Il jazz da New Orleans a St - Vincent

Il jazz da New Orleans a St - Vincent In apertura del festival indetto da "Contromusica 5? Il jazz da New Orleans a St - Vincent Dopo i ritmi tradizionali, la musica moderna con Manusardi - Basso e il quartetto di Rava (Dal nostro inviato speciale) Saint-Vincent, 19 giugno. Con l'etichetta della premiata cooperativa « Contromusica », il jazz è tornato — sabato sera — a St.-Vincent, Casinò. Vi mancava da 15 anni. E' invecchiato, come un buon vino, bene. Denominazione controllata: jazz italiano. Qualità: spumeggiante. Colore: Mississippi, almeno nella prima serata imperniata su gruppi (4 su 5) che distillavano la loro musica direttamente dai vitigni della madre sacra New Orleans, dei tempi andati. Ha fatto gli onori di casa il «sommelier» Adriano Mazzoletti, che ha versato nelle coppe di un pubblico moderatamente assetato gli umori di un jazz allegretto, grignolinesco, alla buona. Festa in famiglia. Ha aperto le danze il trio di Beppi Zancan che proponendo un jazz «al palchetto» ha spiritosamente rivisitato con il suo clarino le epoche arcaiche (ma qui non troppo) di una musica che alle origini voleva soprattutto divertire. Roseo come una bambola di Norimberga, occhialuto come un ragioniere di Woody Alien, Zancan — che dirige a Milano un mensile dedicato ai fumetti — sembra uscire dalla matita di un suo «cartoonist». Il pubblico 10 ha applaudito cordialmente insieme con i suoi collaboratori Fabio Bartolotti e Veniero Molari. Doccia scozzese con il gruppo diretto da Mario Rusca, 11 pianista torinese residente a Milano, che ha costretto l'uditorio a prodursi in un balzo in avanti di 50 anni. Scotch di marca, comunque, diluito purtroppo dalla modesta assistenza tecnica che non ci ha concesso di valutare le ben note qualità del batterista Pillot e del bassista Julius Farmer. A risentirci. Sulla strada della tradizione si ritorna con il redivivo Ettore Zeppegno, ancora un torinese, pianista che con la giacca bianca nasconde le giarrettiere reggimaniche dei colleghi di New Orleans. Casino per casino, siamo a StVincent. Aggiornato nell'abbigliamento, un po' meno nella tematica, Zeppegno ha offerto i momenti più autentici della serata eseguendo un repertorio nel quale, mentre si potevano ravvisare confortevoli riferimenti al passato, abbiamo notato i tentativi di una ricerca che tende ad uscire dall'imitazione puramente filologica. Più disinibita la «performance» del quartetto diretto dall'anziano pianista Dick (Riccardo) Mazzanti, ingegnere torinese. Allo «swing» (ci pare autentico) del «leader», si sovrapponeva infatti la rigidità di una sezione ritmica vagamente impacciata — ci pare — da remore balcaniche che coinvolgevano pure il flautista Bruno Fossati. Professionali invece i dilettanti genovesi della «Old time ensemble». La formazione diretta dal trombonista Lucio Capobianco ha chiuso I allegramente la serata sui te¬ mi di un «revival» rassicurante. La rassegna di St-Vincent si conclude stasera con l'esibizione di 4 complessi: il quartetto Camarca-Negro, il trio Guido Manusardi-Gianni Basso, il quartetto di Enrico Rava e quello di Sante Palumbo. Franco Mondini

Luoghi citati: Milano, New Orleans, Norimberga, Saint-vincent