Intervista con Medvedev di Livio Zanotti

Intervista con Medvedev Intervista con Medvedev (Segue dalla 1* pagina) trebberò preparare il terreno adatto. Sta agli spagnoli non lasciarsi trascinare. Non sono certo, però, che sappiano riuscirci». L'articolo sembra tuttavia andare oltre la condanna a Carrillo, per compiere un passo indietro rispetto ai principi di autonomia affermati alla conferenza di Berlino. Del resto, Boris Ponomariov li aveva già esplicitamente rimessi in discussione a Praga, qualche mese addietro. «A Berlino non si parlo di eurocomunismo. Questo è già il prodotto della continuazione della polemica attorno alla stessa questione, quella della dittatura del proletariato, ma non bisogna stupirsene, come fanno qui, perche la vita politica in Europa occidentale va sviluppandosi con molta rapidità». Resta che ciascun partito tende ad interpretare a modo proprio le conclusioni di Berlino. «Si, Tempi nuovi fa un passo indietro. Ma è spiegabile. Il comunicato finale di Berlino contiene una serie di formule che sono il risultato di un compromesso ed esse consentono diverse interpretazioni. Santiago Carrillo può sostenere che fissavano i principi di autonomia e indipendenza, noi possiamo, dire che fissavano l'unità del movimento comunista ed egli ne ha violato la sostanza. E abbiamo ragione tutti». Dunque appare sempre da chiarire il punto essenziale: se per il pcus l'autonomia si riduce alle traslitterazioni nazionali del modello sovietico" «Mosca su questo punto mantiene una posizione non molto corretta. Per quanto ne capisco, pretende sempre di salvaguardare le vecchie tradizioni, così che se non può proclamarsi madre del socialismo, vuole almeno esserne la sorella maggiore. Vorrebbe che tutti i partiti comunisti consultassero e coordinassero le loro azioni con il pcus». Non è un'esigenza appena protocollare? «No, è chiaro. Il pcus ha bisogno di sapere e di capire. E il problema eurocomunista posto in termini nozionistici come fa Tempi nuovi non chiarisce niente. L'eurocomunismo non è un concetto, è una tendenza. I nominalismi contano poco: del resto con fu Marx ad inventare il termine "marxismo", bensì gli avversari, come il "leninismo" fu posto in circolazione dai menscevichi, lo "stalinismo" da Trotzky e il "maoismo" dai comunisti sovietici che non amavano il capo cinese. La questione è verificare se il termine contiene oppure no una realtà politica». Lei non ritiene che il punto centrale della polemica sia in realtà il nucleo centrale dell'elaborazione eurocomunista, cioè il concetto di «pluralismo»? «Sì, certo, molti elementi ancora dell'eurocomunismo appaiono pericolosi all'Urss. Il socialismo pluralista può generare un'attrazione sui paesi socialisti e sulla stessa opinione sovietica. Berlinguer e gli altri vanno ben oltre i riformatori cecoslovacchi di Dubcek e fu un timore analogo che portò i carri armati a Praga. Ma l'eurocomunismo sì sta affacciando al potere in alcuni Paesi, trasformandosi quindi in un fatto reale. Questo fatto scuote le posizioni delle persone di mentalità dogmatica al Cremlino». Lei ha certamente veduto che nello stesso numero della rivista, F. Petrenko afferma che il pluralismo è una fatalità della società borghese. «Sì, l'ho letto. Ma è un'affermazione falsa». Ripete però quella analoga fatta da Ponomariov. «Dipende da una cattiva conoscenza del marxismo». Lei crede che il sistema politico sovietico possa convivere con un eurocomunismo pluralista e occidentalista? «E' difficile immaginarlo. Per ora ne mancano le premesse. In futuro, se la pace si mantiene, il pluralismo potrebbe svilupparsi anche in Urss». Livio Zanotti

Persone citate: Berlinguer, Boris Ponomariov, Carrillo, Dubcek, Marx, Medvedev, Petrenko, Ponomariov, Santiago Carrillo

Luoghi citati: Berlino, Europa, Mosca, Praga, Urss