"Non amo più il cinema"

"Non amo più il cinema" Gina Lollobrigida toma sul «set» ma è legata ad altre esperienze "Non amo più il cinema" Abita in una splendida villa con il figlio di 19 anni • "Fare le cose che mi piacciono: ecco il lusso che voglio permettermi" - "Preferisco la fotografia, i reportages filmati" - Gli anni passati accanto a Milko Skofic Roma, 19 giugno. «Ogni volta che passo li guardo con tenerezza e spesso li fotografo. Provo la sensazione della continuità dell'amore, della vita che si rinnova». Gina Lollobrigida che abita lì, in una villa immersa nel verde, sulla via Appia Antica, è innamorata di questa strada ed è innamorata degli innamorati. Li si intravede fra i grigi ruderi delle tombe romane e gli alti cipressi, silenziosi e appartati. La bellezza di Gina si è fatta più matura, meno chiassosa, più tranquilla e signorile, ha acquistato una pienezza consapevole e, anche se nei grandi occhi c'è un velo di malinconia, sul viso è diffuso un senso di appagamento, di serenità. Il suo fascino è indolente e pacato, l'eleganza contenuta. «E' finito — spiega — il periodo frenetico del cinema. Oggi m'impegno in cose che mi realizzino più compiutamente, che mi diano soddisfazioni intime. Non ho più bisogno di crearmi una carriera e se prima mi sforzavo di accontentare i gusti del pubblico, oggi cerco di accontentare me stessa. Quello di fare solo cose valide è un lusso che mi voglio permettere». Ora ha perfino più tempo da dedicare al figlio Milko, bel diciannovenne alto, con un ciuffo corvino attorno al mento. «Adesso — dice Gina — Milko non mi dà problemi. E' un ragazzo tranquillo, studia musica, compone, suona non so più quanti strumenti, si è fatta una sua orchestrina privata. Ma i primi anni, furono difficili. Mi vedeva a distanza, sempre diversa, a seconda del mio lavoro. Oggi c'è una maggiore intesa, mi sento amica più che madre. Ho vissuto il dramma della sua incomprensione e forse ero stata intransigente con lui. Ma io fui educata in modo severo da una madre molto rigida». Sono tre anni che se ne sta lontana dal set. L'ultimo film è stato II re, la signora e il fante, senza parlare del ruolo di fatina nel Pinocchio televisivo. Quelli che ricorda con più nostalgia sono naturalmente i due della serie Pane amore e..., ma ritiene che il suo migliore sia La provinciale dove, tralasciando il genere leggero popolaresco, ha potuto esprimere buone doti drammatiche. «Mi considero un generale a riposo. C'è stato quasi un divorzio dal cinema. Sì, i copioni non sono mancati, ma che tristezza... Ho preferito allontanarmi». E difatti dal 1972 si è gettata con passione sulla fotografia. Accanto al suo scintillante studio da mille e una notte c'è l'attrezzatissima camera oscura. Perché le foto, oltre che farle, Gina le sviluppa e le stampa. «In fondo la foto è quasi un sostituto della pittura. E io ho studiato belle arti, ho disegnato e dipinto». Lo dice con un lampo d'orgoglio: «La fotografia ha riempito la mia vita. Ho cominciato per scherzo, poi ho trovato il lavoro così entusiasmante da mettere da parte il cinema. Farò qualche film solo per investire i guadagni nella fotografia». Con i reportage fotografici ha fatto buoni affari. Il suo libro «Italia mia» è stato tradotto e pubblicato in quasi tutti i paesi del mondo. «Per farlo ho scattato ben 25 mila fotogrammi — spiega. — Ho cercato di illustrare i sentimenti degli italiani, le atmosfere, ma anche la sofferenza di certe zone depresse». Poi c'è stato il volume «Le Filippine» ed un altro dedicato a Manila: entrambi commissionati dal governo di quel paese. Oltre alle foto ha curato l'impaginazione, la stampa, l'edizione. Ha passato ore ed ore fra le macchine tipografiche a controllare la stampa, la selezione dei colori. Oltre alle foto ha filmato interviste con Pidel Castro, Kissinger, Paul Newman, Indirà Gandhi. «Un documentario di quindici ore che ho consegnato alla Rai-tv e che non so più che fine abbia fatto. Nessuno ne sa nulla. Non lo hanno trasmesso, non me lo hanno pagato... Niente. Beh, ogni tanto mi capita qualche fregatura. A me interessa la parte creativa e mi è penoso condurre trattative e mi lascio raggirare». Sulla vicenda dell'intervista a Pidel Castro si è scatenato un uragano di bla bla. «Mi hanno fatto dire che i miei intervistati mi erano saltati tutti addosso, ad eccezione di Fidei Castro, perché aveva sog¬ gezione di me. La rivista "Time" mi ha ingannata — spiega — il testo non l'ho scritto io. Avevo raccontato i fatti, avevo detto che Fidel, si era comportato da gentiluomo. Hanno voluto calcare le tinte, forse per sfotterlo. Ma Fidel ha capito ed ha perfino invitato mio figlio a Cuba». A parte "Time", i suoi rapporti con la stampa sono stati raramente idilliaci. «Da molto tempo cerco di evitare i giornalisti e non concedo interviste. Questa è una eccezione. Sono state propagate cose indecorose, costruiti fotomontaggi, ho subito assalti ed assedi. C'è chi schiaccia sotto i piedi il diritto alla privacy. Eppure sanno che reagisco. Mi difendo E querelo». E i rapporti con l'ex marito Milko Skofic? «E un tasto che preferirei non toccare. Sono cose lontane — dice, e si sente che c'è uno strascico di rancore —. Me ne ha combinate di tutti i colori. Pretendeva di dirigere la mia carriera, di scegliere i film da fare. Fellini gli propose "La dolce vita" ma lui non me ne parli» nemmeno. Lo stesso per "Viridiana" di Bunuel. Quando lo seppi, rispose che quei copioni erano infami porcherie». La gente la ricorda sempre con affetto e riceve ancora centinaia di lettere. «A Subiaco i turisti invece del castello di Lucrezia Borgia vogliono vedere la mia casa, costruita mattone su mattone da mio nonno». E' anche per questo che interrompe la lunga sosta cinematografica. Ha firmato il contratto per un film in Messico; «Il nido delle vedove», diretto da Tony Novarro, regista molto noto in Sudamerica. «Si tratta di un dramma psicologico, con una atmosfera mistico-religiosa. Il mio personaggio è duro, aggressivo». Dopo ci sarà il sessantesimo film e sarà quasi certamente un film sovietico. «Ci sono trattative molto avanzate. E' una storia bellissima tratta da un racconto dì Nikoj Leskov». E tuttavia questo reimbarco nel cinema non la fa gridare di entusiasmo. «Ormai mi sento più realizzata con la fotografia, preferisco fare reportage filmati. Sì mi vedranno ancora in giro per il mondo a caccia di immagini». Lamberto Antonelli Gina Lollobrigida girerà un film in Messico. Sono ormai tre anni che non recita

Luoghi citati: Cuba, Filippine, Italia, Manila, Messico, Milko Skofic, Roma, Subiaco, Sudamerica