Dom Franzoni a Mosca di Livio Zanotti

Dom Franzoni a Mosca Dom Franzoni a Mosca (Segue dalla 1* pagina) tinua Dom Franzoni — non sarà tanto interessante sapere che cosa i cattolici o i musulmani pensano della pace, ma vedere come coloro che fanno riferimento a Dio, o a un messaggio religioso, si confrontano e collaborano con quelli legati invece strettamente a un progetto politico, che i primi trascendono. Questo è il vero metro con cui ci misureremo tutti». — Il dibattito, allora, ha affrontato anche il rapporto tra fede e politica, tra Chiesa e Stato: e in quali termini? «Io sono rimasto un poco impressionato dal tono ufficiale, un po' sacralizzato, creato dagli interventi della Chiesa ortodossa. Per questo ho anche cambiato gruppo di lavoro. Ce n'erano tre: uno per ciascuno degli argomenti e dibattiti, e io sono passato da quello sulla "pace" all'altro sulle "giuste relazioni tra i popoli'' » risponde don Gennari. — Ma sulla libertà religiosa in Urss... «Sì, abbiamo parlato anche di questo — riprende Gennari —, io avevo appena letto la nuova Costituzione sovietica, che all'articolo 52 stabilisce la libertà di culto e la propaganda atea. Non ne sono rimasto per nulla soddisfatto. Mi sembra, e l'ho detto, che dovrebbe essere consentita anche la testimonianza religiosa...». Cioè la propaganda, e come? E' ancora Gennari a rispondere: «Ritengo che l'eccesso di sacralizzazione della Chiesa ortodossa dipenda proprio dal suo essere stata ridotta all'ambito del culto. Bisogna invece rivendicare la possibilità di divulgare la fede, pur senza violare le coscienze altrui. Dobbiamo rivendicare la libertà di religione nei socialismi e la libertà di socialismo nelle religioni. Temo, però, che questa prospettiva sia ancora lontana per il popolo sovietico. Ed è anche per sottrarmi alla remora di essere strumentalizzato, di essere venuto qui a far sembrare lo Stato sovietico più liberale di quanto in realtà non sia, che ho parlato senza imbarazzi di sorta. Ho anche proposto la chiusura del museo cosiddetto dell' "ateismo", che oltretutto ha un significato anacronistico per un marxista, oggi, e l'abolizione della scomunica ai comunisti». — E come ha reagito l'assemblea? «Bene, c'è stata attenzione, anche se le nostre posizioni hanno destato qualche stupore». Per il padre Vivarelli, forse il meno ottimista di tutti, c'è stato più che stupore: c'è sta¬ ta incredulità, da parte dell'assemblea nel suo insieme. «Certo, io devo dire che mi porto dietro dalla conferenza una grande delusione. Non c'è stato da parte nostra, intendo dire della gente di fede, un apporto spirituale, evangelico e quindi profetico ai temi che abbiamo trattato. Ho riscontrato piuttosto delle convergenze sugli schieramenti politici dominanti nel mondo. Un discorso agganciato alla ideologia più che all'uomo. E se noi cristiani non facciamo esplodere le contraddizioni esistenti e non ne profetizziamo le possibili vie di uscita, se non riveliamo che questa pace è puramente razionale, che questa giustizia è puramente legale, se come credenti non diventiamo la coscienza di tutto ciò, che cosa facciamo? Soltanto gli incensieri del potere di turno». Livio Zanotti

Persone citate: Dom Franzoni, Gennari, Vivarelli

Luoghi citati: Mosca, Urss