 120 per cento. Per quanto riguarda la Francia e la Gran Bretagna, la debolezza dell'attività non è altrettanto sorprendente come nel caso della Germania, e non è che la conseguenza dei piani di austerità per moderare l'aumento dei salari e degli utili. Si può anche ammettere, al contrario, che tassi di produzione industriale capaci di mantenersi attorno al 3 per cento costituiscano, tutto considerato, un risultato onorevole, nelle attuali condizioni. Ma un'incontestabile riuscita è il nettissimo miglioramento delle rispettive bilance commerciali. In entrambi i Paesi si è persino avuto un brillante mese di aprile: la Gran Bretagna ha visto passare il tasso di copertura delle esportazioni sulle importazioni al 92 per cento, con una bilancia dei pagamenti correnti in eccedenza per 111 milioni di sterline. Altrettanto bene è andata la Francia, con un tasso, a sua volta, del 92 per cento. Questi buoni risultati, dovuti alla politica di contrazione della domanda interna e di stabilizzazione delle monete condotta dai governi, non hanno nulla di sorprendente, ma hanno piacevolmente sorpreso. Tali risultati potranno essere mantenuti, supponendo che i tassi di produzione si accelerino? Oppure non si trasformeranno di nuovo in disavanzi, come nel caso degli Stati Uniti? E in questa ipotesi i deficit non sarebbero molto più preoccupanti? In effetti, gli scambi internazionali dei Paesi europei rappresentano dal 18 al 30 per cento del rispettivo prodotto nazionale lordo (contro appena il 7 per cento negli Stati Uniti), cosa che li rende molto condizionati dalla congiuntura internazionale. Per essi uno squilibrio è difficile da tollerare, soprattutto quando tende ad aggravarsi in misura incontrollabile sotto l'effetto di una diminuzione della moneta. Ed è anche difficile intervenire finanziariamente, al contrario degli Stati Uniti. Ora, è probabile che i Paesi dell'Occidente nel loro insieme siano condannati, per ancor lungo tempo, a un deficit globale. E quest'ultimo non è che la contropartita delle eccedenze dei Paesi petroliferi, e non potrà riassorbirsi che lentamente attraverso misure internazionali di riaggiustamento, come economie energetiche e riduzione dell'attività. A breve termine, il deficit stesso tende persino ad aumentare con l'attività e le sue conseguenze sulle importazioni di petrolio. Stando così le cose, ogni Paese può assicurarsi una posizione più o meno vantaggiosa a seconda della competitività dei propri prodotti, della politica congiunturale e di manovre protezionistiche più o meno mascherate. Ma, tutti assieme, questi Paesi non possono che difficilmente migliorare a breve termine la situazione globale. Tutto quanto possono fare è di evitare che, a causa di una reazione a catena protezionistica, la situazione si aggravi. D'altra parte gli Stati Uniti, grazie alla loro posizione privilegiata di banchieri del mondo, riescono ad alleggerire il disavanzo degli altri Paesi prendendosene a carico una parte importante. E' quanto attualmente stanno facendo. Rimane dunque il problema del Giappone e della Germania, che sono invitati a frenare un poco la loro sfrenata competitività. Anzitutto con una rivalutazione del marco e dello yen, ed è quanto si osserva nell'ultimo mese. Ma rimane poco probabile che queste misure monetarie siano sufficienti. Perciò occorrono volontarie restrizioni delle importazioni, combinate con una crescita della domanda interna. Sono queste le riflessioni che hanno dovuto fare i responsabili dei sette grandi Paesi dell'Occidente durante la conferenza di Londra del 7 e 8 maggio scorso: necessità di una stretta solidarietà e di una moderazione delle ambizioni, nel quadro di un'attività internazionale che crescerà con un passo meno celere di quanto si poteva sperare agli inizi del 1977. Maurice Bommensath VALUTAZIONE DELLE GESTIONI COMPARATE A BREVE TERMINE OUALITA' DELLO SVILUPPO CONTINUITA' DELLO SVILUPPO Tasso avnl'ppo Ptea, Oocupa. CagaclU Scamb| GERMANIA (+++) ,+ j (~ (+, (+ + |+ +, FRANCIA (t) ( + ) (II) (I) (-) [X) ITALIA (+ +) __ _ _ + (-) ( ) ( ) ( ) (-) (-) GRAN BRETAGNA (+} (II, (I) (lj (£ +, slmo (tendenza precedente). mediocre Insufficiente pes- (1) La sensibilità Internazionale, valutata In rapporto alla struttura degli scambi, non è comparabile da un Paese all'altro. Più è alta, più rappresenta un ostacolo per la gestione a breve termina. PREZZI ✓|Gran Bretagna Francia GFMAMGLASONDGFMAMGLASOND 1976 I 1977 % OCCUPAZIONE 876 5 Italia Gran Bretagna Francia H Germania GFMAMGLASONDGFMAMGLASOND 1976 I 1977 % 140 y 1301 120 110 100 H 90 80 70 60 50 SCAMBI Germania H A Italia GFMAMGLASONDGFMAMGLASOND 1976 I 1977 + 25- % SVILUPPO 5 10 • 15 Germania Gran Bretagna Italia GFMAMGLASONDGFMAMGLASOND 1976 I 1977 QUALITÀ' DELLO SVILUPPO PREZZI — Indice dei prezzi al consumo (dati su base OCSE). In marzo si osserva di nuovo un leggero aumento medio al 12,5%, dovuto soprattutto alla Gran Bretagna dove il rialzo dei prezzi, dopo un rallentamento, si accelera raggiungendo nel solo mese di aprile II 2,6%. Anche in Francia, dopo I buoni risultati all'Inizio dell'anno, l'inflazione risale dal 6 al 9%. In Germania, per contro, si constata un netto miglioramento, Il tasso essendo passato dal 7 al 5%. CONTINUITÀ' DELLO SVILUPPO SCAMBI CON L'ESTERO — Tasso di copertura delle esportazioni (FOB) sulle Importazioni (CIF). Le ultime cifre mettono In evidenza sensibili miglioramenti del tassi. E' soprattutto il naso della Gran Bretagna e della Francia con I risultati raggiunti In aprile. I tassi della Germania e dell'Italia hanno del pari fatto progressi In marzo, passando rispettivamente dal 113 al 119% e dall'83 all'87%. QUALITÀ' DELLO SVILUPPO-OCCUPAZIONE — Disoccupati Iscritti a domande di lavoro non soddisfatte in percentuale sulla popolazione attiva (dati su base OCSE), Tasso di disoccupazione calcolato in percentuale sulla popolazione attiva (dato non confrontabile). In aprile II tasso di disoccupazione, corretto delle variazioni stagionali, è aumentato in modo abbastanza sensibile in Francia (dal 5,15 al 5,30%), e un po' meno In Germania (dal 4 al 4,35%). In Gran Bretagna è rimasto stabile al 5,6%. TASSO DI SVILUPPO INDUSTRIALE — Indice della produzione industriale, esclusa l'edilizia (dati su base OCSE). Tasso di sviluppo trimestrale di ciascun Paese (espresso su base annuale). I tassi rimangono sempre relativamente ridotti, sull'ordine del 3-4%, ad eccezione dell'Italia dove dall'inizio dell'anno l'attività sembra In ripresa (8%). Per contro, in Germania la crescita rallenta (si deve notare che numerose serie statistiche sono state di recente modificate).

Persone citate: Maurice Bommensath