Tra poco viaggeremo sull'autobus "ibrido,, che non consuma energia di Cosimo Mancini

Tra poco viaggeremo sull'autobus "ibrido,, che non consuma energia Diventa realtà un ambizioso progetto del Politecnico Tra poco viaggeremo sull'autobus "ibrido,, che non consuma energia All'Istituto della motorizzazione diretto dal prof. Calderale è stato realizzato un rivoluzionario accumulatore di energia cinetica - Quasi allo stesso risultato sono giunti gli americani - Ma da noi, come al solito, scarseggiano i fondi per la ricerca Al Politecnico è crollato un mito: quello del moto perpetuo. All'«Istituto della motorizzazione», di cui è direttore il professor Mario Calderale, è stato realizzato un accumulatore di energia cinetica destinato a rivoluzionare a breve termine la nostra tecnologia. Entro due anni circolerà infatti il primo autobus «ibrido», azionato cioè da un motore convenzionale e da un accumulatore di energia. In seguito sarà possibile eliminare addirittura il motore tradizionale. Al progetto lavorano un giovane ingegnere, Giancarlo Genta, 29 anni e un gruppo di studenti che credono nelle infinite possibilità che può offrire la meccanica classica. Il dispositivo realizzato al Politecnico è un volano, costituito da una ruota a razze sul bordo della quale è avvolta una matassa di kevlar, una fibra sintetica che ha un carico di rottura alla trazione di 280 kg per mm quadro. Riceve energia dal motore e la trasmette alle ruote del veicolo mediante una trasmissione idraulica. Quando il veicolo frena, l'energia cinetica viene ritrasmessa al volano e, da questo, nuovamente alle ruote quando il veicolo riparte. In pratica l'intero sistema si comporta quasi come se il mobile non si fosse arrestato. Già negli Anni 50 la Oerlikon aveva realizzato un «filobus senza fili». La vettura aveva un volano azionato da un motore elettrico. Alle fermate si collegava ad una linea elettrica che alimentava il motore il quale, a sua volta, caricava il volano. Queste vetture hanno lavorato per vent'anni e l'ultima ha circolato a Leopoldville fino a poco tempo fa. Il volano di questi filobus aveva però il difetto di tutti i volani tradizionali: pesava moltissimo, aveva una mode- sta densità di energia (3 Wh per chilo in esercizio) ed, essendo di metallo, si comportava come una bomba al momento della rottura. Quello progettato al Politecnico dall'equipe diretta dall'ingegner Genia pesa soltanto dieci chili ed ha una densità di energia, in esercizio, di 40 Wh per chilo. Questo valore, alla velocità di rottura, sale a 60-80. Quando si rompe, però, non provoca danni ed è sufficiente un involucro di metallo dello spessore di qualche millimetro per contenerlo senza pericolo. Può accumulare, in esercizio, 400 Wh, quanto basta per sollevare una vettura di grossa cilindrata a 100 metri di altezza; il doppio dell'energia necessaria a un veicolo ibrido di mille chili. Il professor David Werren Rabenhorst, della Johns Hopkins University, si è trattenuto la scorsa settimana presso l'«Istituto della motorizzazione» del Politecnico. Nel corso di una conferenza, sia lo studioso americano che l'ingegner Genta hanno illustrato a che punto sono le loro ricerche. «Ci siamo preoccupati — ha detto il professor Calderale — di lavorare a stretto contatto con quelle che sono le massime autorità del settore, per poterci confrontare e avere un termine valido di paragone». Abbiamo chiesto al professor Rabenhorst il suo giudizio sugli studi condotti dall'Istituto torinese. Per tutta risposta ha preso dalla borsa una pubblicazione: il rapporto finale, presentato in questi giorni al governo degli Stati Uniti, degli studi condotti sugli accumulatori di energia. Nelle prime pagine del rapporto c'è la fotografia di un colano quasi identico a quello progettato a Torino. «Penso —resplptmssrmebslidCdmvNvtfrqnlzps — ha detto il professore americano — che questo fatto sia eloquente: siamo giunti allo stesso risultato uno all'insaputa dell'altro». In che modo, ce lo spiega l'ingegner Genta: «Noi siamo partiti dalla teoria, che è stata poi verificata dagli esperimenti. I mezzi limitati a nostra disposizione non ci consentono di provare fino alla rottura molti volani». Il presidente Carter ha molto a cuore il risparmio di energia. «Il programma globale — ci informa il professor Rabenhorst — per la realizzazione dei veicoli elettrici ibridi, dispone di 160 milioni di dollari per quattro anni. Collaboriamo inoltre con dodici grosse industrie e abbiamo depositato numerosi brevetti. Nella metropolitana di New York circolano già due vetture ibride e la Garret conta di costruirne altre 1100». I vantaggi maggiori che offre questa soluzione sono il risparmio di carburante e la quasi eliminazione dell'inquinamento. «Si avrà — spiega l'ingegner Genta — una riduzione dei consumi del 30-40 per cento. Un autobus che oggi è azionato da un motore di 180-200 cavalli potrà muoversi, grazie a questi volani, con un motore di soli 60-80 cavalli. L'inquinamento sarà ridotto dell'85 per cento». L'ostacolo maggiore è, per gli studiosi torinesi, il costo degli esperimenti. «La mia più grande preoccupazione — conclude Calderale — è quella di trovare i fondi necessari per ultimare il progetto. Si è verificato questo miracolo di giovani pieni di entusiasmo che si sono dedicati alla ricerca scientifica con ottimi risultati. Se mancheranno i soldi, il miracolo si interromperà». Cosimo Mancini L'ing. Genta (a destra), il prof. Rabenhorst e il prof. Calderale mostrano il « volano »

Luoghi citati: New York, Stati Uniti, Torino