L'arresto di Bruno Milanesio fa "tremare" molti ad Aosta

L'arresto di Bruno Milanesio fa "tremare" molti ad Aosta Rivelazioni di un'amica confermano le accuse all'assessore L'arresto di Bruno Milanesio fa "tremare" molti ad Aosta L'imputazione "abuso in atti d'ufficio" potrebbe diventare "concussione e corruzione" - Molti in Valle lo accusano, nessuno in prima persona - La carriera folgorante (Dal nostro inviato speciale) Aosta, 19 giugno. «La città di Aosta trema. Sono in molti ad essere sconvolti da questo arresto». «Avere incastrato Bruno Milanesio significa finalmente ridare respiro alla Valle». «Abbiamo saputo che alcuni politici sono andati di corsa in ferie con anticipo». Queste le voci raccolte ieri ad Aosta dopo il clamoroso arresto dell'assessore all'urbanistica Bruno Milanesio di 35 anni. Il capo d'imputazione parla di «abuso innominato in atti d'ufficio», ma gli inquirenti concordano che presto potrà essere modificato in «concussione e corruzione». L'assessore socialista al turismo e all'urbanistica sarebbe coinvolto in un giro enorme di denaro. «Ultimo anello di una catena al quale giungevano, per le strade più varie, tante elargizioni». In questo vortice di irregolarità edilizie, Bruno Milanesio avrebbe dettato legge fin dal 1972, cioè dal momento del suo insediamento alla Regione quale assessore. «Giungere a porlo di fronte a precise responsabilità deve essere stato un atto di grande coraggio» è stato detto ieri al «Bar du théàtre» di Aosta dove si danno convegno abitualmente magistrati e professionisti. Le indagini avevano preso l'avvio più di un anno e mezzo fa. A condurle con tenacia è stato il pretore Giovanni Selis. Da tempo si diceva che l'assessore per «concedere licenze di costruzione accettava denaro ». Il pretore Selis è riuscito evidentemente a mettere le mani su un'ampia documentazione che dimostrerebbe senza smentita alcuni fatti. Il condominio di «Cielo blu», in località Pila, a pochi chilometri dalla città, sarebbe sorto con l'approvazione dell'assessore al turismo. «Fin qui sarebbero soltanto accuse fumose — precisano gli investigatori — se non vi fosse stato appunto chi ha potuto confermare quanto era stato fatto d'irregolare, con un giro, nel tempo, di miliardi». La persona che avrebbe dato al pretore conferma di quanto scoperto nelle indagini, è una donna, fino a pochi mesi fa impiegata nell'ufficio segreteria del partito socialista italiano a Roma. L'indiscrezione è trapelata dall'ambiente della magistratura romana. Si chiama Carla Siggia, ha 34 anni e vive a Roma, ma è di Aosta. Anni fa avrebbe avuto rapporti confidenziali con l'assessore. Abbiamo parlato con l'avvocato Fernando Bianco, cognato della donna, che ha lo studio in Aosta in via Fruiza 1. Ha detto: «Si può affermare che mia cognata ha convissuto con il Milanesio, ma questo avveni¬ va diverso tempo fa. Adesso è a Roma e da molto tempo. No, non credo che si possa parlare di piccole vendette. E' molto probabile che abbia soltanto confermato quanto le è stato fatto vedere dagli inquirenti». Intrecci, connivenze, bustarelle e tangenti dunque in un enorme mosaico che copre tutta la valle. Venirne a capo e scoprire gli innumerevoli raggiri sarà davvero difficile. In molti sono disposti a raccontare «vicende di irregolarità», ma nessuno, alle nostre domande ha voluto sottoscriverle con il proprio nome. Sembra chiaro che Bruno Milanesio incute rispetto se non paura. Si è detto in Comune che «sarebbe stato lui a volere la piscina di Pré St-Didier, quella progettata dall'architetto Nervi che da un preventivo di costo di 800 milioni, è poi passata ad un costo ufficiale di un miliardo e 600 milioni e non sarebbe neppure questa la spesa definitiva. La somma veramente versata si aggirerebbe sui 3 miliardi». E ancora: «Ha sempre pensato, basandosi sulla politica delle costruzioni faraoniche, seguendo la massima del più si spende e più si tocca denaro. L'impresa Lavagna Bonazzel- li, che ha costruito molto nella Valle d'Aosta potrebbe forse chiarire molte cose». Renato Lavagna venne sequestrato nel marzo del 1975. L'ammontare del riscatto non venne mai reso noto. Allora si parlò di 600 milioni. Adesso in Aosta si fanno strani accostamenti. E' stato detto: «Lavagna non voleva pagare fan- genti e per questo allora venne rapito. Pare che adesso abbia imparato la lezione». Bruno Milanesio adesso è nella camera di sicurezza della caserma dei carabinieri di Aosta. Chiede spesso bibite. Appare tranquillo. Ieri è stato interrogato dal pretore Giovanni Selis per diverse ore. Non si conosce il contenuto dell'interrogatorio perché ovviamente viene mantenuto il più stretto riserbo. Alcuni magistrati hanno voluto spiegare: «Come è possibile che non sia stato interrogato dal Procuratore della Repubblica Toni? Perché ha dovuto interrogalro il pretore Selis su delega del procuratore? E' possibile che questo fatto infici gli atti futuri e che tutto divenga nullo. Già in passato Milanesio era riuscito a sfuggire a delle incriminazioni per mezzo di cavilli procedurali». La sua è stata una carriera folgorante. Figlio di barbiere, poi appena diplomato subito nelle file del psi. E' stato vice sindaco e dal 1972 assessore all'urbanistica, un post^ che non ha più abbandonato. Dieci giorni fa era stato proposto alla presidenza della Cogne. Nevio Boni Bruno Milanesio