Mea culpa, Scuola! di Liliana Madeo
Mea culpa, Scuola! Mea culpa, Scuola! (Segue dalla 1* pagina) interpersonali, si può fare qualcosa, si può provare, siete voi giovani che potete provare, non rassegnatevi... In questo senso, e in questa scuola, io rivendico il significato della bocciatura ». Certo, è un discorso difficile da far mandare giù. Aggiunge una professoressa che insegna in un istituto professionale per il commercio: « Io ho rapporti aspri sia con i miei colleghi sia con gli alunni. Fin dal principio dell'anno dò brutti voti, minaccio, non gli dò tregua. Passo per un'autoritaria, per un'insegnante dì vecchio tipo. Se questo riguarda i metodi è vero. Ma io non conosco altri modi per comunicare contenuti nuovi. Da alcuni anni mi sono stancata di star lì a commiserare i ragazzi, di non far niente, di assecondare l'incultura di chi li vorrebbe lasciar vivere: è un modo per vivere in pace e lavarsene le mani. Io non ho bocciato, perché alla fine dei risultati li ho ottenuti. Certo, la mia crisi e il mio smarrimento sono grandi. Ma non vedo alternative. Tale non è la bocciatura, in cui vedo soltanto un ritorno al passato, un vecchio modo per far pagare ogni colpa al più debole, una scappatoia grazie alla quale nessuno si assume responsabilità ». La destra mostra già allegrezza di fronte a questa situazione, da cui si attende un ripristino dell'ordine e dell'autorità. Altri si augurano che da questo dibattito nasca una seria riflessione e un impegno perché l'intera questione venga almeno affrontata in maniera organica. Vincenzo Magni, dell'ufficio scuola del pei, dice: « In questa fase ci giochiamo molto del prossimo anno scolastico, della riforma che potrebbe nel frattempo uscire da un ramo del Parlamento, di una programmazione della sperimentazione, di una riorganizzazione degli studi che consenta di superare ad esempio quella farsa — una vera assurdità pedagogico-politica — che è l'esame di maturità così come è oggi strutturato ». Liliana Madeo
Persone citate: Vincenzo Magni
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