Domani si firma l'accordo sul programma di Alberto Rapisarda
Domani si firma l'accordo sul programma Domani si firma l'accordo sul programma (Segue dalla 1* pagina) verno ora, e quindi anche loro firmeranno. Ma la minaccia della crisi incombe ugualmente: «Del governo nuovo parleremo fra qualche mese», avvisa Mariotti, riferendosi evidentemente all'autunno che si preannuncia per Andreotti pieno di trappole. La scadenza, per il governo, nei programmi di alcuni socialisti, dovrebbe arrivare dopo il probabile congresso anticipato del psi. Romita, segretario del psdi, annuncia anche lui che un accordo sarà raggiunto «anche se su punti limitati». Ma i socialdemocratici, per niente entusiasti, accentueranno il loro distacco dal governo Andreotti, cosa che comporterà «una ridotta stabilità delle condizioni politiche generali». I comunisti sono molto preoccupati per le reazioni dei partiti minori. Che senso può avere questo accordo raggiunto con la de dopo mesi di trattative, se può essere ripudiato da uno degli scontenti da un momento all'altro? Se qualcuno buttasse tutto all'aria provocando una crisi di governo (e, forse, le elezioni anticipate), l'opinione pubblica finirebbe col concludere che neanche la presenza del partito comunista è riuscita a stabilizzare la situazione politica. Per questo, anche i comunisti cominciano ora a parlare delle «garanzie» necessarie per assicurare che l'accordo sia realizzato con l'appoggio di tutti. «Il problema del governo è per l'immediato quello delle garanzie e della gestione dell'accordo: è un problema reale», dice oggi l'onorevole Pajetta. Pensiamo ora a sciogliere il nodo del programma, dice il dirigente comunista, «per poterne sciogliere poi altri». Questi altri nodi, fino ad oggi, sono realmente inestricabili. Il problema che si porrà dopo martedì è questo: firmato il programma minimo, come lo si farà accettare dal governo, al quale spetta di realizzarlo? La de non vuole impegni di voto in Parlamento e propone: i gruppi parlamentari presentano il programma che dovrebbe essere approvato martedì; il governo prenderebbe atto del programma, e lo accoglierebbe con un suo atto autonomo. Questa soluzione non impegnerebbe nessuno con un voto nel Parlamento e non permetterebbe ai comunisti di votare in favore del governo e di entrare nella maggioranza. L'altra soluzione sarebbe: tutti i sei partiti che firme¬ ranno l'accordo di programma presentano una mozione comune in Parlamento e la votano. Poi, Andreotti direbbe che sulla base delle sue consultazioni, inserisce nel suo programma di governo ciò che i partiti dell'«arco costituzionale» avranno approvato. Questa soluzione non sta bene alla de, mentre pare che Andreotti la troverebbe accettabile. L'accordo, comunque, non è ancora firmato. Domani si riunisce il «comitato» che ha il compito di redigere il documento programmatico, riesaminerà tutti gli argomenti meno quello delle «garanzie» di realizzazione, di cui si discuterà probabilmente in un ennesimo «vertice» che seguirebbe quello di martedì. Alberto Rapisarda
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